strage orlando

LA STRAGE AL “PULSE CLUB” DI ORLANDO E' IL SALVAGENTE ELETTORALE PER TRUMP - IL TYCOON, IN DIFFICOLTÀ NEGLI ULTIMI TEMPI, HA RINGHIATO VIA TWITTER CONTRO I MUSULMANI E L’IPOCRISIA DI OBAMA: “QUANDO DIVENTEREMO DURI, ASTUTI E VIGILANTI?”

strage al pulse club di orlando strage al pulse club di orlando

1 - “MAMMA, MI UCCIDE: ADDIO” ORLANDO, 50 MORTI NEL CLUB GAY SPARI E OSTAGGI IN NOME DELL’IS

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

«Mamma ti amo, sto per morire, lui ci sta arrivando addosso, addio!». E’ l’ultimo sms ricevuto dalla madre di Eddie Justice, un urlo di paura in diretta, mentre le raffiche lo uccidevano. «Da allora più niente – dice la madre – ma non so neanche se il suo cadavere sia stato identificato». Ora nessuno può entrare là dentro, nel perimetro della morte che circonda il Pulse Club di Orlando, Florida.

omar mateenomar mateen

 

«C’è ancora tanto sangue, sangue dappertutto» dice il sindaco Buddy Dyer, la voce rotta dalle lacrime. Ha negli occhi l’ultimo messaggio disperato lanciato dai gestori del Pulse Club su Facebook: «Uscite di qui, correte correte senza fermarvi. E pregate per noi». Chi ce l’ha fatta, ora è qui in fila per donare il sangue, prega davvero per i tanti feriti gravi che lottano contro la morte: già nove deceduti sotto i ferri dei chirurghi, nell’ospedale per grandi traumi, a un solo miglio dal perimetro che l’Fbi ha blindato attorno al Pulse Club, che aveva organizzato una festa di musica latina.

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«E’ la più grave strage da sparatoria nella storia degli Stati Uniti. Un atto di terrorismo e di odio». Barack Obama parla alla nazione sotto shock alle due del pomeriggio, 12 ore dopo l’inaudita carneficina in un locale gay di Orlando, Florida: 50 morti e 53 feriti. Il bilancio più terribile in assoluto dopo l’11 settembre 2001, sul suolo americano. Il terrorista, ucciso dalla polizia, ha radici familiari afgane e poco prima di lanciarsi nell’assalto ha dichiarato fedeltà all’Is. Molti dunque gli indizi di una matrice islamista.

 

omar mateen e la sua famigliaomar mateen e la sua famiglia

A soli cinque mesi dalla strage di San Bernardino (California), l’America angosciata si riscopre vulnerabile e indifesa. Obama non si pronuncia sul movente, si sente costretto ad aspettare il verdetto dell’Fbi: «Stiamo ancora cercando di apprendere tutte le circostanze». Dichiara la sua solidarietà alla comunità gay: «È una tragedia per questi nostri amici, un attacco a loro è un aggressione contro tutti noi, i valori che ci definiscono come nazione».

 

Subito parte all’attacco Donald Trump: «Obama usi la definizione di terrorismo islamico, o si dimetta». Sono le due del mattino di domenica, quando al Pulse Club di Orlando ha inizio l’orrore. Omar Saddiqui Mateen, 30 anni, nato a New York da genitori afgani, fa irruzione nel locale della comunità gay con due armi in pugno: un fucile automatico e una pistola. «Forse anche un ordigno esplosivo addosso», dice l’Fbi.

 

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Apre il fuoco all’impazzata, alcuni vengono colpiti alla schiena mentre tentano di scappare. Poi si barrica nel locale prendendo come ostaggi alcuni dei sopravvissuti. Da quel momento, sono altre tre ore di incubo: è proprio la presa di ostaggi a rallentare l’intervento della polizia. Il Pulse Club viene circondato dalle forze speciali, arrivano i commando dei Swat Team, ma l’ordine di dare l’attacco è rinviato a lungo per il timore che il terrorista possa farsi saltare per aria e uccidere molti ostaggi. È solo alle cinque del mattino che parte l’assalto delle teste di cuoio, che si conclude con l’uccisione di Mateen.

omar mateen    omar mateen

 

La prima conferenza stampa a dare dettagli sull’attentatore e sulla dinamica del massacro arriva la mattina di domenica. Il capo della polizia di Orlando, John Mina, descrive Mateen con queste parole: «Organizzato, ben preparato». Rivela che poco prima di lanciarsi all’assalto nel Pulse Club lo stesso Mateen ha telefonato al 911, il numero delle emergenze e della polizia. In quella chiamata ha dichiarato «fedeltà allo Stato Islamico », e ha «citato gli attentatori di Boston», i due fratelli Tsarnaev (ceceni di religione islamica) che misero ordigni esplosivi alla maratona del 15 aprile 2013.

 

A confermare la matrice islamista, più tardi arriva una prima rivendicazione dall’Amaq News Agency, legata alle forze dello Stato Islamico. L’agenzia celebra «il miglior regalo per il Ramadan, da un combattente». Nonostante i segnali convergenti, l’Fbi almeno nel corso della prima giornata mantiene aperte tre piste nelle sue indagini: «Terrorismo internazionale, terrorismo domestico, crimine di odio».

obama dopo la strage di orlando obama dopo la strage di orlando

 

Non si escludono a vicenda. Il terrorismo internazionale implica l’esistenza di un’organizzazione estera che abbia contribuito a preparare l’attacco, anche se poi è stato perpetrato da uno solo. Il terrorismo domestico coincide con l’ipotesi del “lupo solitario”, magari auto-indottrinato alla jihad, ma senza veri rapporti organizzativi con l’estero.

 

ingresso del pulse club di orlandoingresso del pulse club di orlando

Il crimine di odio è il reato che include le aggressione ai gay, ma la scelta del bersaglio è compatibile con l’ideologia omofobica dei fondamentalisti islamisti. Una delle prime direzioni imboccate dalle indagini, anche attraverso la perquisizione della casa di Mateen a Fort Pierce (Florida), è l’origine afgana dei genitori, i possibili legami del padre con i Taliban.

 

Il padre del terrorista esce allo scoperto e parla di “odio anti- gay”, scatenato in Omar dalla vista di due uomini che si baciavano in pubblico. E nello stesso giorno arriva la notizia che un uomo armato è stato arrestato mentre si dirigeva al gay Pride di Los Angeles.

 

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Il massacro di Orlando in pochi istanti cambia la dinamica della campagna elettorale. Trump, in difficoltà negli ultimi giorni per i suoi attacchi a un giudice federale di origini ispaniche, riparte all’offensiva. Il candidato repubblicano è veloce a reagire, come sempre via Twitter: «Quando finirà? Quando diventeremo duri, astuti e vigilanti?».

 

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L’accusa è rivolta all’Amministrazione Obama. Sono passati solo sei mesi dalla strage di San Bernardino in California. Che ha fatto il governo per prevenire quest’altra tragedia? Hillary Clinton in un primo tweet è cauta, allineata su Obama: «Mentre aspettiamo maggiori informazioni, i miei pensieri vanno a tutti coloro che sono colpiti da questo atto orrendo». Poi ci ripensa e rilancia le sue proposte per restrizioni alle vendite di armi.

 

Ma per molti americani non è questo il punto, il verdetto è già chiaro: la nuova atroce ferita inflitta alla nazione viene dai nemici giurati che portano la jihad nel cuore del paese. Trump ha già in passato accusato il “politically correct” dei democratici di indebolire l’America. E’ sempre stato all’attacco su questo tema: fino alla sua proposta di vietare l’ingresso negli Stati Uniti agli immigrati di religione islamica.

i ragazzi uccisi nella strage di orlandoi ragazzi uccisi nella strage di orlando

 

Proposta anti-costituzionale, come fecero notare anche diversi leader repubblicani. Ma sotto lo shock, nell’ondata di paura angoscia e rabbia provocata da Orlando, quanti consensi si stanno spostando verso Trump? Sui media americani è già cominciato il tam tam delle speculazioni elettorali. Eventi come questi hanno il potere di cambiare l’intera dinamica della gara elettorale.

fiaccolata per le vittime della strage di orlandofiaccolata per le vittime della strage di orlando

 

2 - L’OMBRA CHE CALA SUL VOTO USA

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

È iniziata la «via crucis» dell' America verso il voto di novembre, anche se per adesso non si parla di attentati pianificati a tavolino da chi vuole alimentare un clima da «scontro di civiltà» alla vigilia delle elezioni presidenziali americane. Il massacro di Orlando, pur con le sue dimensioni impressionanti e l' origine afghana dell' assassino, potrebbe essere il crimine di uno squilibrato dettato dall' odio contro una minoranza: in questo caso quella dei gay.

 

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Qualcosa di simile agli attacchi dei «white supremacist» contro i neri in una chiesa di Charleston o in un tempio sikh del Wisconsin. M a non mancheranno gli imitatori in un Paese armato fino ai denti che con le elezioni offre un palcoscenico straordinario a folli e terroristi.

 

L' estate degli Stati Uniti, già surriscaldata da una campagna elettorale durissima su tutti e due i fronti e dalla prospettiva di contestazioni contro Donald Trump durante la «convention» di Cleveland, rischia di essere costellata da massacri a raffica (ieri un allarme anche a Los Angeles), non necessariamente pianificati da una centrale terrorista. E, proprio per questo, ancor più pericolosi e imprevedibili.

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Dopo la strage di San Bernardino, a dicembre, era diffuso il timore che l' atmosfera surriscaldata della campagna elettorale potesse alimentare altri attentati di «lupi solitari». Dopo le stragi dell' 11 settembre 2001 le forze Usa hanno imparato a prevenire gli attacchi su larga scala di organizzazioni come Al Qaeda, mentre è molto più difficile intercettare il proselitismo individuale coltivato su Internet dall' Isis. Sono oltre 800 le indagini in corso nel Paese su cittadini americani sospettati di aver aderito o di voler aderire a organizzazioni terroriste dell' Islam radicale.

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Difficilissimo capire chi è veramente pericoloso quando si esaminano delle semplici intenzioni e non crimini già commessi. Ricette semplicistiche (oltre che illegali e controproducenti) come quella di Donald Trump che vorrebbe proibire l'ingresso negli Usa ai musulmani, rivelano tutta la loro inconsistenza in un caso come quello del massacro perpetrato da Omar Mateen che era a tutti gli effetti un cittadino americano: nato nel Paese, lavorava nel campi della sicurezza e aveva tutte le licenze necessarie per detenere le armi con le quali ha fatto strage.

fiaccolata per le vittime della strage di orlando  fiaccolata per le vittime della strage di orlando

 

Più che al terrorismo, il massacro di Orlando ci riporta alle stragi insensate nelle scuole, nei cinema, nei «campus» universitari d' America. E agli «hate crime» degli estremisti della supremazia bianca che di volta in volta hanno preso di mira varie minoranze etniche e religiose. Stavolta l'intolleranza è quella di un uomo di origine afghana, ma il suo sembra essere il gesto di uno squilibrato violento più che quello di un estremista religioso con un' agenda precisa. «Era un violento» raccontano gli amici. «Si era infuriato vedendo due gay che si baciavano davanti ai suoi figli e a sua moglie» ha provato a spiegare il padre.

donald trump sulla strage di orlandodonald trump sulla strage di orlando

 

Insomma un crimine tanto grave quanto difficile da prevenire. E se, dopo San Bernardino, Barack Obama aveva enfatizzato la pista terroristica e insistito con tono accurato soprattutto sulla necessità di non farsi trascinare in reazioni eccessive e rappresaglie da «clash of civilization», stavolta il presidente ha mostrato soprattutto frustrazione e rabbia per la frequenza degli assassini di massa che continuano a verificarsi in un Paese nel quale circolano almeno 300 milioni di armi da fuoco, una per ogni abitante.

 

fiaccolata per le vittime della strage di orlando   fiaccolata per le vittime della strage di orlando

Obama ha parlato di terrorismo, ma anche, apertamente, di «hate crime» contro una minoranza particolarmente vulnerabile, quella omosessuale, colpita nel luogo in un certo senso più sacro: uno di quei club nei quali chi a volte è respinto dalla società e magari dalla sua stessa famiglia, è andato a cercare conforto e solidarietà.

 

donald trump sulla strage di orlando donald trump sulla strage di orlando

Più ancora di un possibile retroscena terroristico di matrice islamica, è questa agghiacciante novità a colpire il presidente, insieme alla capacità di una persona sola di ucciderne decine, ferendone altrettante, con un' unica potentissima arma: una vera arma di distruzione di massa - un fucile d'assalto - perfettamente legale, visto il fallimento dei tentativi della Casa Bianca di mettere al bando almeno le più pericolose, quelle da guerra.

dolore per la strage di orlandodolore per la strage di orlando

 

Obama non c'è riuscito e sa che non ci riuscirà: subito dopo l'attacco di Orlando la Nra, la lobby delle armi, ha difeso il diritto dei cittadini di possedere un Ak-47 definendolo un'arma da caccia e per la difesa domestica. La sconfitta politica del presidente diventerà un vantaggio elettorale per Trump? È il timore di molti democratici, ma proprio attacchi come quello di ieri potrebbero mettere in luce l' inconsistenza del suo progetto.

 

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