RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
matteo salvini e marine le pen a bruxelles dopo le europee 2024
Francesca Basso per corriere.it - Estratti
L’alleanza dei Patrioti per l’Europa lanciata dal premier ungherese Viktor Orbán ha conquistato un altro membro, il Partito popolare danese, e di fatto ha cannibalizzato il gruppo Identità e democrazia, in cui siede la Lega. Ora i Patrioti soddisfano i due requisiti necessari per formare un gruppo: almeno 23 deputati (sono già 39) di 7 Paesi.
Invece Id è rimasto con quattro partiti e per quanto numeroso, con 43 deputati grazie al Rassemblement national di Marine Le Pen (30) e al Carroccio (8), non risponde più al requisito dei 7 Paesi. Domani ci sarà la riunione costitutiva di Id e si capirà quale sarà il suo futuro. Ma il leader della Lega Salvini lo ha già fatto intendere venerdì sera: «Stiamo seriamente prendendo in considerazione la possibilità di fare parte dei Patrioti». Ed è probabile che il Rassemblement national farà lo stesso.
viktor orban incontra matteo salvini a roma
Il Partito popolare danese conta un solo deputato, Anders Vistisen, che è stato il volto di Id nei dibattiti presidenziali per le elezioni europee, accanto alla candidata leader del Ppe von der Leyen, allo Spitzenkandidat dei Socialisti Schmit, dei Liberali Gozi e dei Verdi Eickhout: «Saremo lieti di lavorare con i nostri vecchi alleati del gruppo Id e i nostri nuovi amici — ha scritto su X —. Siamo certi che, essendo il terzo gruppo più numeroso, potremo inviare un chiaro segnale agli estremisti federalisti e difendere un’Europa di Stati nazionali».
Al momento il gruppo dei Patrioti non è il terzo, lo è l’Ecr con 78 iscritti, di cui fa parte Fratelli d’Italia. Ma se domani ai Patrioti si dovessero aggiungere anche i 43 deputati di Id rimasti, il gruppo raggiungerebbe quota 82. Un traguardo più psicologico che reale, perché si tratta di partiti nei confronti dei quali nella scorsa legislatura era stato attivato un cordone sanitario. Tuttavia è un’operazione che ha restituito un ruolo centrale a Orbán, fino a poco tempo fa intento a bussare alla porta di Meloni e dell’Ecr in cerca di casa.
Ora il leader ungherese è l’azionista di maggioranza della nuova formazione, primato che gli potrebbe essere sfilato solo dal Rn di Le Pen o dal partito polacco Diritto e giustizia (Pis) se all’ultimo ci ripensasse e decidesse di abbandonare l’Ecr. Ma anche in questo caso i Conservatori e riformisti non sarebbero in pericolo, perché hanno deputati in rappresentanza di 18 Paesi. Anzi, Meloni perderebbe un partito che quando era al governo in Polonia ha sistematicamente violato lo Stato di diritto e per questo motivo il Ppe non vuole averci niente a che fare.
Questi movimenti non avranno un impatto sul voto del Parlamento europeo per la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. I numeri della maggioranza che la sostiene — Ppe, S&D e Renew — restano gli stessi: 400 deputati. A von der Leyen ne servono 361 per essere eletta. Il suo impegno è innanzitutto assicurarsi il sostegno dei suoi, riducendo il numero dei franchi tiratori, e poi delle delegazioni al di fuori del perimetro della maggioranza ma senza accordi
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MATTEO SALVINI VIKTOR ORBANsalvini orbansalvini le pen
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