DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giorgio Gandola per "La Verità"
intervento del ministro spadafora foto di bacco
Anche in tuta e maglietta è un disastro. Giuseppe Conte non dà l'idea di essere particolarmente sportivo, ma dovrà allungare il passo se non vorrà esporre l'Italia a una figuraccia planetaria in luglio, alle Olimpiadi di Tokyo.
L'ultimatum del Cio (il Comitato olimpico internazionale) è sulla sua scrivania e su quella del ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora: se entro il 27 gennaio il governo italiano non approva e firma il decreto di autonomia del Coni dalla politica sulla governance, il nostro Paese sarà sanzionato con l'anonimato. Gli atleti si presenteranno sotto la bandiera del Cio, le squadre qualificate non potranno disputare i tornei, il tricolore non sventolerà. E in caso di medaglia d'oro l'inno nazionale non risuonerà negli stadi.
giovanni malagò foto mezzelani gmt004
Si chiama sospensione per violazione della Carta olimpica. Rischiamo di essere trattati come paria (o come la Russia, già penalizzata per il doping di Stato) per colpa della sciatteria ministeriale e del disinteresse di Conte nel riaprire un dossier che potrebbe portare nuove grane politiche.
Dall'estate del 2019 l'esecutivo deve completare la riforma dello sport approvata dal primo governo Conte con la costituzione della società pubblica «Sport e Salute», alla quale sono state attribuite alcune prerogative del Coni. Manca una revisione della governance, che per statuto dovrebbe essere neutrale rispetto ai governi in carica.
Il motivo delle dilazioni è intuibile: con un uso disinvolto dello spoil system il Movimento 5 stelle ha colonizzato uffici e posizioni dominanti (uomini di Luigi Di Maio nei posti chiave), scenario che allo stato attuale è difficile smontare senza scontentare qualcuno.
Mentre il confronto ministeriale è stato positivo nel definire il perimetro del professionismo femminile e nell' inquadramento professionale dei lavoratori del settore, non è stato ancora trovato un accordo su chi comanda. Tanto più che Cio, Coni e Sport e Salute sono su posizioni molto distanti. Con Vito Cozzoli (numero uno della nuova agenzia) e Giovanni Malagò agli antipodi.
La pandemia e le fibrillazioni governative delle ultime settimane hanno completato l'opera e il mondo dello sport comincia a preoccuparsi per i destini ancora nebulosi dell'avventura olimpica. Conte spera che i giochi vengano rimandati un'altra volta ma è molto improbabile che il Giappone si lasci scappare l'occasione di organizzare la prima manifestazione mondiale della rinascita. Se dal punto di vista agonistico l'Italia è in una situazione positiva (210 atleti hanno staccato il pass in 24 discipline differenti), da quello politico regna il caos. Il premier sembra avere ben altri problemi rispetto a quello di infilarsi le scarpette chiodate e correre i 110 ostacoli.
Così nei giorni scorsi il quotidiano Tuttosport si è fatto paladino di un'iniziativa meritoria: ogni giorno ricorda al premier con una campagna di stampa il rischio che stiamo correndo. È vero che l'ultimo esecutivo del Cio sarà a marzo, ma arrivare a fine gennaio senza una risposta potrebbe essere pericoloso, anche perché i vertici dello sport mondiale si riuniscono per giudicare il «caso Italia».
Con Francia, Gran Bretagna e Svizzera, il nostro Paese è uno dei quattro che hanno sempre preso parte alle Olimpiadi dell'era moderna ed è sesto nel medagliere per numero di ori. Una penalizzazione politica sarebbe un danno d'immagine per lo sport italiano e per chi sta lasciando incancrenire il problema. Poiché i primi a twittare con orgoglio dopo i trionfi di Federica Pellegrini sono i politici, a loro va la patata bollente. Fischiettare l’inno quando fa comodo, questa volta non basta.
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