DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
Stefano Bonaccini chiede di accelerare il congresso del Pd: a febbraio o marzo, non oltre. «Più in là andiamo e più rischiamo di non essere in sintonia con i tempi e i problemi dei cittadini», avverte. Ma sulla sua candidatura alla segreteria dem ancora non scioglie la riserva: «Se mi candiderò lo dirò a tempo debito ».
A Metropolis chiarisce che il programma a cui pensa è semplice e «ci deve capire anche chi è al bar». La piattaforma programmatica a cui pensa deve avere come priorità «lavoro, clima, scuola, sanità e diritti civili, i pilastri di una nuova stagione: pochi punti spiegati bene e con un partito che non sia populista, ma diventi un po' popolare». A
l più presto quindi una nuova offerta di programma e una nuova classe dirigente. Ma di certo nessuno scioglimento del partito: sarebbe «una stupidaggine ». Fa l'esempio del Labour che sta all'opposizione e non ha cambiato nome. Dopo di che, cambiare nome e simbolo si può sempre fare, ma «le ragioni della nascita del Pd sono tutte attuali».
Il "governatore" dell'Emilia Romagna aspetta il timing che la Direzione dem, convocata da Enrico Letta per venerdì, indicherà. Il regolamento prevede quattro fasi: dovrebbero essere due i mesi per la "chiamata" (così da allargare la partecipazione fuori dal partito), la discussione sui "nodi" e i dossier caldi. Quindi le candidature alla leadership e infine i gazebo per scegliere il segretario che succederà a Letta in un ballottaggio, ovvero due soli i nomi. Sui tempi però è scontro, perché c'è chi vorrebbe un dibattito con tempi più lunghi, perché sia più approfondito.
Il congresso d'altra parte segna l'ora X per il Pd, uscito sconfitto alle elezioni. Bonaccini non butta la croce della sconfitta elettorale su Letta, però si dice convinto che l'alleanza con i 5Stelle e il Terzo Polo avrebbe consentito di togliere la maggioranza alla destra al Senato. Colpevoli Conte e Calenda se non si è fatta. Aggiunge: «L'opposizione sappia lanciare warning e alzare cartellini gialli, ma anche collaborare sui provvedimenti che fanno l'interesse dell'Italia ». E ancora: «Se la destra tocca i diritti si mobilita il Paese, ben oltre il centrosinistra». Nelle ultime settimane Bonaccini ha avuto abboccamenti con i big del partito: sembra tessere la tela per la sua candidatura che salderebbe l'area riformista ovvero le correnti che fanno capo a Dario Franceschini (Area dem) e a Lorenzo Guerini (Base riformista).
Ma chi potrebbe essere lo sfidante?
Andrea Orlando, l'ex ministro del Lavoro, è stato più volte chiamato in causa in quanto esponente della corrente di sinistra del Pd. Con Orlando, Bonaccini si è incontrato alcuni giorni fa.
Per ora ha confermato la sua corsa per la segreteria del Pd solo Paola De Micheli. A tal punto De Micheli crede nel suo proposito da avere già creato comitati in ogni regione. Si parla anche di Elly Schlein, leader della nuova sinistra, senza tessera del Pd ma eletta nelle file dem. Scalda i motori il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci in tour in Italia con un progetto che si chiama "Pane e politica".
Ma il più insidioso sfidante per Bonaccini potrebbe essere Dario Nardella. Il sindaco di Firenze si limita ad rimarcare: «Io mi candido a portare idee», e per ora questo è tutto. Nello scorso fine settimana ha a sua volta incontrato Bonaccini al quale conviene scrollarsi di dosso l'abito di ex renziano e rimescolare le carte.
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