DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Michele Ainis per "L'Espresso"
C'è una questione etica, prima ancora che politica, cui nessuno presta più attenzione. E la questione ha origine da un fenomeno migratorio, da un viaggio collettivo. Che tuttavia non si consuma fra le sponde del Mediterraneo, bensì fra le stanze del Palazzo. Il suo protagonista è una figura ormai divenuta proverbiale: il parlamentare errante. Quanti sono i deputati e i senatori che hanno cambiato partito dall'avvio della legislatura? Da dove vengono? E verso quali lidi approdano?
Risposta: sbarcano soprattutto nel Granducato del Pd, alla corte di Matteo Renzi. 18 cortigiani in più, mica pochi. L'equivalente dell'intera pattuglia parlamentare guidata da Giorgia Meloni. Loro sono i Fratelli d'Italia, questi altri saranno i fratellastri. Si dirà: niente di nuovo sotto il sole. L'italiano accorre sempre in soccorso del vincitore, per usare un aforisma di Flaiano. E d'altronde il trasformismo è una nostra antica malattia, fin dai tempi di Depretis. Però non venite a raccontarci che è normale, che è questa la norma con cui funziona il Parlamento. Se permettete, noi ci scandalizziamo. E per quel poco che vale, ripetiamo una denuncia formulata mesi fa su queste pagine ("Come ti fermo il deputato mobile", 14 marzo 2014). Anche perché nel frattempo la migrazione si è allargata come un fiume in piena.
ECCO INFATTI qualche dato. Due nuovi gruppi parlamentari battezzati nel corso della XVII legislatura (Nuovo Centrodestra e Per l'Italia). Un fritto misto dentro il gruppo misto, dove convergono quei parlamentari che non hanno i numeri per formare un gruppo autonomo (è il caso di Sel) o che si perdono per strada durante le operazioni di trasloco (è il caso più frequente). Sicché alla Camera il gruppo misto s'articola in quattro componenti politiche ufficiali, al Senato in tre. Ma è un gruppo misto, a suo modo, pure Gal, che significa Grandi Autonomie e Libertà: attualmente raccoglie 15 senatori, eletti in cinque liste diverse. E dal 20 marzo 2013 vi hanno fatto ingresso in 12, ne sono usciti in otto. Insomma, è un Parlamento di porte girevoli. E fra i girovaghi si segnalano l'ex ministro Mario Mauro (dal Pdl a Scelta civica, a Per l'Italia, a Gal), Luigi Compagna (anche per lui quattro cambi di casacca), Albertini, Naccarato e Nissoli (con tre giravolte), e via girando e raggirando gli elettori.
PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA
CONCLUSIONE: fin qui i transfughi sono 160 (81 alla Camera e 79 al Senato, dati Openpolis). Dunque in un anno e mezzo è già stato eguagliato il record della legislatura scorsa, che tuttavia durò per cinque anni. Solo che allora i 160 traditori vennero esposti al pubblico ludibrio, adesso gli appuntano sul petto una medaglia. Anzi: non è più tradimento, è scouting. Ma le parole non possono oscurare la sostanza. E la sostanza rivela un Parlamento spappolato in tre grandi minoranze (Pd, Forza Italia, 5 Stelle), che a loro volta ospitano tre agguerrite minoranze al proprio interno (Bersani, Fitto, l'ala dissidente dei grillini).
Un Parlamento eletto tramite una legge (il Porcellum) annullata poi dalla Consulta. E che infine sta annullando da se stesso l'esito del voto, perché il votato fa l'opposto di quanto s'attendeva il suo votante.
Colpa dei traditori, però anche dei traditi. Sì, colpa anche nostra: abbiamo perso ogni capacità d'indignazione. E colpa, in qualche misura, delle regole. Per dirne una, a Palazzo Madama basta un senatore per esprimere una componente politica del gruppo misto, con tutte le potestà che ne conseguono. Dal partito personale alla persona-partito, un partito che si chiama «Io». Altre regole permettono di costituire gruppi sotto la soglia minima, o di costituirli in corso di legislatura. E allora tiriamone fuori un'altra, di regola. Suonerà paradossale, ma serve per reagire a un imbroglio colossale. In sintesi: lasci il partito con cui ti eri candidato alle elezioni? Bene, ma a questo punto il tuo voto in Parlamento vale mezzo voto. Così almeno l'altro mezzo voto rimarrà in tasca ai tuoi elettori.
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