UN VECCHIO SGARBONE COPERTO DI CENERE - SGARBI FA MEA CULPA SUL “GIORNALE”: DOPO ESSERE STATO RINVIATO A GIUDIZIO (INSIEME AL DIRETTORE FELTRI) PER DIFFAMAZIONE DEL MAGISTRATO GIANCARLO CASELLI, D’IMPROVVISO SI ‘ACCORGE’ CHE I “FATTI DA ME RIPORTATI NON CORRISPONDEVANO AL VERO E CHE LE FONTI ERANO INATTENDIBILI”, E PUBBLICA UNA LETTERA CHE VALE LA REMISSIONE DELLA QUERELA…

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Luca De Carolis per "il Fatto Quotidiano"

Tu chiamali se vuoi, pentimenti. Rinviati a giudizio con l'accusa di aver diffamato il procuratore capo a Torino, Gian Carlo Caselli, Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri si sono riletti due articoli del critico d'arte contro il magistrato, pubblicati dal Giornale rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Anzi, Sgarbi ha effettuato addirittura "approfondimenti e controlli": scoprendo che i fatti riportati nei pezzi "non corrispondevano al vero" e che le sue fonti erano "inattendibili". Precisazioni estratte dalla lettera di scuse a Caselli, apparsa ieri a pagina dieci sul quotidiano di Paolo Berlusconi.

Una marcia indietro scritta in prima persona da Sgarbi e controfirmata da Feltri, co-querelato come direttore responsabile della testata. Virata che varrà ai due la remissione della querela da parte di Caselli. Il magistrato li aveva citati per due articoli in cui Sgarbi seminava parole pesanti sul suo operato come procuratore a Palermo. Il primo, intitolato, "Io, accusato di essere mafioso, vi dico che Silvio è in pericolo", è del 26 novembre 2009; il secondo, "Sedici anni di processo: il ministro era innocente", del 15 gennaio 2010. Dopo la querela, è arrivato il rinvio a giudizio.

Però, si sa, per ravvedersi non è mai tardi. Così ieri sul Giornale è comparsa la lettera di rincrescimento di Sgarbi. Dal titolo errato ("Gli errori nell'articolo su Caselli" ), visto che i pezzi contestati sono due. Sgarbi premette: "Successivamente alla notizia della querela e al rinvio a giudizio, predisponendo la mia difesa, ho rivisto gli articoli anche alla luce di approfondimenti e controlli da me compiuti sulle vicende riportate, e commentate con toni fortemente critici".

Poi, l'ammissione: "Mi sono così reso conto che i fatti da me riportati in merito a quei processi non corrispondevano al vero e che le fonti delle notizie in cui riponevo piena fiducia, si erano rivelate inattendibili". Quindi, cenere sul capo: "Di quanto è accaduto, e dell'offesa arrecata al dottor Caselli, magistrato noto per l'estrema correttezza e indipendenza, mi rammarico sinceramente". Chiudono le firme di Sgarbi e di Feltri. Direttore anche nel 1997 quando, di fronte a 35 querele, chiese scusa a Di Pietro sulla prima pagina del Giornale.

 

VITTORIO SGARBI Gian Carlo CaselliVITTORIO FELTRI ANTONIO DI PIETRO