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Ancora una condanna all'Italia da parte della Corte di Strasburgo per l'ennesimo caso in cui il nostro Paese non è riuscito a garantire la relazione figlio minorenne-genitore escluso dall'altro genitore. La sentenza (Improta c. Italia, 4 maggio 2017) giunge a meno di due mesi di distanza dalle altre due in ambito di relazioni familiari: Talpis c. Italia, 2 marzo 2017 e Endrizzi c. Italia, 23 marzo 2017. Le condanne si susseguono ormai sempre più frequenti: Strasburgo ha richiamato l'Italia più volte a provvedersi di un "arsenale giuridico adeguato" (Lombardo c. Italia, 29 gennaio 2013).
Cosa voglia dire, in un sistema caratterizzato da frammentazione delle competenze e polverizzazione dei riti, è evidente: necessario un giudice unico, davanti al quale si concentrino tutte le competenze in ambito minorile e delle relazioni familiari, che giudichi anche secondo un rito unico, semplificato, garantista, tale da consentire l'effettiva concentrazione delle competenze.
Ma va da sé che questo giudice non può essere un giudice ordinario, indica anche il Consiglio d'Europa: la specialità della materia impone che sia un giudice specializzato. Il disegno di riforma così come è all'esame del Senato (DDL 2284) non va. Magistrati e pubblici ministeri debbono essere assegnati a tale ufficio in via esclusiva e le relative cause debbono essere solo a loro assegnate; il collegio -per le materie in cui è necessario- deve essere integrato da saperi diversi necessari per individuare nel caso concreto the best interest of the child.
Dalle indicazioni europee non viene certo l'invito a mantenere lo status quo che è insostenibile, ma a costruire "l'arsenale giuridico adeguato" secondo criteri di specializzazione effettiva che non disperda il patrimonio acquisito, superandone i molteplici innegabili gravi difetti, dato che sempre meno riesce a garantire giustizia.
E' la strada seguita dall'avvocatura, sottolineano CAMMINO-Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni, ONDF-Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia, UNCC-Unione Nazionale Camere Civili: secondo i rispettivi presidenti, Maria Giovanna Ruo, Claudio Cecchella e Laura Jannotta, è proprio l'avvocatura che, con il coordinamento del CNF, si è resa parte diligente nel percorso di riforma, costruendo una possibile ipotesi solutiva di giudice unico effettivamente specializzato, sul modello del Giudice di sorveglianza, come indicato dal Consiglio Superiore della Magistratura nel parere del 13 luglio 2016.
Andare verso l'Europa vuol dire riformare con intelligenza e rispetto delle specificità questo delicatissimo settore della giustizia che tocca interessi sensibili di sempre più vasti stati di popolazione, individuando -con le altre professionalità interessate- la migliore riforma possibile per persone, relazioni familiari e minorenni. Questo il messaggio ribadito dall'avvocatura -e non solo- anche nel convegno organizzato dal CNF il 10 maggio u.s. e che vedrà i protagonisti – avvocati, magistrati, assistenti sociali con l'attenta presenza del legislatore- incontrarsi ancora per discutere nell'interesse della società civile.
Giudice unico con competenza omnicomprensiva nel settore, che mantenga la specializzazione ma nel quale vengano superati i molteplici e ormai insostenibili difetti di un sistema che sembra non essere più in grado di garantire giustizia e colleziona condanne da Strasburgo a ritmo serrato.
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