LA STRAGE SUL FIUME QUWAIQ - ORRORE IN SIRIA: 65 CADAVERI DI GIOVANI ALLINEATI IN UNA FOSSA COMUNE - HANNO MENO DI 30 ANNI, LE IMMAGINI RIVELANO L’ESECUZIONE CON UN COLPO IN TESTA - ACCUSE INCROCIATE TRA LEALISTI E RIBELLI: IMPOSSIBILE ACCERTARE A QUALE DELLE FAZIONI IN LOTTA APPARTENEVANO I COMBATTENTI GIUSTIZIATI AD ALEPPO - LA SIRIA SPARISCE DAI TG E SPROFONDA NELL’INFERNO: GIA’ 700MILA I RIFUGIATI…

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Francesca Paci per "la Stampa"

In un'immagine si vedono i corpi allineati sulla riva del Quwaiq, il fiume che separa il distretto meridionale di Ansari da Bustan al Qasr, uno dei quartieri di Aleppo in mano all'opposizione. In un'altra, più ravvicinata, si distinguono i jeans, le scarpe da ginnastica, le polo da cui sbucano le braccia legate sul dorso. I primi piani svelano il foro del proiettile in testa o nel collo, il fango misto al sangue rappreso sui volti già rigidi da ore, l'età, in tutti i casi inferiore ai 30 anni.

Sono almeno 65 i cadaveri scoperti ieri nella seconda città siriana, un'esecuzione di massa che, secondo l'organizzazione londinese «Syrian Observatory for Human Rights», proverebbe la dissennata corsa dei lealisti al regolamento sbrigativo dei conti. Damasco replica puntando l'indice contro i ribelli, rei di aver rapito e poi freddato le vittime (irriconoscibili anche perché senza documenti). Ma chiunque abbia premuto il grilletto nella macabra roulette russa in cui è degenerata la rivolta contro Assad le salme sono lì, l'ennesima strage, persone che diventano subito numeri nella lista degli oltre 65 mila morti in due anni sotto gli occhi dell'apatica opinione pubblica occidentale.

«Quando guardiamo una foto dovremmo chiederci quali sono le atrocità che esclude, quelle che non mostra» scriveva l'intellettuale Susan Sontag nel suo ultimo volume «Regarding the Pain of Others» (Davanti al dolore degli altri). Le immagini cruentissime che giungono dalla Siria, quasi sempre non verificabili, raccontano la scena e il dietro le quinte, la morte e il valore ormai perduto della vita nella spirale inarrestabile dell'odio.

«Sono stati sequestrati dai terroristi con l'accusa di essere filo-regime e sono stati uccisi la notte scorsa in un parco di Bustan al Qasr» riferisce una fonte governativa interpellata dal «New York Times». «Si tratta di un nuovo massacro che si aggiunge ai tanti commessi nel silenzio ipocrita della comunità internazionale e dei paesi arabi» incalza il Syrian Observatory citando le testimonianze dei combattenti del Libero Esercito Siriano che accusano le truppe del presidente e avvertono della probabile presenza di altri corpi sul fondo del fiume maledetto.

«Mio fratello è sparito settimane fa mentre attraversava una zona in mano ai governativi e non ne sappiamo più nulla» dice ad «Al Jazeera» Mohammed Abdel Aziz, uno degli abitanti di Aleppo accorsi sulle sponde del Quwaiq con tanto di guanti di lattice blu sperando di scorgere nel fango il volto amato.

Con i rifugiati giunti oltre quota 700 mila, l'Onu che denuncia l'emergenza umanitaria, i morti, i dispersi, la ferocia cieca dell'esercito di Assad e la logica dell'occhio-per-occhio adottata dai suoi oppositori armati, tra le cui file combattono ormai apertamente i miliziani qaedisti di Jabhat al-Nusra, la Siria si spegne ogni giorno così come si spegne l'attenzione mediatica in attesa del prossimo massacro.

 

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