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SE NON ORO, QUANDO? – NONOSTANTE LA BOCCIATURA DELLA BCE, IL GOVERNO NON MOLLA SULL’EMENDAMENTO DI FDI SULLE RISERVE AUREE DI BANKITALIA, LA CUI ULTIMA VERSIONE RISCRITTA RECITA “APPARTENGONO AL POPOLO ITALIANO”. GIORGETTI PUNTA SU UN FACCIA A FACCIA CON CHRISTINE LAGARDE DOMANI, ALLA RIUNIONE DELL'EUROGRUPPO, PER CHIUDERE LA QUESTIONE E OTTENERE UN VIA LIBERA INFORMALE – L'EUROTOWER HA STRONCATO IL TESTO, SOTTOLINEANDO CHE “NON È CHIARO QUALE SUA LA CONCRETA FINALITÀ” – LA LEGA ATTACCA: “A CHE TITOLO LA BCE SI METTE A SINDACARE SU COSE CHE NON SONO CONFERITE ALLA BANCA CENTRALE?”

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

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Un faccia a faccia domani, a margine della riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles. È lì che Giancarlo Giorgetti conta di chiudere la questione dell'oro di Bankitalia con Christine Lagarde. Alla vigilia del confronto con la presidente della Bce, il ministro dell'Economia è fiducioso. […]

 

L'obiettivo è superare i dubbi dell'Eurotower sull'emendamento di Fratelli d'Italia alla manovra, così come riformulato dal Mef. «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d'Italia, come iscritte nel proprio bilancio» - recita la proposta - «appartengono al popolo italiano».

 

LINGOTTI D ORO

Una finalità incomprensibile per la Bce, ma chiara e legittima per il governo italiano. Di fatto - è la considerazione - si tratta di una questione politica, di specificare un'evidenza e cioè che le riserve auree sono dei cittadini italiani. Un assunto - prosegue la tesi - che non sbatte contro i trattati europei e l'indipendenza di via Nazionale.

 

[...] Ieri, infatti, il titolare del Tesoro, come anticipato da Repubblica, ha risposto alla richiesta di chiarimenti sulla finalità della proposta. Nella lettera inviata a Lagarde, Giorgetti ha spiegato che la misura vuole «chiarire» che «la disponibilità e gestione delle riserve auree del popolo italiano sono in capo alla Banca d'Italia» e in conformità con i trattati europei.

 

GIANCARLO GIORGETTI - VINCENT VAN PETEGHEM - CHRISTINE LAGARDE

È un concetto che ribadirà a voce. D'altronde non esiste una codificazione della procedura: la risposta della numero uno dell'Eurotower può arrivare come no. Quel che conta è il merito della vicenda.

 

C'è di più. Il parere della Bce non è vincolante. L'emendamento, quindi, potrà andare avanti in Senato anche senza una bollinatura dell'Eurotower. L'aria che tira a via XX settembre non è quella dello scontro. Al contrario, l'incontro tra Giorgetti e Lagarde nasce proprio dalla volontà di arrivare a una visione comune, garantendo così un iter tranquillo alla norma in Parlamento.

 

Al netto della trattativa politica, il governo intende portare a casa il risultato. Così come la maggioranza, che a Palazzo Madama preme per chiudere la partita il prima possibile. I toni sono accesi.

 

LUCIO MALAN 2

Il dito è puntato contro la Bce, ritenuta di fatto un ostacolo al disegno nato a Palazzo Chigi. «Ho difficoltà a comprendere questa levata di scudi che sta facendo la banca centrale europea e non nel merito», dice il deputato Francesco Filini, responsabile nazionale del programma dei meloniani. Anche la Lega è sulle barricate. «A che titolo la Bce si mette a sindacare su cose che non sono conferite alla banca centrale?», chiosa il senatore Claudio Borghi.

 

Gli alleati hanno le idee chiare: la norma va approvata a ogni costo. La proposta sulle riserve auree finirà in un emendamento del governo: un pacchetto snello, mentre sarà più consistente quello dei "riformulati". È lì dentro che finiranno le grandi correzioni alla legge di bilancio, dagli affitti brevi ai dividendi. [...]

GIANCARLO GIORGETTI E CHRISTINE LAGARDE