DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell'articolo di Tonia Mastrobuoni per la Stampa - Estratti
Il primo contatto è avvenuto all’inizio dell’estate. E questa settimana, a Strasburgo, se n’è riparlato tra i dirigenti dei due partiti. In vista delle elezioni europee, racconta una autorevole fonte tedesca, Matteo Salvini ha espresso l’intenzione di incontrare la capa degli ‘impresentabili’ tedeschi, la leader dell’Afd Alice Weidel.
Una data ancora non c’è, ma il dado è tratto. Ed è un altro segnale inequivocabile che il leader della Lega intende fare concorrenza a Giorgia Meloni da destra.
Anzitutto ricompattando la galassia nera in Europa, raccolta nel gruppo “Identità e democrazia”.
matteo salvini diretta instagram
Mesi fa Salvini aveva già espresso l’ambizione, un tantino smodata, di trasformarlo nel primo gruppo al Parlamento europeo. Domani a Pontida ha invitato un’altra sodale dell’internazionale xenofoba, euroscettica e nazionalista: la leader della destra estrema francese, Marine Le Pen.
La scelta di Alice Weidel, per Salvini, forse non è casuale. La leader Afd è uno degli ultimi volti moderati di una forza politica che nei suoi primi dieci anni di vita si è spostata sempre più a destra. Nata antieuro, ribattezzata “il partito dei professori”, l’Afd ha raggiunto un primo picco nei consensi durante la crisi dei profughi del 2015 radicalizzandosi su posizioni ferocemente xenofobe. E negli anni successivi ha raccolto talmente tanti nostalgici ed estremisti nelle sue fila da finire sotto osservazione dei servizi segreti interni, il Verfassungsschutz, per sospette attività antidemocratiche. È stato il partito dei No vax durante la pandemia, ora è il rifugio dei filorussi che detestano l’Ucraina.
Weidel ultimamente sembra in difficoltà, pressata dalla destra del suo partito. E anche lei si sta radicalizzando. Qualche giorno fa, quando le hanno chiesto perché avesse declinato l’invito dell’ambasciata russa nel giorno della liberazione dal nazismo, l’8 maggio, la leader ha risposto che non voleva «festeggiare la sconfitta del mio Paese». Cioè, la Germania di Hitler.
In Germania, per ora, vige ancora la “Brandmauer”, il “frangifuoco” di Angela Merkel, il divieto per i conservatori della Cdu di allearsi con il suo partito. Un muro che da qualche mese ha cominciato a mostrare qualche crepa. Nei land dell’Est, dove l’Afd raccoglie tra un quarto e un quinto dei consensi, sta diventando sempre più difficile formare coalizioni senza l’ultradestra. E qualcuno, nella Cdu, sta cercando di picconare il “frangifuoco” merkeliano.
L’Afd veleggia nei sondaggi nazionali intorno al 20-22%. E una delle figure più influenti del partito euroscettico, filrousso e complottista, resta lo storico rivale di Weidel, il leader della Turingia Bjoern Hoecke. È l’uomo che definì il monumento all’Olocausto a Berlino «una vergogna».
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