“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”
Schieramenti in equilibrio a Milano a due settimane dal voto: centrosinistra al 27%, centrodestra al 26%. Giuseppe Sala è sempre avanti, ma al ballottaggio il vantaggio si riduce. Incerti e indecisi al 41%. Lo scenario elettorale milanese a poco più di due settimane dal voto conferma il grande equilibrio registrato con il precedente sondaggio pubblicato su queste pagine a metà aprile. Ai blocchi di partenza i due principali schieramenti si equivalgono: senza menzionare candidati e liste il 27% dichiara che voterebbe per un candidato di centrosinistra (+1% rispetto al mese scorso) e il 26% per uno di centrodestra (-1%).
Il gradimento di Sala e Parisi si equivale, dato che entrambi sono apprezzati dal 54% di coloro che li conoscono, mentre i critici rappresentano il 46%.
Al primo turno oggi Sala prevarrebbe su Parisi 38,8% a 37,1% con un vantaggio (+1,6%) quasi identico a quello registrato in aprile (+1,7%). A seguire Corrado con il 17% e Rizzo con il 3,9%. Gli altri candidati, tutti insieme, raggiungono il 4,2%. Astensione e indecisione sono in aumento (+3,2%), come spesso accade all' approssimarsi della data delle elezioni, quando molti cittadini (soprattutto quelli più distanti dalla politica) iniziano ad informarsi ma si mostrano incerti su chi votare.
Al ballottaggio si conferma il testa a testa: al momento Sala prevale su Parisi (51,2% a 48,8%), con un vantaggio (2,4%) che si è leggermente ridotto rispetto ad aprile, quando era pari a 3,2%. È interessante analizzare le preferenze al secondo turno degli elettori dei candidati che risulterebbero esclusi dal ballottaggio: due terzi dei sostenitori di Corrado (65,7%) manifesta l' intenzione di astenersi mentre i restanti elettori privilegerebbero Parisi (20,6%) a Sala (13,7%).
Tra gli elettori di Rizzo gli astenuti al secondo turno sarebbero molti meno (32%) e la maggioranza voterebbe per Sala (60%) rispetto a Parisi (8%).
Da ultimo i partiti. Anche in questo caso aumenta l' astensione e l' indecisione (da 40,6% a 42,3%). Il Pd si conferma in testa con il 23%, seguito dal M5s (19,3%), dalla Lega Nord (15,6%) e da Forza Italia (10,2%).
A seguire, Sinistra per Milano (6%) e le due liste dei principali candidati appaiate al 5,9%. Milano in comune si attesta al 3,4%, Fratelli d' Italia al 2,8% e Milano popolare all' 1,8%. Ogni confronto con i precedenti sondaggi risulta difficile per la presenza delle liste civiche di appoggio ai candidati che nel corso della campagna assumono maggiore notorietà e fisionomia drenando o cedendo voti ai partiti principali.
Sommando i voti delle liste che sostengono Sala e Parisi il risultato appare in bilico: il centrodestra raggiunge il 36,3% e il centrosinistra il 36,1%. Insomma, Sala è in vantaggio ma la partita sembra aperta, non fosse altro che per la percentuale di indecisi.
Come si diceva, l' equilibrio dei candidati e delle forze in campo è il tratto distintivo di questa campagna elettorale milanese. Come si spiega tutto ciò? Si possono avanzare alcune ipotesi. Innanzitutto il profilo di Sala e Parisi che è considerato molto simile: entrambi provengono da esperienze manageriali, sono giudicati competenti e hanno tratti di pacatezza e moderazione. In secondo luogo la campagna elettorale è sembrata talora frenata dalle dinamiche interne alla coalizione, dando l' idea di dedicare più attenzione alla politica che alla città.
Da ultimo, finora sono mancate proposte di ampio respiro, fortemente distintive e in grado di suscitare interesse tra gli elettori. A tratti è sembrata una campagna inerziale, priva di slancio e, soprattutto, di una convinta visione futura della città.
Negli ultimi giorni si è vivacizzata con il tema delle tasse, del taglio delle spese, della commissione antimafia, dell' area C, di una blanda deregulation e con la polemica sul confronto tra i candidati. Ma sono temi che appassionano poco, quando non suscitano scetticismo (nessuno crede più alla promessa di tagliare le tasse o gli sprechi): sembrava di assistere a un film vecchio, già visto, che non emoziona più.
Milano negli ultimi anni ha vissuto cambiamenti profondi, accelerati dalla crisi che ha modificato i paradigmi di consumo (basti pensare all' accresciuta sensibilità ambientale o alla diffusione - non più di nicchia - della sharing economy), dal successo di Expo (che ha inorgoglito i cittadini e alimentato le aspettative di una crescita sostenibile in una Milano moderna, sempre più simile alle grandi capitali europee) e dalla ripresa del civismo, un tratto identitario milanese a lungo sopito.
In assenza di proposte convincenti, in grado di intercettare questi cambiamenti, i milanesi sembrano ripiegare nelle appartenenze tradizionali. E tutto ciò sembra paradossale, dato che stiamo attraversando una stagione di straordinaria mobilità politica. Mancano due settimane per sparigliare i giochi, mobilitando i propri elettori e convincendo quelli avversari. In fondo, non è mai troppo tardi.
PARISI SALAmatteo renzi giuseppe sala
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…
DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO -…
DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER…
DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E…