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"OGNI GIORNO CHE PASSA IL NOME DI DRAGHI PER IL QUIRINALE STA ACQUISTANDO LE SEMBIANZE DA ULTIMA SPIAGGIA" - SORGI: "LA CANDIDATURA DI BERLUSCONI, FIN QUI APPESA ALLA RISERVA CHE IERI SEMBRAVA SCIOGLIERE NEL SENSO DI UN RITIRO, HA CONTRIBUITO A FAR EMERGERE DRAGHI DALLA NEBBIA IN CUI ERA AVVOLTO. ORA COME ORA L'ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NON RAPPRESENTEREBBE NÉ UNA VITTORIA NÉ UNA SCONFITTA DI NESSUNO"
Marcello Sorgi per "la Stampa"
Il sentiero che separa Draghi dalla vetta del Colle è stretto, ma esiste. E paradossalmente la candidatura di Berlusconi, fin qui appesa alla riserva che ieri sembrava sciogliere nel senso di un ritiro, ha contribuito a farlo emergere dalla nebbia in cui era avvolto. Fino a prima della discesa in campo del Cavaliere, infatti, Draghi era un perfetto candidato da grande accordo e prima votazione. Una di quelle svolte inattese che la politica italiana sa produrre a sorpresa.
Ora invece ogni giorno che passa il nome del premier sta acquistando le sembianze da ultima spiaggia, come toccò a Napolitano nel 2013 e come sarebbe stato Mattarella se non avesse opposto un "no" preventivo e risoluto al bis. Ovviamente, Salvini preme (lo ha fatto anche ieri) perché Berlusconi rinunci. Se resistesse e andasse a schiantarsi sul mancato raggiungimento del quorum di 505 voti nella quarta votazione, il disastro generato dal fallimento della sua candidatura sarebbe tale da limitare lo spazio per ulteriori trattative politiche.
Probabilmente sarebbe lo stesso Cav. a non voler far emergere un altro nome del centrodestra. Salvini nei suoi colloqui sta provando già adesso senza risultati ad aprire la strada a un diverso candidato della coalizione come Pera, Moratti, Frattini o Casellati. Se non ci riuscisse anche con la rinuncia di Berlusconi, non resterebbe che Draghi, l'elezione del quale non rappresenterebbe né una vittoria né una sconfitta di nessuno. Sebbene il fallimento della soluzione politica per il Quirinale peserebbe sull'insieme dei partiti che l'hanno cercata e non sono riusciti a trovarla. In particolare su Salvini, in campo dal primo giorno come kingmaker.
silvio berlusconi mario draghi
L'unica cosa che può fare, per evitare che passi l'inesorabile promozione al Colle del premier, è cercare un estremo compromesso con i giallorossi su nomi come quelli di Casini o Amato. Ma fin qui non lo ha fatto. Ciò che invece Draghi può tentare, per alleggerire l'eventuale sua affermazione del significato di disfatta per i partiti della sua maggioranza, è provare a trasformare la sua elezione da tecnica in politica. Mai come questa volta le parole sono pietre, su cui costruire le basi di una presidenza che dovrà necessariamente portare l'Italia fuori dall'emergenza e restituirle la normalità.
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