DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
Capitò a Piero Fassino, che mostrò il dito medio ai tifosi del Torino. E, adesso, tocca ad Ignazio Marino, sindaco di Roma, finire nella bufera per aver risposto ad una signora che lo contestava — piuttosto duramente — nel quartiere di San Lorenzo, alle celebrazioni per l’anniversario dei bombardamenti del ‘43, la cui immagine simbolo è papa Pio XII di fronte alla folla con le braccia allargate.
Il primo cittadino, non nuovo a certi scivoloni lessicali («la destra torni nelle fogne», disse) ed evidentemente nervoso per le turbolenze politiche che aleggiano sul Campidoglio (tra dimissioni in giunta, un rimpasto complicato e la spada della relazione Alfano sulla testa) perde le staffe quando una donna, dai capelli bianchi, interviene a fine cerimonia in maniera abbastanza spiccia: «Finora abbiamo ascoltato le c...te che avete detto, ora ascolti a noi». Marino cerca di replicare («questo non lo può dire perché la commemorazione dei morti...») ma la donna insiste: «La commemorazione ce la facciamo noi.
La città è uno schifo, solo stamattina alle sei sono venuti a spazzare. Venga domani non oggi, che avete lustrato tutto. Fate le persone serie». Marino perde la pazienza. Prima cita il padre («che è stato deportato, non so quanti familiari ha avuto lei. Porti rispetto per chi ha sofferenza»), poi però scatta l’offesa alla signora: «Provi a connettere i due neuroni che ha e a farli funzionare insieme». Fa anche un gesto con le mani, il sindaco: i due indici che si toccano.
La scena viene ripresa dai fotografi del Corriere e pubblicata su roma.corriere.it. Tra l’altro, non è l’unico momento di tensione. Perché i contestatori, intorno al sindaco, sono più di uno. E sono tutti abitanti di un quartiere centrale, a due passi dall’Università La Sapienza, con una radicata tradizione di sinistra, lontani anni luce dalle periferie che brulicano rabbia o dalle proteste cavalcate da CasaPound. Il più «gentile» è il rappresentante locale dell’Anpi, l’associazione partigiani, che pur dicendo a Marino di «stringergli volentieri la mano», lo rimprovera perché «ci è mancato per due anni...».
Una ragazza parla al sindaco della «movida che è fuori controllo, come lo spaccio: ormai fermano anche anziani e bambini». Un’altra donna elenca: «Giardini invivibili, le strade fanno schifo, i nostri figli non possono uscire. Perché non porta il suo?». Marino si sforza di sorridere: «Mia figlia (che vive all’estero, ndr ) viene qua ».
La residente non molla: «È fortunata. Viene sola o con la scorta? Perché i nostri ragazzi sono stati tutti scippati, malmenati e hanno paura di uscire. Sta aspettando che ci scappa il morto?». Per chiudere, una terza donna urla: «San Lorenzo vuole i fatti non le chiacchiere». Ma è la frase sui «due neuroni» a scatenare la bagarre politica, anche nel Pd.
La renziana Patrizia Prestipino, della direzione dei democrat, commenta: «La fascia tricolore obbliga al rispetto di tutti i cittadini». Il centrodestra attacca: «Ce ne facciamo assai delle parole sull’8 marzo o delle donne in giunta se poi, Ignazio, non sai tenere a freno la lingua. Sei un cafone ipocrita», dice Francesco Storace (La Destra). Secondo Fabrizio Cicchitto (Ncd) Marino «è isterico», per Daniela Santanché «deve fare mea culpa».
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