RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
DAGONEWS
Matteo Salvini, in overdose da sondaggi, ha delineato il suo piano d'azione per il dopo-Europee. Lui sogna di raggiungere il 35%, nella Lega il traguardo del successo è il 32%. Se davvero le rilevazioni corrispondessero a realtà – e non è una certezza –, la prima mossa non sarebbe far cadere il governo.
Bissare il successo di Strasburgo anche nel Parlamento italiano gli sarebbe infatti precluso da Mattarella, che non vuole il voto anticipato né Salvini premier, e da tutti quei grillini (la maggioranza) che non ci pensano affatto a mollare la poltrona, visto che li attende l'oblio politico.
Gli scenari del governicchio di centrodestra con Forza Italia e i voti raccolti tra peones e responsabili, e quello di un Parlamento nuovo di zecca a maggioranza leghista, al momento hanno poche chances. In fondo, rompere con i 5 Stelle non gli conviene. Loro sono il partito del No, si impiccano alle promesse elettorali non mantenute, e al confronto il Capitone sembra uno statista del fare, un uomo d'azione.
Rimpasto è la parola chiave. Salvini – in caso di successo elettorale della Lega, con il M5S sotto il 25% – pretenderà due ministeri: quello delle Infrastrutture e dei Trasporti (Toninelli) e a scelta uno tra Giustizia (Bonafede) e Difesa (Trenta).
Ma che succede nel borsino governativo del Carroccio? Intorno a sé il vicepremier ha Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, che però è considerato troppo ultrà.
C'è Savona, che però è troppo innamorato di sé, della sua voce e dei suoi scritti, che elargisce ai quotidiani con cadenza bisettimanale come se fosse un annoiato professore in pensione e non il Ministro degli Affari Europei.
C'è Giorgetti, con cui il rapporto è sempre più altalenante, ma è il destino da sempre riservato ai ''fratelli maggiori'' di leader in ascesa, un po' perché bisogna ammazzare il padre, un po' perché Salvini (come Renzi) vince grazie al suo lato dionisiaco, istintivo, e non certo per quello apollineo e razionale.
Con il sottosegretario Rixi, invece, i rapporti sono ottimi, e sarebbe lui a prendere il posto di Toninelli.
luigi di maio casaleggio di battista casalino
Fatto il rimpasto, andrà ''aggiornato'' anche il contratto cosiddetto del Cambiamento, affinché rifletta il nuovo assetto governativo. Più spazio a imprese, taglio delle tasse, sicurezza. Che ne sarà del premier Conte? Resterebbe al suo posto, il perfetto cartonato presentabile, ma non più in quota 5 Stelle: dovrebbe essere ''reinvestito'' da Salvini e rispondere di più agli interessi del ministro dell'Interno (al che, la domanda è legittima: che ne sarebbe di Casalino?).
Tutto ciò, ovviamente, si verificherà se le stime dei sondaggisti si trasformeranno in schede elettorali. E come si pone Casaleggio junior davanti alla prospettiva di perdere il 30% dei consensi, scendendo al 20-23%? È stranamente tranquillo. In fondo, chi aveva previsto il 32% per i grillini alle politiche di marzo scorso? Nessuno, salvo la Ghisleri negli ultimi giorni prima del voto. Proprio come il 25% del 2013.
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE BY LUGHINO
E se anche stavolta il Movimento fosse ampiamente sottostimato? È stato scritto che i grillini sono come la DC e poi Berlusconi: tutti li votano ma nessuno lo dice. Solo che stavolta c'è un altro ''guilty pleasure'', che mangia hamburger e caccia gli immigrati. E si ciuccia i voti degli altri…
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