ALTRO CHE “GOMORRA”! - SI DIMETTE LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA DEL CONSIGLIO REGIONALE CAMPANO, INDAGATA PER VOTO DI SCAMBIO DI TIPO MAFIOSO. FARSA ITALIA A PEZZI

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Carlo Tarallo per Dagospia

 

Non poteva reggere, e infatti non ha retto: Monica Paolino, consigliere regionale di Forza Italia in Campania, presidente della commissione antimafia del parlamentino regionale, si è dimessa dal suo incarico. Indagata per voto di scambio politico-mafioso dalla Procura di Salerno, la bella Monica ha fatto il “passo indietro” dopo che il governatore Vincenzo De Luca in persona aveva sollecitato le dimissioni.

 

La lettera è stata protocollata questa mattina: “Come annunciato nei giorni scorsi - ha scritto - ho rassegnato le dimissioni da Presidente della Commissione Anticamorra e Beni confiscati. Gesto che ho ritenuto necessario nel rispetto delle istituzioni. Ringrazio quanti mi hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà. Confido nell’operato della Magistratura e spero si possa chiarire quanto prima tutta la vicenda, appena avrò notizie dei fatti che mi vengono contestati”.

 

Una bella “grana” per Farsa Italia l’inchiesta che ha coinvolto la Paolino e suo marito, il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti. Ora gli “azzurri” dovranno indicare un nuovo presidente, e sarà il caso di scegliere bene. In pole position un’altra donna: Maria Grazia di Scala, consigliere forzista vicinissima a Luigi Cesaro, detto “Giggino ‘a Purpetta”, dominus del partito in Campania.

 

 

2. ANTIMAFIA CAMPANA: «COSÌ LA PRESIDENTE FAVORIVA I CLAN»

MONICA PAOLINOMONICA PAOLINO

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

 

Decine di appalti «pilotati» per favorire i clan della camorra. È questo lo scenario investigativo che ha portato i carabinieri e gli uomini della Dia di Salerno a perquisire casa e ufficio della consigliera regionale di Forza Italia Monica Paolino, presidente della commissione Antimafia della Campania. Evoluzione di un’indagine che riguarda la gestione dei lavori pubblici nel comune di Scafati dove è sindaco suo marito, Pasquale Aliberti. E potrebbe essere soltanto il primo passo di accertamenti ben più ampi con clamorosi sviluppi.

 

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Entrambi sono adesso indagati per reati che vanno dall’associazione mafiosa, allo scambio elettorale politico-mafioso, alla concussione, corruzione e abuso d’ufficio. Contestazioni pesanti che riguardano tra l’altro quanto avvenuto in occasione delle ultime amministrative: indicazioni di voto provenienti da alcuni boss per garantire l’elezione della donna.

 

Sono state le intercettazioni e le testimonianze di alcuni imprenditori a fornire una prima conferma a quello che era emerso nel novembre dello scorso anno dopo l’esplosione di un ordigno davanti all’appartamento della sorella dell’avvocato Vittorio D’Alessandro, consigliere comunale di minoranza proprio a Scafati, che aveva presentato denunce chiedendo la verifica dell’assegnazione dei lavori pubblici.

 

Gli accertamenti su quell’attentato hanno infatti portato alla scoperta di una rete di complicità e connivenze con la cosca locale dei Ridosso-Matrone, ma anche con i Casalesi. E hanno fatto emergere la figura di Immacolata Di Saia, da tempo al centro di inchieste e roventi scontri politici perché nominata ai vertici dei comuni di Casapesenna, San Cipriano d’Aversa e Casal di Principe, tutti sciolti per condizionamento camorristico, grazie alla sponsorizzazione di Nicola Cosentino, l’ex parlamentare del Pdl poi finito in carcere proprio per le presunte collusioni mafiose.

 

VINCENZO DE LUCAVINCENZO DE LUCA

Di Saia è attualmente segretario comunale di Scafati, figura chiave per la gestione degli appalti. Lo scorso anno era stata nominata dal sindaco Aliberti responsabile della Prevenzione Corruzione e tanto era bastato per provocare una denuncia dello stesso avvocato D’Alessandro e un provvedimento firmato dal segretario generale dell’Autorità Nazionale presieduta da Raffaele Cantone nel quale si sottolineava «l’inopportunità che un soggetto rinviato a giudizio rivesta il ruolo».

 

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Aliberti l’aveva difesa pubblicamente e adesso anche lei è indagata per gli stessi reati contestati al primo cittadino e a sua moglie. Sospettata di aver favorito i clan facendo ottenere loro commesse da milioni di euro. Negli uffici del Comune di Scafati i carabinieri hanno sequestrato la documentazione relativa all’aggiudicazione dei lavori pubblici, in particolare la costruzione del Polo scolastico comunale per circa 6 milioni di euro, la riqualificazione urbanistica e stradale. Verifiche sono state disposte anche sul conferimento di incarichi ad alcuni funzionari comunali e sulle consulenze in materia di sicurezza ad un’azienda amministrata dal fratello del sindaco.

 

Politici e funzionari gestivano la cosa pubblica e, in cambio, i clan - questa è una delle contestazioni - avrebbero garantito l’elezione alla Regione di Monica Paolino, come dimostrano alcune testimonianze ma soprattutto conversazioni captate durante le riunioni dei comitati elettorali. Ed è su questo che adesso si concentrano le nuove verifiche affidate agli investigatori dal pubblico ministero di Salerno Vincenzo Montemurro. Il Partito democratico, Sel, il Movimento 5 Stelle chiedono alla presidente dell’Antimafia di dimettersi, lei spiega di essere «stupita, ma molto serena. Pronta a chiarire tutto al magistrato».