DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
1 - "PERCHÉ HO CHIUSO ALLE 18. NESSUNO ORA SOFFI SUL FUOCO"
Lettera di Giuseppe Conte al “Fatto quotidiano”
* presidente del Consiglio.
CONFERENZA STAMPA DI GIUSEPPE CONTE
Abbiamo appena varato un Dpcm con misure più restrittive, ma necessarie. Quel Dpcm è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza, rappresentate dai rispettivi capi-delegazione. Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza, che legittimamente chiede di capire i motivi delle scelte del governo. In queste ore molti ci chiedono: perché chiudete proprio i ristoranti, perché le palestre, i cinema e i teatri, che pure applicano rigorosamente i protocolli di sicurezza? A queste categorie - e ai cittadini tutti - va data una risposta razionale, perché razionali sono i criteri che ci hanno ispirato. Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi.
Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l'afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio. Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l'attività sportiva in palestre e piscine.
Stessa cosa abbiamo fatto la sera: abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici. Uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici abbassando la propria soglia di attenzione e creando assembramenti. Ecco perché abbiamo sospeso le attività di ristoranti, cinema e teatri.
GIUSEPPE CONTE IN VIDEO CONFERENZA
Così si è meno incentivati a uscire di casa. Non solo: diminuendo le occasioni di socialità, abbassiamo anche il numero di contatti che ognuno di noi può avere, rendendo così più facile fare i tracciamenti nel caso in cui una persona risulti positiva. Senza queste misure la curva è destinata a sfuggirci di mano. Sono queste le motivazioni che ci hanno spinto ad adottare misure che sappiamo essere dure. Ora è il momento della responsabilità. La politica - e questo vale soprattutto per chi è al governo - deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi.
Ora è il momento di mettere il Paese in sicurezza, evitando la diffusione del contagio e il rischio di non riuscire a garantire cure e ricoveri adeguati e di non riuscire a preservare il tessuto economico e produttivo. Siamo tutti pienamente consapevoli delle ricadute economiche di queste misure, delle difficoltà a cui molti cittadini italiani vanno incontro, penso a chi lavora nel settore della ristorazione, del turismo, dello spettacolo, della cultura, delle palestre e di tutti i settori connessi. Ma proprio per questo oggi approviamo un decreto importante con ingenti risorse che ci permette di ristorare tutte queste persone, di dare loro in maniera rapida e diretta risorse per colmare le perdite dovute alle chiusure. Saranno soldi certi e rapidi.
2 - CONTE REAGISCE: "MISURE NON IN DISCUSSIONE QUALCUNO SOFFIA SUL FUOCO PER I SONDAGGI"
Federico Capurso per “la Stampa”
È un assedio. Giuseppe Conte incassa, «senza queste misure la curva è destinata a sfuggirci di mano», si difende, ma i colpi sferrati contro palazzo Chigi sono ormai una pioggia incessante. Vengono dalle associazioni di categoria, dalle opposizioni, dalle piazze, dai governatori. I più duri nascono però nella pancia del suo stesso governo. Da Matteo Renzi, che boccia il Dpcm chiedendone apertamente una modifica. Le misure «che sappiamo essere dure», dice il premier che «non sono in discussione». Piuttosto, «vanno spiegate a una popolazione in sofferenza», predica.
Ai cittadini va data «una risposta razionale. Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente». E alle stilettate di Renzi, risponde chiedendo «responsabilità». Perché «la politica, e questo vale soprattutto per chi sta al governo, deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi. Ora è il momento di mettere il Paese in sicurezza». Il premier reagisce alle critiche di Italia viva, che aveva chiesto di non colpire altri settori per sollevare il carico che grava sui trasporti pubblici, entrando nel merito.
MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN
Ed è proprio questa la strategia, per quanto condannata dagli uomini di Renzi, che il premier spiega di aver dovuto sposare. D'altronde, «acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile», dice. «Per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l'attività sportiva in palestre e piscine. Stessa cosa abbiamo fatto la sera: abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici».
Da qui, le chiusure di teatri, cinema e locali. Ma «proprio per questo domani (oggi, ndr) approviamo un decreto importante con ingenti risorse che ci permette di ristorare tutte queste persone, di dare loro in maniera rapida e diretta risorse per colmare le perdite» dovute alle chiusure. «Saranno soldi certi e rapidi», promette. Arringa difensiva che il presidente del Consiglio ribadirà giovedì mattina alla Camera, enunciando le nuove misure contenute nel Dpcm. Poi in Senato, dove si troverà faccia a faccia proprio con Renzi, oltre che con Salvini e Meloni.
GIUSEPPE CONTE MASCHERINA CORONAVIRUS COVID RISTORANTI
L'obiettivo è ricucire con il leader di Italia viva, come avvenne nel febbraio scorso, dopo giorni di alta tensione. Sembra vano, invece, lo sforzo di trovare quiete nel rapporto con le destre. Conte tende la mano, «dobbiamo alimentare il confronto delle idee, un confronto anche aspro ma sempre rispettoso dell'opinione altrui», dice, ma il suo è un invito che cade nel vuoto. Ma è fuori dai palazzi della politica che vive la preoccupazione più grande del premier, quella per le proteste di piazza che anche in queste ore nascono, a macchia di leopardo, in tutto il Paese.
Vanno assorbite, non condannate: questo il pensiero da cui nasce la volontà di aprire un dialogo serrato con tutte le associazioni di categoria colpite dal Dpcm. Ieri Conte ha accolto una delegazione di rappresentanti del settore sagre, fiere e mercati, che da ore manifestavano sotto Montecitorio. Oggi proseguirà con Confesercenti, Confcommercio, gestori di palestre e piscine, operatori dello spettacolo e della cultura. Poi, domani pomeriggio, arriverà il turno dei segretari di Cgil, Cisl e Uil. In cima alla lista di richieste dei sindacati c'è la proroga del blocco dei licenziamenti per tutta la durata delle casse Covid, ma sullo sfondo c'è la mobilitazione invocata domenica dalle tre sigle sindacali in una lettera inviata al premier. Un'altra mina da disinnescare.
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