DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
giorgia meloni con joe biden allo studio ovale
1 - GIORGIA AL BIVIO SUI RAPPORTI CON LA CINA
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
Il viaggio a Washington, la visita al Congresso, la grande partita cinese da definire all'ombra dello Studio Ovale. Mai come questa volta l'incontro tra un premier italiano e il presidente Usa non ha il solito significato rituale […]
Meloni è consapevole di essersi dovuta guadagnare l'attenzione del super-alleato con una prova di fedeltà per certi versi imprevedibile, data sulla guerra in Ucraina e sulla solidarietà con la Nato. È questo uno dei pochi terreni su cui non ha avuto tentennamenti, né ha ceduto a sirene pacifiste filorusse. […] Ma adesso si tratta di fare il passo più importante e strategico: lo sganciamento dalla Cina e dal patto stretto personalmente da Xi Jin Ping, ricevuto solennemente a Roma ai tempi del governo gialloverde guidato da Conte.
Un improvviso capovolgimento del sistema di relazioni Internazionali italiane, legato formalmente a un patto commerciale – la Via della Seta –, ma con una robusta premessa di alleanza politica, di cui l'Italia ha avuto rapidamente tempo di pentirsi. […] È abbastanza logico aspettarsi che Meloni non possa sciogliere a Washington un accordo siglato a Pechino, prima della scadenza di fine anno dell'intesa e della visita in Cina prevista per l'autunno. Così come è chiaro che accontentare Biden su questo punto non sarà affatto indolore.
2 - LA PRIMA SOVRANISTA ALLO STUDIO OVALE COSÌ HA SORPASSATO ORBAN E BOLSONARO
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
Nel pranzo in onore di Giorgia Meloni nella Sala dei Ricevimenti a Capitol Hill che Kevin McCarthy ha offerto ai deputati statunitensi, presente tutta la pattuglia degli italo-americani, c'è l'essenza del legame saldo fra gli Usa e l'Italia, tanto che lo Speaker della Camera rievoca l'incontro avvenuto a Roma in maggio. La premier, dice, «è uno dei leader che più hanno impressionato gli Stati Uniti», opinione trasversale, bipartisan.
giorgia meloni con joe biden allo studio ovale
Ed è infatti un deputato democratico che confessa a La Stampa di quanto l'opinione su "Giorgia" – la chiama per nome – «sia mutata rapidamente, non appena abbiamo visto quel che voleva fare con la Cina e nel sostegno all'Ucraina». […] Meloni, […] ha rivendicato la sua vicinanza al Partito repubblicano, spiegando che la sua identità conservatrice resta sullo sfondo […] il senso di affiatamento e l'allineamento sui maggiori dossier è stato confermato.
La collaborazione con Biden è forte, il documento congiunto diffuso dalla Casa Bianca in serata è una lunga sintesi dei dossier – dalla Nato, sino all'agenda del prossimo G7, dal partenariato hi tech, sino al green deal – su cui Roma e Washington sono in sintonia.
I portavoce dell'Amministrazione Usa ai reporter che chiedevano come mai una premier proveniente dall'"estrema destra" fosse così attesa nello Studio Ovale, privilegio che ad esempio a Bolsonaro e a Orban mai è stato concesso, hanno risposto che «il governo che vogliono avere gli italiani lo decidono loro», ma che «sulle questioni di politica estera c'è una partnership».
giorgia meloni con joe biden allo studio ovale.
Di diritti LGBT di fatto nel faccia a faccia non si è parlato a conferma che le antenne di Washington sull'Italia sono sintonizzate altrove. Biden apprezza «l'aperto e inequivocabile sostegno all'Ucraina» manifestato da Meloni e ha ricordato «gli sforzi italiani per l'assistenza umanitaria e la protezione di oltre 170mila ucraini». Washington da mesi osserva le mosse italiane sulla cosiddetta Via della Seta cinese, ma come ha ribadito un portavoce del Dipartimento di Stato a La Stampa «è solo il governo italiano a decidere quando uscirne» […] Meloni ha ribadito […] che è interesse dell'Italia abbandonare l'intesa siglata nel 2019 dal governo Conte.
[…] Il presidente Biden ha ribadito il messaggio che il suo staff aveva già recapitato a Roma, ovvero che, dice una fonte dell'Amministrazione Usa «serve diversificare i partner commerciali, rafforzare i controlli di verifica degli investimenti e proteggere le infrastrutture critiche in modo tale che non siano vulnerabili ai governi autoritari».
Serviranno alcune garanzie e arriveranno tramite una sorta di «rafforzamento della collaborazione transatlantica» discussa nel faccia e faccia, ma un'alternativa alla Belt Road Initiative già esiste. È la Partnership for Global Investment and Infrastructure (PGII) annunciata al G7 dello scorso anno in Baviera e Biden nello Studio Ovale prima del bilaterale ha rimarcato che «non c'è ragione che le aree di cooperazione non possano estendersi».
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