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Pier Francesco Borgia per “il Giornale”
Ora ci si mettono anche i sondaggi ad agitare i sonni dell' ex premier Matteo Renzi. Secondo quanto rivelato ieri nel corso della puntata di Porta a Porta, nessun partito raggiungerebbe, al momento, la fatidica soglia del 40%. Quanto registrato dall' istituto Ipr mostra, infatti, il Pd e il Movimento 5 Stelle appaiati al 30% (portando in parlamento 191 deputati ciascuno), la Lega si fermerebbe al 13%, Forza Italia al 12% (con 76 parlamentari), Fratelli d' Italia al 5% e Ncd al 3% (riuscendo così a superare la soglia minima per l' accesso in Parlamento).
I risultati ottenuti dall' istituto Tecné non sono molto distanti da questi. Il movimento grillino risulterebbe il primo partito con il 30,5% dei consensi (e 194 seggi) mentre il Pd si fermerebbe al 29% (184 seggi). Lega e Forza Italia appaiate al 13% e Fratelli d' Italia sempre al 5%.
Insomma nessuna alleanza politica avrebbe i numeri per diventare effettivamente maggioranza parlamentare. Facendo soltanto ipotesi di scuola, ecco i tre governi possibili. Il primo formato da Pd più gli altri partiti del governo attuale, cui aggiungere autonomisti e seggi esteri. Il secondo vedrebbe la coalizione dell' attuale governo affiancata da Forza Italia. Mentre il terzo porterebbe a Palazzo Chigi una compagine formata da grillini, leghisti e Forza Italia.
I sondaggi però non si sono limitati a chiedere un' indicazione di voto e maliziosamente hanno proposto anche uno scenario con un Pd diviso. Insomma la domanda che tutti si fanno (a iniziare ovviamente dallo stesso Renzi) è: quanto vale l' asse Bersani-D' Alema in termini elettorali? Possono davvero far paura all' attuale nomenclatura del Nazareno? Secondo i risultati registrati dall' istituto Ipr di Antonio Noto, il Pd orfano di D' Alema e Bersani si fermerebbe al 22% dei consensi.
DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA
Gli «scissionisti» (come già li ha battezzati maliziosamente Matteo Orfini) si fermerebbero all' 11%, superando la soglia psicologica del 10 per cento. Il Pd porterebbe in Parlamento 141 deputati mentre la nuova forza di sinistra potrebbe contare su 71 parlamentari. Per il resto, i consenti rimangono sostanzialmente immutati (se si eccettua una leggera flessione dei grillini che passerebbero da 191 a 190 parlamentari).
Stesso scenario ma risultati ancora più rosei per la nuova «Cosa» dalemiana secondo i risultati registrati da Tecné. La divisione del Pd porterebbe intanto a un ridimensionamento anche dei grillini che scenderebbero al 28% (179 seggi), mentre il Pd con 120 seggi si fermerebbe al 20%. Il partito scissionista arriva addirittura al 14% con 90 parlamentari. In questo caso le forze di centro-destra continuerebbero ad avere gli stessi consensi indicati sopra.
Insomma gli incubi si fanno sempre più angoscianti nelle notti renziane. E non è un caso che invece di preoccuparsi della politica interna l' ex premier inizi a pubblicare i primi slogan elettorali. Ieri sul suo blog ha annunciato: «Se dopo le elezioni torneremo al Governo dovremo riprendere il ragionamento sull' Irpef», sorvolando sul macroscopico dettaglio che al governo ci sono già.
Intanto Michele Emiliano e Francesco Boccia pensano a un referendum interno. Lo Statuto del Pd consente, infatti, a un esiguo 5% di iscritti d' indirlo e questa minaccia, con il già citato risultato dei sondaggi, potrebbe riportare a più miti consigli la Segreteria del Pd, costringendola a scendere a patti con la minoranza. Le due componenti potrebbero ritrovarsi attorno a un tavolo (con o senza congresso) per ripartirsi in maniera più equa le candidature per le eventuali elezioni anticipate.
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