di maio salvini di battista renzi

COSA SUCCEDERÀ NELLA POLITICA ITALIANA: GRILLO DEVE DECIDERE TRA DIBBA E DI MAIO, E… - LA VERITÀ SU GIORGETTI E SIRI: PERCHÉ SALVINI HA DETTO DI NO AI LEGHISTI AL TESORO - DI MAIO HA PRONTO LO SLOGAN ELETTORALE: “DENTRO L’EUROPA, MA ALLE NOSTRE CONDIZIONI”. MA SARA' MATTEO A GIOCARE SU DUE FORNI, M5S E CENTRODESTRA, FINO AL VOTO - IL PD LANCIA GENTILONI O CALENDA? RENZI NON HA TEMPO PER LA ‘MACRONATA’, E DUNQUE…

 

 

 

DAGONEWS

 

IL DAY-AFTER DELL’ADDIO DI CONTE: IL M5S

luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

Mentre Alessandro Di Battista, Sahra e il pupo volano verso la California, Beppe Grillo riprende in mano le redini del Movimento. Deve decidere chi mettere in campo alle prossime elezioni, prima che sia stabilita la data. Dibba o Luigino? Nelle scorse ore i due si sono sentiti, e poi hanno parlato con Davide Casaleggio. Per ora Beppe, ovvero il Garante, non si vuole mettere in mezzo.

 

Nel M5S sono convinti che prenderanno comunque più voti della Lega e che saranno sempre loro a muovere i fili. La domanda è: schierare Di Maio, già rodato e pronto con squadra, programma e mini-esercito, o bruciarlo per sempre lanciando il Che Guevara di Roma Nord, con la sabbia di San Diego ancora tra i piedi?

 

luigi di maio matteo salvini 2

Una parte del Movimento non ha gradito affatto che il ‘capo politico’ abbia svenduto gli ideali come il no alla Tav e il Reddito di Cittadinanza, decisamente annacquato nella versione del contratto con Salvini. Però è anche vero che Di Maio ha creato una sua classe dirigente, ha degli agguerriti fedelissimi, e che questa truppa difficilmente mollerà il potere annusato finora.

 

 

SALVINI

Inutile ripetere che il furbo leader leghista è il vincitore in questo bordello, che si è rigirato Di Maio come una cotoletta, che si può rivendere come martire dei mercati cattivi eccetera. Parliamo di cose più concrete: come mai ha detto di no a Giorgetti Ministro dell'Economia al posto di Savona? Perché Matteo lo voleva a tutti i costi come sottosegretario della Presidenza del Consiglio: è uno dei pochi di cui si fida e aveva bisogno di lui come badante dello sconosciuto e imprevedibile Giuseppe Conte.

 

luigi di maio matteo salvini

Giorgetti avrebbe avuto il suo ufficio a Palazzo Chigi, mica a Via XX Settembre dove lo aspettavano una montagna di conti e soprattutto BTP da piazzare sui mercati (bella rogna)…In più, avrebbe spinto per una bella delega ai servizi segreti che avrebbe fatto scopa con il suo ruolo da Ministro dell’Interno, così da controllare il grosso del sistema di pubblica sicurezza di questo paese.

 

E su Armando Siri, c’è del vero in quello che ha detto Di Maio: i grillini erano disposti a dare il Ministero dell'Economia al senatore, nonostante si tratti di un ex giornalista Mediaset, ex socialista collaboratore di Craxi e con alle spalle il patteggiamento di una condanna a 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta. Sulla carta, un impresentabile per il popolo grillino, visto che hanno schifato Paolo Romani alla presidenza del Senato con la scusa di qualche bolletta telefonica di troppo. Ma per Luigino, accecato dagli ottoni di Palazzo Chigi, queste erano diventate bazzecole.

alessandro di battista sahra e il figlio andrea

 

Il problema, e qui casca l’asino, è che il nome non è mai stato portato al Quirinale. Sabato Siri aveva anche accettato di prendere il posto di Savona, ma quando Salvini ha visto l’accanimento di Mattarella sul nome dell’economista 82enne e che il suo impuntarsi avrebbe potuto fatto crollare tutto e costruire il suo futuro trionfo, ha preferito questa strada. Tanto da sbugiardare Di Maio ieri da Barbara D’Urso: “Siri? Non so, non c’ero. Non so cosa si siano detti Mattarella e Di Maio nei loro incontri riservati”.

alessandro di battista sahra e il figlio andrea

 

CHE NE SARÀ DELL’AMORE TRA LUIGI E MATTEO?

Di Maio vuole, anche per la propria sopravvivenza, prendere il patto elettorale con la Lega e trasformarlo in programma elettorale. Ha anche già pronto lo slogan: “Dentro l’Europa, ma alle nostre condizioni”. Salvini nicchia, e intende mantenere i due forni aperti il più a lungo possibile, fino alle elezioni. Allearsi con Di Maio vuol dire un bottino finale decisamente più ampio: al momento i sondaggi parlano di un M5S in calo ma sempre sopra il 25% e una Lega che arriva tranquillamente al 24/25%. Potrebbe puntare a un accordo come con Di Maio: chi prende un voto in più va a Palazzo Chigi.

 

salvini giorgetti

Ma la strada vecchia con Silvio e Giorgia Meloni (che a parte i berci sull’impeachment, non tocca palla, visto che Matteo le ha soffiato tutti i punti più saporiti del programma) non è mica da buttare. Sarebbe premier e padrone assoluto di una coalizione in cui non dovrebbe negoziare ogni nomina, scelta, partecipazione televisiva. E Berlusconi, questo ormai si sa, meglio tenerselo caro. Il centrodestra viaggia intorno al 38/42% in queste settimane. Se Silvio punta al voto utile di chi vuole mettere un argine alle fregole del leghista, può anche recuperare qualcosa (al momento è intorno al 10%).

matteo salvini luigi di maio contratto

 

Per questo, da domenica in poi, la parola d’ordine per Salvini è: moderazione. Sì, potrà abbaiare indignazione e ripetere vecchi cavalli di battaglia, ma la linea è stata chiara da subito: niente impeachment, niente rotture con Berlusconi, niente liti con Luigino. E’ di pochi minuti fa il suo proclama via Facebook alle agenzie di rating: “Vi dico che la Lega non vuole il disastro del Paese: con il nostro governo, investire in Italia converrà, ma con le buone maniere. Mattarella ha sbagliato ma chi lo insulta o lo minaccia non fa parte del futuro del mio Paese”.

paola savona villa borghese

 

Grande pacificazione, insomma, chiesta anche da una fetta importante del suo elettorato. In queste ore il leader felpato ha ricevuto decine di chiamate da parte di preoccupatissimi imprenditori del Nord, timorosi per il destino dell’euro ma soprattutto delle loro ‘fabbrichette’. E lui avrebbe risposto di non far troppo caso alle sparate elettorali, visto che condivide al 90% il discorso di Vincenzo Boccia all’assemblea di Confindustria. Un conto è negoziare e un conto è rompere. Il metodo è quello di Trump, vero idolo di Matteo: prima scassa tutto e poi tratta.

 

ULTIMO, IL PD

Per Renzi si è chiusa la finestra temporale in cui lanciare la sua “Macronata”, dunque dovrà lavorare con quello che ha per le mani, ovvero un Pd allo sbando guidato da una specie di Bersani con più capelli e meno carisma. Nelle scorse settimane aveva fatto il nome di Gentiloni come candidato naturale in caso di ritorno al voto a luglio, ma le cose sono cambiate. Il conte Paolo è un uomo perfetto in tempo di pace, ma qui siamo in guerra e tocca scegliere qualcuno più battagliero.

MATTARELLA SALVINI

 

Il candidato inevitabile per chi bazzica Twitter, il 1° municipio di Roma, o l’area C milanese è ovviamente Carlo Calenda, sconosciuto agli italiani ma almeno battagliero e pronto per andare in tv (Gentiloni non è esattamente un animale da talk show). Nelle prossime ore i due si incontreranno: Renzi è davvero pronto a consegnare quel che resta del suo patrimonio politico a uno così ambizioso e pronto a farlo secco alla prima occasione? O riuscirà a strappare un patto segreto che lo tuteli negli anni a venire? Ah, saperlo…

matteo renzi carlo calenda

 

luigi di maio sergio mattarellasergio mattarella carlo cottarelli