DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per www.repubblica.it
“Uno spreco di tempo e capitale politico”. Così una fonte anonima di Downing Street riassume al Financial Times i primi sei mesi del governo laburista: trionfalmente eletto primo ministro all’inizio di luglio con una maggioranza quasi da record di ben 156 seggi, Keir Starmer conclude l’anno fra crescenti critiche e dubbi.
Il 61 per cento della popolazione è insoddisfatto della sua prestazione personale e il 70 per cento della prestazione dell’esecutivo da lui guidato. In un sondaggio, il Labour è stato superato da Reform, il partito populista di Nigel Farage, promotore della Brexit e alleato di Donald Trump.
Intanto il Pil è rimasto inchiodato a una deprimente crescita zero fra luglio e settembre, creando ansie di recessione, l’inflazione ha ripreso a salire e la Confindustria britannica ammonisce che l’economia nazionale sta andando verso “il peggiore dei mondi possibili”.
Il quotidiano della City cita un ministro laburista secondo cui Rachel Reeves, la ministra del Tesoro, “non è all’altezza”. Altre voci dall’interno della sinistra britannica si chiedono perfino se lo stesso Starmer sarò il leader capace di guidare il partito alla sfida alle urne del 2029 o prima di allora verrà sostituito dai suoi stessi deputati tramite un voto di sfiducia.
KEIR STARMER GIORGIA MELONI A ROMA
[…] è vero, come Starmer e i suoi collaboratori ripetono incessantemente, che il Labour ha ereditato una situazione economica spaventosa da 14 anni di governi conservatori. Per questo la finanziaria presentata in autunno è stata costretta a tagli all’assistenza pubblica, aumenti delle imposte (sia pur solo indirette) e riduzione di benefici fiscali, scontentando tutti, dai ceti meno abbienti agli imprenditori.
Ma insistendo in continuazione sulla drammatica gravità del momento, la leadership laburista ha finito per diffondere un pessimismo che contribuisce ad alimentare le difficoltà. “Se il governo non riesciurà a creare fiducia negli investitori”, avverte l’economista Martin Wolf, “i guai continueranno e cresceranno”.
[…]
Per provare a invertire la rotta, Starmer ha cambiato la propria squadra. Ha licenziato la capo di gabinetto Sue Gray, a cui venivano rinfacciate scelte sbagliate, una conduzione assolutista e il conflitto d’interessi di avere presieduto in precedenza la commissione d’inchiesta sui party illegali a Downing Street durante i lockdown per la pandemia - indagine che portò alle dimissioni del conservatore Boris Johnson.
[...] In parte, dicono gli opinionisti, il leader laburista ha un problema di comunicazione: forse dovrebbe richiamare in servizio pure Alastair Campbell, il formidabile “spin doctor” di Tony Blair. Ma in parte, come sottolineano varie fonti dai ranghi del Labour, il suo problema è di sostanza: una carenza di visione. Blair rappresentava il New Labour, alla lettera un “nuovo” tipo di sinistra, basata sulla dottrina della Terza Via. Nel pensatoio di Starmer c’è solo un cauto riformismo, accompagnato dalla promessa di buon governo e crescita economica.
La consolazione per il premier è che Kemi Badenoch, eletta leader dei Tory dopo la sconfitta elettorale di Rishi Sunak, finora è apparsa incapace di rilanciare il centro-destra. Ma la sua preoccupazione ora è Reform, il partito del populista trumpiano Farage, che sostiene di avere l’appoggio politico e finanziario di Elon Musk e che ha già portato dalla propria parte alcuni importanti donatori conservatori, tra cui il costruttore edile miliardario Nick Candy, secondo il quale molti ricchi industriali sono intenzionati a seguirlo: “Con Farage”, predice l’uomo d’affari, “si preparano grandi cose per il Regno Unito”.
Lo spettro di un Trump inglese, capace di distruggere i partiti tradizionali e conquistare Downing Street, è l’incubo che tormenta le vacanze di Natale di Starmer. Una pausa di cui il capo del governo ha grande bisogno per voltare pagina e provare a iniettare un po’ di ottimismo nel Labour e nel Paese. “Ma non sono sicuro”, confida un ministro laburista al Financial Times, “che sir Keir sia un ottimista”.
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