DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Anna Maria Greco per “il Giornale”
De Luca dopo la vittoria alle regionali 3543a073
S e la legge Severino fosse un rasoio, sarebbe a doppia lama. Una affilata, per ferire i nemici e una delicata, per evitare arrossamenti agli amici. Del tipo «usa e getta» è stata la lametta scelta, senza tentennamenti, per il condannato definitivo Silvio Berlusconi: un colpo netto e via dal parlamento. Mentre per Vincenzo De Luca si cerca la versione «gentile»: sospensione «graduale e proporzionata» alla gravità del suo abuso d'ufficio, come suggerisce il presidente dell'anticorruzione Raffaele Cantone. Tradotto: un periodo più ristretto possibile, lontano dal massimo dei 18 mesi.
Se vediamo i due casi a confronto salta agli occhi il paradosso. Nelle norme del 2012 che regolano eleggibilità, decadenza e sospensione dei condannati il leader del centrodestra è incappato quando era parlamentare da anni, per un reato commesso molto prima, quando la Severino non esisteva. Il neogovernatore della Campania, invece, si è candidato e ha vinto 10 giorni fa nelle urne con una condanna sulle spalle da gennaio.
La causa della sospensione, insomma, precede l'elezione e questo, ha ammesso uno dei padri della legge e cioè il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, «era uno scenario difficilmente immaginabile» al momento di scriverla.
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Qui entra in ballo la retroattività della Severino, contestata davanti a tutte le Corti da Berlusconi, ma che lo ha espulso dal Parlamento, dopo la condanna in Cassazione per il caso Mediaset. Gli stessi effetti ora dovranno ricadere su De Luca, condannato solo in primo grado, ma si è già capito che in un modo o nell'altro per il politico Pd verranno limitati al minimo. E questo, in nome della «governabilità» della Regione campana e della solidità del governo Renzi, in grave imbarazzo sulla questione.
In parlamento il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha detto che per De Luca bisogna «attendere la proclamazione prima della sospensione». Su questa linea c'è il precedente del 2013 del consigliere regionale del Molise Michele Iorio. Ma così il neogovernatore salterebbe, perché non avrebbe il tempo di nominare un vice e affidargli la giunta.
Solo che poi Alfano ha mischiato le carte e aggiunto che la sospensione può essere applicata «solo nei confronti di chi è già in carica». Parla allora del momento della convalida dell'elezione nella prima seduta del consiglio, con l'insediamento che consente la scelta di un vicario. Tutto potrà avvenire tra una ventina di giorni. Ecco come De Luca sarà salvato.
La legge Severino, sottolinea il ministro dell'Interno, impedisce «l'esercizio temporaneo delle sue funzioni pubbliche». Insomma, lui rimarrà in seconda fila pochi mesi e poi prenderà il comando della Campania.
Intanto, le 25 modifiche proposte da Cantone gettano le basi dell'applicazione soft della Severino, presentandola all'opinione pubblica non come una misura ad personam (quale invece è), ma come una anticipazione delle necessarie correzioni di cui la legge ha bisogno, per eliminare la «disparità di trattamento» tra parlamentari nazionali e amministratori locali e regionali.
De Luca l'aveva promesso, alla vigilia delle elezioni: «Presto la Severino sarà cambiata». E ancor prima lui ne sarà il primo beneficiario. «Cantone conferma l'antico detto secondo il quale la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici», commenta Maurizio Gasparri di Fi.
Renzi, da parte sua, guadagna tempo. Per Alfano gli «adempimenti procedurali verranno curati con diligenza e sollecitudine», ma il prefetto ancora non si è mosso per comunicare a Palazzo Chigi l'elezione e avviare l'iter. E 10 ex consiglieri regionali campani gli indirizzano un atto di diffida.
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