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Sara Menafra per Il Messaggero
E' gravemente malata e quindi incapace di intendere e volere, l'anziana sorella di Alberto Sordi, Aurelia, secondo la procura di Roma vittima di una vera e propria circonvenzione di incapace da parte dello storico autista della famiglia e alcuni complici. Una situazione grave che si sarebbe protratta nel tempo. Tanto che già un anno e mezzo fa ci sarebbe stato un primo tentativo di raggirarla.
A marzo 2012, la donna aveva firmato un documento che, in caso di emergenza, avrebbe reso l'autista suo «amministratore di sostegno» e dunque gestore di tutti i beni ereditati dall'anziana donna. Un documento, finora sconosciuto, che potrebbe provare come il piano di raggirare la donna fosse operativo già a inizio del 2012, prima della delega sui conti che ha scoperchiato il presunto raggiro. Tanto più che stando alla perizia, già allora l'ultima erede della famiglia Sordi non capiva bene cosa stesse firmando.
I RISULTATI
Ieri infatti, i periti del gip hanno depositato i risultati degli accertamenti fatti in incidente probatorio sulla 95enne Aurelia Sordi. E i risultati sono netti: secondo i medici, tra cui un neuropsichiatra, la malattia della donna era già in fase avanzata a giugno 2012, quando concesse un'intervista alla Rai sul fratello. E dunque lo era un mese dopo, quando decise di fare delle cospicue donazioni a tutti i dipendenti della villa.
A provare che la situazione è rimasta grave anche dopo ci sarebbe una seconda intervista, a settembre 2012, realizzata da Carlo Verdone nell'ambito di un documentario poi mandato in onda nel 2013. Dunque, conclude il perito, quando a dicembre 2012, scelse di firmare una procura speciale all'autista di una vita, davanti a un notaio ed un avvocato che probabilmente si rendevano conto di quanto stesse accadendo, la donna stava sicuramente male e non si rendeva conto di quanto le stesse accadendo intorno.
LA NOMINA DI MARZO
Ma appunto, i medici indicati dal tribunale che ha interrogato a lungo la signorina Aurelia in presenza dei periti nominati dalle difese, avanzano anche un'altra ipotesi. E cioè che visto lo stadio della malattia e le interviste rilasciate anche a giugno di un anno fa, la signorina stava male anche a marzo 2012. Quando si presentò ad un altro notaio designando per il futuro Artadi suo amministratore di sostegno. La nomina firmata anche alla presenza di un legale, sarebbe diventata effettiva solo se alla donna fosse successo qualcosa. Ma la decisione era presa, ben prima della procura ad operare sui conti siglata quasi un anno dopo.
La perizia del gip potrebbe essere ora l'atto d'accusa principale dell'inchiesta del pm Eugenio Albamonte che ha iscritto al registro degli indagati tre persone: oltre ad Artadi, l'avvocato Francesca Piccolella, civilista e consulente dell'autista della famiglia nell'elaborazione della procura. E il notaio Gabriele Sciumbata, che certificò il documento. Tanto più che le analisi, durate due giorni in video conferenza lo scorso maggio, sono avvenute davanti ad un pool di 13 medici (tre indicati dal giudice, altrettanti dalla signorina Aurelia, due per indagato e uno del pm).
A questo punto, le difese punteranno tutto sulle perizie di parte. «Ci sono molti elementi di questa perizia che non ci convincono - dice l'avvocato Luciano Moneta Caglio, che assiste il notaio Gabriele - La perizia di parte spiegherà con chiarezza la vicenda».
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