DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Emilio Malfasi per “Libero Quotidiano”
Niente soldati in Libia, nessuna missione con cinquemila uomini, come stanno chiedendo gli Stati Uniti da un tot. «A fare l' invasione, con me presidente, l' Italia non ci va; mica è un videogioco».
Matteo Renzi «vede gente» che glielo chiede, ma ospite di Barbara D' Urso, dice di no, che il nostro Paese non si imbarcherà nell' invasione di terra dello Stato che fu governato da Muhammar Gheddafi e che, dal giorno della sua uccisione, è finito ostaggio delle tribù, nel caos, lascia spazio ai mercanti di morte che portano profughi in Europa e ai terroristi dell' Isis.
«Quando l'Italia deve fare la sua parte, chiaro che la fa. Se la Libia è in questa situazione di difficoltà è perché qualche politico - non italiano, ma francese - ha avuto la bella idea di fare un intervento senza pensare al dopo...», butta lì, dimenticando di dire che proprio domani incontrerà a Venezia l' inquilino dell' Eliseo, successore di quel Nicholas Sarkozy che fece il danno.
Ad imbarazzare il governo italiano c'è la gestione del caso dei quattro lavoratori della Bonatti rapiti la scorsa estate, l'uccisione di due di loro e il ritorno - avvolto dal mistero - degli altri due, giunti ieri a Fiumicino e subito ascoltati dalla magistratura dopo una visita medica all' ospedale militare del Celio.
«Non voglio le condoglianze, anche il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per me non ha alcun valore, non vale niente. Lo Stato ha fallito. Hanno liberato gli altri due ostaggi con il sangue di mio marito», accusa Rosalba Castro, vedova di Salvatore Failla, uno dei due tecnici uccisi. Molti dettagli del rapimento, della custodia dei quattro e, soprattutto, della liberazione, restano coperti dal mistero e sono causa di molti dubbi.
Il premier, nonostante la partecipazione tv, non fornisce alcuna spiegazione: «C'è stata un'operazione di intervento, non sappiamo ancora bene cosa è successo», rivendica il premier. Che, però, accusa: «Dobbiamo capire le responsabilità. Perché sono entrati quando c'era un esplicito divieto da parte nostra?», aggiunge.
L'allusione del premier, però, non è piaciuta al presidente della società per la quale lavoravano i quattro tecnici: «Ovviamente noi eravamo in Libia per un ruolo ben preciso che avevamo e abbiamo tuttora all' interno degli impianti della Mellitha Oil and Gas. Sono 8 mesi che collaboriamo a stretto contatto con l' unità crisi della Farnesina. Abbiamo adempiuto tutti gli obblighi di legge», replica Paolo Ghirelli, presidente del gruppo, che ancora oggi tiene una decina di italiani a lavorare nel Paese.
Su una cosa, almeno, il leader Pd prende un impegno davanti ai telespettatori: «Ci sarà il sostegno ai familiari delle vittime, ai due che sono rientrati e che non sapevano la sorte dei loro colleghi». I due tecnici hanno infatti sostenuto di avere saputo soltanto ieri mattina, appena rientrati sul suolo patrio, della triste sorte dei due ex compagni di prigionia, tenuti in custodia da miliziani islamici a loro dire non legati però all' Isis.
«Vorrei chiedere a tutti i politici di tutti gli schieramenti di evitare strumentalizzazioni selvagge e bieche», ha aggiunto il premier, rispondendo alle domande della conduttrice Mediaset.
fausto piano salvatore failla libia bonatti uccisi a sabrata
Difficilmente il nostro Paese potrà sottrarsi, alla lunga, ad un intervento sulla sponda sud del Mediterraneo, ma il leader Pd preferisce prendere tempo. «Per prima cosa, serve un Governo in Libia, che sia solido, che abbia la possibilità di chiamare un eventuale intervento della comunità internazionale e non ci faccia rifare gli errori del passato», dice.
Ma se gli Usa pressano, un Paese come il nostro non può limitarsi a dire "no". Ed ecco il piano per tenersi buoni i rapporti atlantici: «Mi ha chiamato Barack Obama, mi ha ricordato che a Mosul, in Iraq, c' è una diga che rischia di crollare», ha ricordato il premier. «A livello internazionale ha vinto un' azienda italiana per ristrutturarla ed è un passaggio importante, perché rischiano centinaia di migliaia di persone. Mi ha detto di dare una mano a quell' azienda e manderemo dei soldati italiani a difendere i lavoratori», ha annunciato.
Niente Libia, dunque, ma una nuova missione in Iraq. Sul fatto che il premier abbia preferito spiegare l' accaduto in tv prima che in Parlamento - dove il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è atteso per riferire dopodomani - e la sua reticenza sulla dinamica, hanno scatenato reazioni indignate. I forzisti Stefania Prestigiacomo e Maurizio Gasparri sono stati i primi, ma anche l' ex pd Pippo Civati si accodato: «La guerra la decide il Parlamento, non Renzi!».
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