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LE SMORFIETTE E GLI OCCHI DOLCI NON BASTANO: L’ITALIA ESCE A PEZZI DAL NEGOZIATO SUI DAZI, E ORA LA TRUMPIANA GIORGIA MELONI DOVRÀ FARE ASSE CON GERMANIA E FRANCIA – IL VINO NON VIENE ESENTATO DALLE TARIFFE AMERICANE: È UN COLPO DURISSIMO PER LA PROPAGANDA MELONIANA, CHE VA A PENALIZZARE PRODUTTORI CONSIDERATI ELETTORI STORICI DI FRATELLI D’ITALIA – DA PALAZZO CHIGI LA BUTTANO IN CACIARA E DANNO LA COLPA ALLA “CONFLITTUALITÀ” TRA MACRON E TRUMP. MA IL TOYBOY DELL’ELISEO È SULLA STESSA BARCA DELLA PREMIER (LA FRANCIA E L’ITALIA SONO I PRIMI DUE PRODUTTORI DI VINO AL MONDO). E PER L’ACCIAIO, TOCCA COLLABORARE CON I TEDESCHI…
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 1
Il vino è il colpo più duro, almeno sul fronte dell'immagine. Colpisce infatti produttori considerati un bacino di voti per Fratelli d'Italia. L'acciaio rappresenta invece il danno peggiore, almeno a guardare i dati economici: è la misura più penalizzante per il sistema Paese.
Giorgia Meloni è in vacanza nel resort in Valle d'Itria. Da lì prende atto dell'elenco ufficiale dei dazi siglato da Bruxelles e Washington. Significa che la battaglia portata avanti finora proprio su vini e acciaio non ha dato frutti. Proverà nelle prossime settimane ad ammortizzare il danno, dando mandato ai suoi ministri di continuare a lavorare per ottenere uno "sconto".
Non sarà facile, si tratta di un terreno delicato: essere in ottimi rapporti con Donald Trump non è bastato a salvare questi due comparti. L'idea, comunque, è procedere con due mosse. La prima: rafforzare il coordinamento con Francia e Germania per una battaglia comune che convinca la Casa Bianca ad accettare due soluzioni "innovative" e a tagliare i balzelli.
La seconda: aiuti indiretti ai settori più in difficoltà. Quando viene ufficializzato il patto tra le due sponde dell'Atlantico, Palazzo Chigi reagisce con cautela. «La dichiarazione congiunta – si sottolinea - fornisce finalmente al mondo imprenditoriale un quadro chiaro del nuovo contesto delle relazioni commerciali transatlantiche».
È un elemento chiave, per gli italiani: l'Europa ha deciso di rendere pubbliche le nuove tariffe anche senza aver ottenuto risultati significativi in questi due settori cruciali, ma deve farlo per assicurare intanto elementi certi al resto degli esportatori.
«Non si tratta ancora – spiega però l'esecutivo - di un punto di arrivo ideale o finale», ferma restando la soddisfazione per «aver evitato una guerra commerciale». Segue però una promessa: «Il governo resta impegnato, insieme alla Commissione e agli altri Stati membri, per incrementare ulteriormente nei prossimi mesi i settori merceologici esenti, a partire dal settore agroalimentare».
Inoltre, «particolare impegno sarà riservato alla conclusione di un'intesa in tema di acciaio e alluminio».
Facile a dirsi, più complesso riuscirci. L'idea, comunque, è rendere ancora più forte il coordinamento con Parigi nella battaglia per il vino, con Berlino sul fronte dell'acciaio. Su quest'ultimo terreno, il progetto che si tenterà di riproporre agli americani prevede un doppio regime di barriere doganali.
gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 7
Per i piccoli e medi esportatori, varrebbe una soglia dei dazi al 25 o 30%. Oltre una certa quota di esportazione – dunque per gli attori più importanti che agiscono sul mercato - scatterebbe lo "scaglione" del 50%, quello attualmente in vigore.
Sui vini, invece, la partita è giocata su un altro terreno. I francesi si erano detti a un passo dall'intesa, salvo dover accettare ieri la pubblicazione dell'elenco senza novità positive. In parte anche a causa della conflittualità tra Emmanuel Macron e Donald Trump, sussurra la propaganda meloniana in queste ore. In ogni caso, l'obiettivo resta comune: abbattere la barriera doganale su questo prodotto.
Roma, si apprende da fonti a conoscenza del dossier, propone informalmente una possibile soluzione: agli americani si prometterebbe di investire in promozione commerciale ed eventi sul suolo Usa, in modo da compensare in buona parte con risorse istituzionali europee quanto gli Stati Uniti perderebbero tagliando i dazi sul vino.
giorgia meloni friedrich merz . foto lapresse.
In altri termini: pubblicità e investimenti che Italia e Francia (che da soli coprono la gran parte dell'export Ue in questo campo) si impegnerebbero a pagare in America. Gli Stati Uniti avrebbero comunque un ritorno economico, mentre i due partner continentali sgraverebbero le rispettive filiere dai dazi, dando una mano a un settore strategico. […]
giorgia meloni beve alcol 3
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giorgia meloni beve alcol 4
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