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Francesco Grignetti per “la Stampa”
È un passo avanti nella nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati: con 150 voti a favore e 51 contrari, il Senato approva un testo che cambia le regole. In futuro costituirà «colpa grave» per il magistrato la violazione manifesta della legge nonché del diritto Ue, il travisamento del fatto o delle prove, la negazione di un fatto la cui esistenza risulta negli atti del procedimento, e anche l’emissione di un provvedimento cautelare fuori dai casi consentiti dalla legge o senza motivazione.
Commenta subito Matteo Renzi, molto soddisfatto: «Faremo valere il principio che chi sbaglia paga: se un operaio sbaglia, paga; se uno fa il giornalista e sbaglia, paga. Allo stesso tempo se un magistrato sbaglia per dolo, deve pagare come capita a tutti. Anche sulla responsabilità civile dei magistrati abbiamo fatto passi in avanti». Il premier ha ben presente la necessità di andare avanti nelle riforme della giustizia: «Ci sono un sacco di meccanismi assurdi, con procedimenti arcaici e barocchi».
«È una riforma che risente di molti pregiudizi e di un atteggiamento molto superficiale», si lamentano però i diretti interessati, i magistrati, attraverso il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli.
Fondamentale per la riforma sarà la scomparsa del filtro processuale. Un «tappo», l’aveva definito il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Dice: «Sarà più facile presentare ricorso, e più probabile che questo venga analizzato nel merito». E invece ecco come la vede l’Anm: «Al filtro si sono rivolte critiche ingiuste. Si è detto che è il motivo delle poche condanne. Ma il discorso è sbagliato, come dimostra l’esame dei casi concreti: la stragrande parte dei ricorsi è stata respinta per carenza dei requisiti formali».
La nuova legge non toccherà il principio che la rivalsa del cittadino può essere solo indiretta: nel caso si ritenga di avere subito un errore giudiziario, si fa causa allo Stato per avere un risarcimento e non al magistrato (posizione di Forza Italia e Lega). Se poi il cittadino ottiene ragione da un tribunale, entro due anni dal risarcimento il presidente del Consiglio ha l’obbligo di esercitare la rivalsa nei confronti del magistrato, ma esclusivamente nei casi di colpa grave, dolo o negligenza inescusabile.
Fin qui, gli aspetti tecnici. Salta però agli occhi il «miracolo» politico di una legge, voluta in questa formulazione dal ministro Guardasigilli, che ottiene il sì della maggioranza allargata per una volta a Sel e M5S, e per di più un inedito asse tra gli avvocati penalisti dell’Unione camere penali e i grillini, quasi sempre su posizioni opposte.
È una giornata di dichiarazioni sorprendenti. Dice il senatore Mario Giarrusso, M5S: «Non sarà una legge perfetta, ma sicuramente non è una porcata ed è grazie a noi. Noi non abbiamo trovato un muro questa volta». Oppure il viceministro Enrico Costa, Ncd: «E’ un voto di portata storica, che segna un significativo passo avanti verso il superamento dell’inefficace Vassalli». O ancora Beppe Lumia, Pd: «In Italia c’è la responsabilità civile senza ledere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura».
Se restano contrari Lega e Forza Italia, i penalisti dell’Ucpi addirittura esultano: «Il governo ha dimostrato una fermezza al di là delle migliori aspettative».
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