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LA STRADA CHE PORTA AL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA È UN CAMPO MINATO PER GIORGIA – MELONI VUOLE ANDARE AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE SULLA RIFORMA NORDIO, PERCHÉ IL CLIMA DI TENSIONE CRESCENTE LA DANNEGGIA. MA È PROBABILE CHE SI ANDRÀ ALLE URNE IL 29 MARZO – FOLLI: “GLI OPPOSITORI VEDONO LA POSSIBILITÀ DI UNA RIMONTA, SE RIUSCIRANNO A TRASFORMARE IL DIBATTITO DI MERITO IN UNA CONTESA POLITICA. NEL 2016 L'ALLORA PREMIER RENZI COMMISE L'ERRORE DI ACCETTARE LO SCONTRO. E LO PERSE. MELONI SI SFORZERÀ INVECE DI STARNE FUORI, MA SARÀ PIÙ DIFFICILE A DIRSI CHE A FARSI…” – LA SCELTA DI ROSY BINDI COME TESTIMONIAL PER IL “NO” È UN MESSAGGIO DI SCHLEIN A CONTE...

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Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”

 

giorgia meloni carlo nordio

Facciamo l'ipotesi che il referendum sulla giustizia si tenga alla fine di marzo, magari domenica 29. Si sa che il governo vorrebbe anticiparlo, per quanto è possibile, perché ha poco vantaggio dal prolungare un clima di tensione.

 

Viceversa, gli oppositori della riforma, quindi l'arcipelago del No, ha l'interesse opposto: allungare la campagna e giovarsi della visibilità che ne deriva, tanto più che i sondaggi riconoscono al Sì, allo stato delle cose, una certa prevalenza. In definitiva, la fine di marzo sarebbe un plausibile compromesso.

 

MATTEO RENZI GIORGIA MELONI

Altrimenti si dovrebbe scivolare al 12 aprile, dopo Pasqua. In ogni caso mancano tre mesi e mezzo, forse quattro, al principale appuntamento politico di primavera. Le cui conseguenze saranno maggiori di tutte le elezioni regionali fin qui svolte.

 

Di recente qualche super ottimista aveva affacciato uno scenario a tinte rosa: una campagna quasi neutra, depurata dall'atmosfera da resa dei conti, con le forze politiche che se ne stanno alla finestra e lasciano il campo ai tecnici. Ma non ci voleva molta fantasia per prevedere il contrario. […]

 

Oggi il lieve prevalere del consenso alla riforma è un dato non secondario, ma troppo esile per far dormire sonni tranquilli alla maggioranza. E gli oppositori, che siano politici o magistrati, vedono la possibilità di una rimonta, a maggior ragione se riusciranno a trasformare il dibattito di merito in una contesa politica.

 

ROSY BINDI

Nel 2016 l'allora premier Matteo Renzi commise l'errore di accettare lo scontro, facendo del referendum costituzionale un sondaggio su di sé. E lo perse, come è noto. È ovvio che Giorgia Meloni si sforzerà invece di starne fuori, ma sarà più difficile a dirsi che a farsi.

 

Il primo segnale del clima che si prepara è la nomina di Rosy Bindi alla testa del Comitato per il No. Figura rappresentativa della storia della sinistra, cattolica impegnata nel sociale, già ministro della Sanità e vicina a Romano Prodi, sarà a fianco di Giovanni Bachelet, figlio del giurista assassinato dalle Br. È una scelta su cui la destra ha subito ironizzato, presentando Rosy Bindi come un personaggio legato a un passato ideologico.

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

Ma è sempre un errore sottovalutare l'avversario. Lei è senza dubbio l'opposto di Giorgia Meloni, tuttavia è una combattente politica sperimentata. Rappresenta un'opzione chiara: il gruppo dirigente del Pd, affidandosi a un nome di prestigio ma radicale, indica che vuole battersi senza risparmio. È vero, una certa area culturale a cui pure fa riferimento il partito è divisa.

 

I nomi di chi ha preso posizione per il Sì sono numerosi e ben conosciuti: dall'ex presidente della Consulta, Augusto Barbera, all'ex ministro della Giustizia e professore di diritto, Cesare Salvi, fino a costituzionalisti come Stefano Ceccanti e Carlo Fusaro. […]

 

È un mondo che conta nel paese, ma il vertice del Pd ha voluto compiere una scelta diversa. Come ha fatto nel caso della legge Delrio sull'antisemitismo, anch'essa divisiva. C'è la volontà di non lasciare margini ai 5S di Conte, intransigenti nel No a fianco dell'associazione dei magistrati. E c'è la convinzione che una vittoria della maggioranza sulla giustizia scompaginerebbe i già precari equilibri del centrosinistra. Quindi, ecco l'opzione Bindi e le premesse del muro-contro-muro di qui a marzo. [...]

 

rosy bindi foto di bacco (2)

Quanto a tutto il resto, ossia le ipotesi su Rosy Bindi come candidata premier del centrosinistra o addirittura candidata presidente della Repubblica nel 2029, bisogna dire che è quantomeno prematuro.

giorgia meloni carlo nordio.