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“MELONI ANCORA UNA VOLTA SI È GUARDA BENE DAL RICONOSCERE IL CONTRIBUTO DELLA RESISTENZA” – MARCELLO SORGI INFILZA LA DUCETTA PER IL SUO STRINGATO COMUNICATO PER L'OTTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE: “SONO LONTANE LE PAROLE DI FINI NEL CONGRESSO DI FIUGGI DEL 1995, CHE RICONOSCEVA L'ANTIFASCISMO COME VALORE COMUNE A TUTTE LE FORZE DEMOCRATICHE. MELONI ERA LÌ, GIOVANE DIRIGENTE. MA DA TEMPO FINI NON È PIÙ IL RIFERIMENTO DELLA PREMIER. CHE PIUTTOSTO HA PER MODELLO SE STESSA…”
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
giorgia meloni e ignazio la russa 25 aprile 2025 altare della patria foto lapresse
Presa com'era dalla vigilia del funerale di Papa Francesco, che riunisce a Roma un numero di capi di Stato e di governo mai visto prima, se non in queste occasioni, Meloni ha impiegato sua giornata a costruire l'agenda degli incontri […] ha dedicato all'ottantesimo anniversario della Liberazione uno stringato comunicato in cui ancora una volta, pur condannando il fascismo, si guarda bene dal riconoscere il contributo della Resistenza alla rifondazione democratica dell'Italia.
Sono lontane le parole dedicate da Fini allo stesso argomento nel congresso di Fiuggi del 1995, in cui Alleanza Nazionale, il partito nato per garantire la riconversione democratica della destra italiana post-Msi, riconosceva appunto l'antifascismo come valore comune a tutte le forze democratiche.
GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI
Meloni era lì, giovane dirigente in attesa di entrare al governo. Ma da tempo, Fini, considerato da gran parte dei suoi amici come il liquidatore, non il rinnovatore della destra, non è più il riferimento della premier. Che piuttosto ha per modello se stessa e una destra conservatrice che condanna ogni "nostalgia del fascismo", riconosce in pieno le libertà democratiche introdotte dalla Repubblica, ma non la pietra fondativa posta dai partigiani che parteciparono con gli eserciti alleati alla Liberazione del Paese.
[…]
Sarebbe perfino troppo facile osservare che Meloni, ieri, avrebbe potuto prendere esempio da Mattarella e dal suo discorso di Genova, dedicato al rapporto tra la Resistenza, le Resistenze europee, la libertà e la pace.
Un messaggio esemplare, laico, verrebbe da dire sobrio, se il ministro Musumeci non avesse rovinato anche quest'aggettivo. Tra l'altro il Presidente della Repubblica è riapparso in pubblico in ottima forma: a dispetto di chi aveva gufato, qualche giorno fa.
giorgia meloni ignazio la russa sergio mattarella foto lapresse
meloni fini
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