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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
SE SI VOTASSE OGGI PER L'INTERVENTO IN SIRIA, OBAMA PRENDEREBBE UNO SCHIAFFONE
DAGOREPORT
Repubblicani e democratici che in questi giorni stanno sondando i due schieramenti ne sono sicuri: in questo momento, la maggioranza della Camera voterebbe contro l'intervento in Siria. Anche se Obama ha incassato l'appoggio dello Speaker John Boehner e del capo della maggioranza Eric Cantor, i repubblicani "allineati" al momento oscillano tra i 50 e i 60 (su 233).
Non va meglio dalle parti di Nancy Pelosi, capo della minoranza democratica. I "dem" pronti ad appoggiare il presidente sarebbero tra i 115 e i 130 (su 200), secondo dati raccolti dal sito "Politico.com". Se si votasse ora, sarebbe un disastro per l'Amministrazione.
Per questo i leader democratici lavorano giorno e notte per convincere i parlamentari più riottosi, organizzando riunioni a porte chiuse in cui il vicepresidente Biden e gli esperti di sicurezza nazionale descrivono il piano d'attacco e mostrano documenti riservati sull'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. Il tempo stringe: lunedì ripartono i lavori di Senato e Camera, ed entro poche ore i campi si dovranno chiarire.
Non tutto è perduto per Obama: molti congressmen non sono ancora tornati dalle ferie estive, e le potenti lobby favorevoli all'attacco (come l'AIPAC, pro-Israele e pro-intervento) stanno mettendo solo ora in moto le loro macchine organizzative.
In campo democratico molti sono convinti che alla fine i parlamentari si metteranno "in riga" una volta messi davanti alla scelta se votare una risoluzione che non li convince, o trasformare il Presidente in un'anatra zoppa e senza più credibilità . E sperano che molti repubblicani (se non la maggioranza, un numero sufficiente), alla fine si uniranno, visto che in tema di politica estera e sicurezza internazionale si sono spesso schierati a fianco della Casa Bianca.
Nonostante questi ragionamenti, un gruppetto sempre più numeroso di parlamentari democratici (Tra cui José Serrano di New York, Joe Manchin del West Virginia) si sono pubblicamente schierati per il "no", segno che il bassissimo gradimento dell'opinione pubblica americana per l'intervento in Siria permetterà a molti di andare contro la linea del partito
Anche perché lo stesso Obama fu uno strenuo oppositore dell'intervento in Iraq, e si schierò contro la maggioranza dei democratici quando nel 2006, appena eletto senatore, spinse per il ritiro dal Medioriente e da "una guerra sbagliata in partenza, che non sarebbe mai dovuta iniziare". Come farà oggi Barack, passato dall'altra parte della barricata, a obbligare i suoi ex colleghi di Camera e Senato, a inghiottire i loro ideali e votare compatti in nome dell'interesse del partito?
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