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MA HA ANCORA SENSO IL NOBEL PER LA PACE? QUEST’ANNO LO INCASSA JUAN MANUEL SANTOS PER L’ACCORDO CON LE FARC BOCCIATO DAL REFERENDUM IN COLOMBIA - KISSINGER A ARAFAT HANNO RITIRATO IL PREMIO CON LE MANI SPORCHE DI SANGUE - E A OBAMA E’ STATO DATO A TITOLO “PREVENTIVO”

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1 - ORMAI È UN NOBEL DA DEFICIENTI

Francesco Specchia per “Libero quotidiano”

 

JUAN MANUEL SANTOSJUAN MANUEL SANTOS

M' immagino la scena, più teatro dell' assurdo che teatro di Ibsen. Vigilia dell' assegnazione del premio. Nella stanzetta dei giochi del gruppetto dei cinque saggi del Comitato per il Nobel norvegese, irrompe, trafelato e stizzito, il più saggio tra loro, con un faldone di agenzie stampa in mano: «Santos? Ma, scusate, Olaf, Thor, Stig, Preben Larsen (i norvegesi si chiamano tutti così, sono o calciatori o designer...ndr) noi a chi l' avremmo dato il Nobel per la Pace? A Juan Manuel Santos, il presidente della Colombia?».

 

«Be' sì. Già il nome evoca serenità, fratellanza. Santos, senti? Certo, se si chiamava Diablos era un casino. Poi è un bell' uomo, elegante, sull' asola del blazer sfoggia sempre la spilletta a forma di colomba. Poi è un ex giornalista, chè la stampa a favore ci fa comodo, poi è stato sia di destra e di sinistra...», rispondono i colleghi. «E sarebbero queste le motivazioni per il Nobel?».

FARC COLOMBIA FARC COLOMBIA

 

«Be', poi Santos ha fatto quest' accordo con le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia: sai i negoziati all' Avana durati ben quattro anni coi marxisti leninisti cattivi, un atto storico». Il saggio è basito, sventola le agenzie: «Ma voi li leggete i giornali? L'accordo è stato bocciato da un referendum popolare, il 2 ottobre...». I saggi si paralizzano dal terrore. Uno sta ingollando un panino all' aringa, l'altro stoppa un dvd di Ingmar Bergman, un altro ancora è concentrato sul montaggio di uno scaffale Ikea. «Per Odino! Ci siamo dimenticati di chiamare l'Accademia di Stoccolma.

 

FARC COLOMBIA FARC COLOMBIA

E ora, che facciamo? Abbiamo già stampato gli inviti, fatto il comunicato stampa, le medagliette serigrafate, gli smoking a noleggio. Diamolo pure alle Farc, ex aequo...». Il saggio dissente: «See, vabbè, peggio il tacòn del buso (tradotto dal dialetto di Oslo, ndr). Ho trovato: nelle motivazione puntiamo sulla speranza. Mettiamo che speriamo che «non va inteso come un No alla pace, ma come un esortazione simbolica a tutti quelli che nel suo Paese hanno lottato per la Pace"».

 

«Perfetto!», annuiscono Olaf, Thor, Stig, Larsen «così riusciamo a non fare la figura dei pirla». Non ce l' hanno fatta. Il Nobel per la Pace assegnato, su 376 candidati, a Juan Manuel Santos, l' uomo che voleva allearsi coi terroristi delle Farc -pacificazione ed amnistia assoluta per ogni delitto- è la dimostrazione di un vaporoso riconoscimento al nulla. Oltre che uno schiaffo delle solite frigide élite al popolo che gli ha votato contro.

 

JUAN MANUEL SANTOS JUAN MANUEL SANTOS

Sarà che, dal 1895, per disposizione testamentaria del fondatore Alfred Nobel, il Premio per la Pace lo sceglie la Norvegia e non la Svezia, e le due nazioni comunicano a dittonghi. Sarà che per sua natura è sfuggente. Ma il Nobel resta un paradosso storico fin dalle origini. Nel 1919 fu assegnato al presidente Thomas Wilson colui che spinse gli Stati Uniti a intervenire nella prima guerra mondiale e che promulgò leggi illiberali sulla sedizione per perseguitare socialisti e pacifisti. Da lì fu un irrefrenabile escalation di assurdità frullate al cattivo gusto.

KISSINGER OBAMAKISSINGER OBAMA

 

Nel '73 ottenne il Nobel il supernegoziatore Henry Kissinger, che pure aveva avuto parte attiva nel sanguinoso golpe di Pinochet in Cile. Nel '94 i cinque saggi pensaro bene di consegnarlo a un sorridente Yasser Arafat, leaer Olp che esportò il terrorismo contro Israele e in Europa. Nel 2005 Mohammad El Baradei, ne fu fregiato appena divenuto presidente del Consiglio di un governo instaurato dai militari dopo un colpo di stato in Egitto.

 

Subito dopo l' onore toccò all' Agenzia Internazionale per l' Energia Atomica delle Nazioni Unite per «gli sforzi per impedire che l' energia nucleare venisse usata per scopi militari»; ma India, Israele, Cina, Corea non pare si siano affannati a smontare gli arsenali. Nel 2009 -gaffe storica- il Nobel va a Barack Obama il quale aveva perpetuato la politica militare di Bush in Irak e Afghanistan; e fu una storica assegnazione «in via preventiva», praticamente un derivato bancario sulla speranza.

 

israel 05 arafat sorrideisrael 05 arafat sorride

Stendiamo un velo pietoso sul Nobel assegnato all' Unione Europea (bombardamento in Serbia, guerre in Libia, Irak e Afghanistan) che la storica Annie Lacroix-Riz ritenne «perfettamente inutile». E non tiriamo in ballo neppure i candidati «sorprendenti»: Bill Clinton nel momento dell' attacco alla Serbia, o, perfino, Adolf Hitler sostenuto nel 1939 su richiesta di Erik Brandt, deputato socialdemocratico svedese dopo la pubblicazione su Times, di un articolo lusinghiero sul dittatore. E la cosa più astrusa è che a spingere Hitler al Nobel fu pur la scrittrice americana ebrea Gertrude Stein, lesbica e un po' comunista. A 'sto puntoPutin non avrebbe sfigurato.

 

KISSINGER PUTINKISSINGER PUTIN

Ma, come visto, le candidature sono scommesse sul destino. Geir Lundestad storico norvegese, ex direttore del Comitato Norvegese per il Nobel rivelò che spesso il voto si calibra su logiche geografiche: «Il caso dell' attivista keniota per l' ambiente Muta Maathai: nel 2004 si decise che bisognava dare il Nobel a una donna che fosse africana e musulmana.

 

Lei era l' unica a possedere i tre requisiti». In compenso il Nobel non venne mai dato a Giovanni Paolo II, o a Václav Havel, leader ceco della Rivoluzione di velluto. Restò a bocca asciutta perfino Gandhi. Anche allora, forse, i cinque saggi erano distratti dalla degustazione delle aringhe.

 

2 - SCELTE AMBIGUE E CONTROPRODUCENTI IL RICONOSCIMENTO HA ANCORA SENSO?

Pierluigi Battista per il “Corriere della Sera”

 

FARC COLOMBIA FARC COLOMBIA

Prima domanda (con interrogativo connesso): ha senso assegnare il Premio Nobel per la pace a Juan Manuel Santos per un tentativo ancora non riuscito, quello di mettere formalmente fine a un conflitto cruento con la guerriglia Farc, e che addirittura è stato appena bocciato in un referendum dal popolo colombiano? Interrogativo connesso: il Nobel deve avere un qualche rapporto con il rispetto del voto democratico o può ignorarlo del tutto?

 

Seconda domanda: se si vuole riconoscere il ruolo di Santos, perché non esigere lo stesso trattamento per le Farc? Terza domanda: ma ha ancora un senso, simbolicamente forte, il Premio Nobel per la pace? Dopo quello preventivo e assai imprudente (considerati gli sviluppi successivi) assegnato al Presidente Obama e dopo quest' ultima scelta, la domanda potrebbe pure avere un suo perché.

 

ARAFAT PERES RABINARAFAT PERES RABIN

Non è la prima volta che il Nobel premia contemporaneamente i protagonisti di un processo di pacificazione, e quasi sempre protagonisti di tentativi di pace non riusciti. È stato così quando nel 1973 vennero indicati i negoziatori del processo di pace in Vietnam Henry Kissinger e il vietnamita Le Duc Tho: negoziato che fallì miseramente spianando la strada alla vittoria schiacciante delle truppe di Ho Chi Minh. Oppure nel 1994 quando vennero premiati per «i loro sforzi di creare la pace in Medio Oriente» Yasser Arafat e Ytzhak Rabin, con le conseguenze che noi conosciamo.

 

nelson mandela da giovane nelson mandela da giovane

Il premio a Santos assomiglia più a questi tentativi fallimentari e tuttavia indicati come meritevoli del Nobel dalla giuria di Stoccolma che non ai premi dedicati a paci siglate, a svolte effettivamente vincenti, come il premio del 1978 a Sadat e Begin per gli accordi di pace tra Egitto e Israele, e quello del 1993 a Nelson Mandela e Fredrik Willem de Klerk per gli accordi sulla fine dell' apartheid in Sudafrica.

 

Mai nella premiazione di accordi bilaterali in fieri era stata ignorata una delle due parti determinanti del processo negoziale e soprattutto mai una decisione di Stoccolma era andata così clamorosamente contro un voto popolare he aveva bocciato la decisione considerata meritevole del Premio.

 

Un Premio, quello della Pace, che accentua così sempre più il carattere di una decisione molto attenta agli equilibri politici del momento. Il caso di Obama fu clamoroso, ma anche il Premio assegnato a Gorbaciov praticamente alla vigilia della dissoluzione dell' Urss non fu da meno. E nemmeno i premi alle forze di peacekeeping dell' Onu prima che dimostrassero tutta la loro impotenza nel conflitto dell' ex Jugoslavia e quello, vagamente surreale, che ha gratificato nel 2012 nientemeno che l' Unione Europea o nel 2007 il candidato democratico sconfitto alle elezioni Al Gore.

 

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Premi molto più coraggiosi, come quello a Martin Luther King, al dissidente sovietico Sacharov o quello, assegnato nel 2014 alla pakistana Malala Yousafzai, vengono così oscurati da scelte di compromesso, politicamente ambigue e forse controproducenti.