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Amedeo La Mattina per âLa Stampa'
C'è tanta freddezza a Palazzo Chigi. Dopo il faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi del 18 gennaio, Letta aveva detto che «pare si vada nella giusta direzione». Ieri invece non una parola. Nessun commento pubblico sull'accordo che il segretario del Pd ha chiuso con il Cavaliere e approvato dalla direzione del partito in cui è esploso il dissenso di Cuperlo e della minoranza di sinistra.
E poi c'è il sì di Alfano ma con riserva perché il Nuovo Centrodestra non è d'accordo sulle liste bloccate e vuole l'introduzione delle preferenze: per questo si tiene le mani libere in Parlamento e annuncia battaglia. Insomma, sono tanti i motivi del freddezza di Letta che è rimasto all'oscuro delle trattative tra Renzi e Berlusconi al punto che lo stesso Renzi ha fatto trapelare sui giornali che il premier ha dovuto chiamare suo zio Gianni per sapere come era andato l'incontro con il Cavaliere nella sede del Pd al Nazareno.
Ora i renziani parlano soddisfatti della determinazione dimostrata dal loro leader, della capacità di fare le cose, quasi che la medaglia appuntata sul petto del sindaco metta in ombra il presidente del Consiglio. Il quale però non sembra vivere in questo modo il successo del segretario Pd.
A Palazzo Chigi fanno anzi notare che le riforme allungano la vita al governo e spiegano che il premier sta lavorano al programma di governo, all'«Impegno 2014». E guarda alla necessità di tenere unita la maggioranza: quindi va bene se l'accordo sulla legge elettorale e le riforme realizza questo obiettivo. Si verificherà questo obiettivo in queste ore se. L'unico rammarico, notano a Palazzo Chigi, è per la divisione tra Renzi e Cuperlo.
Ecco, per Letta adesso si tratta di lavorare sul programma di governo, senza ulteriori logoramenti. Non è piaciuta al premier la battuta fatta da Renzi in direzione quando ha detto che fare prima la legge elettorale non significa minacciare il governo. «Se la legislatura si mette in moto e l'esecutivo fa le cose non si pongono limiti temporali. Basta con il ritornello che il segretario del Pd vuole andare a Palazzo Chigi. Ci va a passeggio a Palazzo Chigi..., se vuole».
Letta tiene i nervi saldi. Ha rispettato il lavoro di Renzi, ha aspettato la conclusione della direzione alla quale non ha partecipato, ha pure fatto slittare la sua visita in Svizzera. Ora però è il suo turno: spetta a lui ripartire sul programma e anche con un nuovo governo. Vorrebbe che nel programma ci sia un allegato o una promessa nella quale si precisa che tutta la maggioranza è unita sulle riforme e intende proseguire nel confronto con l'opposizione.
Vorrebbe inoltre procedere veloce a un Letta bis, quasi un blitz, una crisi pilotata, in accordo con il Quirinale e Renzi, che deve metterci la faccia. Passi veloci, soprattutto sul rilancio programmatico del governo. Sarà però difficile che ciò avvenga prima del 29 gennaio, data del vertice europeo.
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