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Fausto Carioti per “Libero quotidiano”
Le linee di confine della politica italiana stanno cambiando ed è il caso di cambiare anche gli addendi e tirare nuove somme. Se non altro perché qualcuno - Matteo Salvini, ad esempio - lo sta già facendo. Oggi i tre numeri più interessanti sono 25, 15 e 5: rispettivamente, le percentuali di voti di cui sono accreditati il Movimento Cinque Stelle, la Lega e i Fratelli d' Italia. Messi insieme fanno 45.
I singoli numeri e il totale possono differire un po' a seconda degli istituti. Per Ixè, tradizionalmente generoso col Pd, la somma che nessuno si azzarda a fare si ferma a quota 42,7, mentre usando le cifre di Tecnè ed Euromedia si arriva a 44,5; con i numeri dell' Istituto Piepoli il totale fa 43 e con quelli di Emg 45,4. In ogni caso si sfiora la maggioranza assoluta e non c' è alleanza che il Pd possa fare che appaia in grado di reggere il confronto.
renzi su chi e salvini su oggi
Il giorno in cui i voti di Beppe Grillo, Matteo Salvini e Giorgia Meloni potranno essere sommati in una coalizione che punta a governare il Paese probabilmente non arriverà mai. Certe aggregazioni però si possono fare non solo per andare al governo, ma anche per terremotare l'ordine esistente e costruirne uno nuovo. Ed è proprio questo il motivo per cui adesso la somma tra i tre ha un senso.
Intanto è successo che alla fine, saltato il collante di Silvio Berlusconi, l' Italia si è adeguata al "modello" continentale, dove in ogni Paese convivono da avversarie una destra moderata e una destra antieuropea e antisistema. Salvini e Meloni, che rappresentano questa seconda, non stanno più con il Cavaliere e l' unico nuovo accordo elettorale di rilievo tra loro tre che sopravviverà da qui al voto di giugno rischia di essere quello milanese su Stefano Parisi.
Ci sono - non da oggi - larghe sovrapposizioni tra la destra "lepenista" di Salvini e Meloni e il coacervo ideologico grillino, soprattutto alla voce «Unione europea ed euro».
Gli stessi Cinque Stelle, quando serve, non si fanno problemi ad adottare parole d' ordine di destra su immigrati e sicurezza. Sono di questi giorni invece gli annunci di Salvini e Meloni: ambedue hanno detto che se a Roma il ballottaggio sarà tra il piddino Roberto Giachetti e la grillina Virginia Raggi, si schiereranno con la seconda.
Ma prima delle Comunali ci saranno i referendum ai quali questa destra e i grillini voteranno, assieme a una parte del popolo di sinistra e di Forza Italia, contro le trivellazioni petrolifere in mare. E dopo, in autunno, verrà il referendum costituzionale al quale Matteo Renzi ha legato la propria sopravvivenza, e pure in questo caso Cinque Stelle, Lega e FdI potranno colpire nella stessa direzione.
beppe grillo gianroberto casaleggio
Soprattutto, più importante di ogni altra cosa, c' è l' interesse comune a mandare a casa Renzi e a far saltare in aria il Pd e ciò che resta del centrodestra plasmato da Berlusconi, per poi spartirsi i cocci tra grillini e "nuova" destra. Come ha detto Salvini, «non basta più la ricetta del vecchio centrodestra. Non bisogna fermarsi al passato, né a Roma né altrove». L' accordo "strategico" insomma, ammesso che esista, riguarda solo Salvini e Meloni; l' assonanza tra loro e Grillo risponde invece a un disegno tattico che prevede di passare con la ruspa sopra al panorama esistente.
Per un obiettivo simile, un consenso pari al 45% dei voti rappresenta una forza d' urto impressionante, alla quale le occasioni per dispiegarsi non mancheranno. Non in Parlamento, dove i numeri sono diversi e ancora in favore di Renzi e dove il consolidamento dell' asse Salvini-Meloni sta già riavvicinando Berlusconi al Nuovo centrodestra. Ma in ogni scontro politico che ci sarà nel Paese, dai referendum ai ballottaggi contro i candidati renziani, quella quasi-maggioranza di elettori che risponde a Cinque Stelle, Lega e Fratelli d' Italia è destinata a fare massa.
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