DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - QUEI CONTRATTI SEGRETI DELL'UE CON LE IMPRESE GLI EUROPARLAMENTARI: "SERVE TRASPARENZA"
Marco Bresolin per "La Stampa"
Cosa succede se un'azienda, in questo caso Pfizer/BioNTech, non rispetta i tempi di consegna dei vaccini? Al momento nessuno è in grado di rispondere alla domanda perché sui contratti vige una clausola di riservatezza che impedisce di conoscerne i dettagli. E anche se ora la multinazionale Usa ha annunciato che renderà noto l'accordo siglato con i governi Ue, gli interrogativi sono destinati a rimanere tali perché con ogni probabilità il documento verrà pubblicato con una serie di «omissis».
Esattamente come è stato fatto con quello di CureVac. La mancanza di trasparenza ha scatenato le proteste degli europarlamentari, che accusano la Commissione di occultare informazioni importanti per i cittadini: secondo il capogruppo dei liberali, Dacian Ciolos, questo atteggiamento «mette a rischio la loro fiducia nei vaccini». Ma dall'esecutivo Ue ammettono di non poterci fare nulla: «Abbiamo le mani legate dalle clausole di riservatezza», si è difesa Stella Kyriakides, commissaria alla Salute.
Nei giorni scorsi il contratto siglato con CureVac è stato messo a disposizione degli eurodeputati, ma a una serie di condizioni molto rigide: per consultarlo era necessario recarsi fisicamente in un ufficio della Commissione, solo per pochi minuti, senza la possibilità di scattare fotografie o prendere appunti. E con sorpresa finale: le parti più interessati erano censurate.
Niente dettagli sui prezzi, sui pagamenti e sulle consegne. Sul contratto siglato dalla Commissione con CureVac c'è una tabella con il numero delle dosi da consegnare (che però è oscurato) con cadenze trimestrali. Da Bruxelles spiegano che «i dettagli delle consegne sono disciplinati dagli accordi tra le case farmaceutiche e i singoli Stati».
Ma da un punto di vista legale le aziende che producono vaccini potrebbero essere vincolate a rispettare solo la quantità prevista all'interno di ogni trimestre e non il calendario settimanale. Questo spiegherebbe perché, nei giorni scorsi, Pfizer ha assicurato a Ursula von der Leyen che tutte le dosi previste per i primi tre mesi dell'anno arriveranno entro marzo.
L'intesa con Pfizer, come detto, è ancora ignota. Ma se fosse in linea con quella siglata con CureVac ci sarebbero pochi margini per contestare i ritardi. Nel contratto si legge: «In caso di ritardo nella fornitura del prodotto rispetto al programma di consegna stimato, il contraente informerà la Commissione non appena ragionevolmente possibile, spiegando le ragioni del ritardo e presentando un programma di consegne rivisto che dovrebbe essere il più vicino possibile al programma di consegne stimato, tenendo in considerazione le ragioni del ritardo». Se così fosse, non ci sarebbero conseguenze per l'azienda.
Pfizer ha giustificato i ritardi con un temporaneo rallentamento della produzione che è finalizzato a una sua ulteriore espansione. Sembra che la frenata sia dovuta a una mancanza di scorte delle materie prime.
A questo si aggiunge il caos legato al numero di dosi per fiala: inizialmente erano 5, ma alcuni Stati - attraverso speciali siringhe - sono riusciti a estrarne 6. Tanto che anche l'Agenzia europea del farmaco ha dato il via libera all'estrazione della sesta dose.
Pfizer/BioNTech, però, non ha alcuna intenzione di regalarla: la dose in più viene conteggiata come tutte le altre e il problema è che alcuni Stati (come la Francia o la stessa Germania) sono al momento a corto delle siringhe necessarie, dunque si ritrovano con meno vaccini rispetto a quelli ordinati.
Dalla Commissione Ue sono però ottimisti e assicurano che a fine marzo arriverà «una quantità impressionante di vaccini». L'esecutivo Ue ha fissato obiettivi ambiziosi per i governi: entro la fine dell'estate si punta a vaccinare il 70% degli adulti, mentre entro la fine di marzo l'80% del personale sanitario e degli over 80.
2 - «PFIZER RIDUCE ANCORA LE DOSI» BOCCIA: AZIONE LEGALE DELL'ITALIA
Claudia Voltattorni per il "Corriere della Sera"
quartier generale pfizer a new york
Oggi l'Italia attende 241.020 dosi di vaccino Pfizer. Dovevano arrivare ieri. Ne sono state consegnate solo 53.820. E questo dopo che già lo scorso venerdì ne sono arrivate 165 mila in meno. Un ennesimo ritardo che il direttore generale dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, definisce «molto preoccupante» e che mette le Regioni in stato di allarme perché una consegna a singhiozzo rischia di far saltare l'intero piano vaccinale, con ritardi sia nella prima vaccinazione sia nel richiamo.
Non solo. La consegna ritardata ha creato disparità tra le Regioni con arrivi in alcuni casi ridotti di oltre la metà, come in Veneto, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna. Dopo aver cambiato a sorpresa e unilateralmente la tempistica di consegna motivandola con problemi di assestamento nella produzione, il colosso farmaceutico Usa Pfizer promette che dal 25 gennaio tutto tornerà regolare.
Ma il commissario straordinario all'emergenza Domenico Arcuri fa sapere che «l'azienda ci ha comunicato che anche nel corso della prossima settimana non solo non verranno consegnate in Italia le dosi non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne». Un comportamento «deplorevole» e, nell'incontro di ieri sera con le Regioni e i ministri di Salute e Affari regionali, Roberto Speranza e Francesco Boccia, ipotizza un esposto alla procura «per inadempimento del contratto pubblico: valuteremo - spiega - quali azioni intraprendere a tutela dei cittadini italiani e della loro salute in tutte le sedi, civili e penali, in cui ciò sarà possibile».
DOMENICO ARCURI FRANCESCO BOCCIA
Oggi partirà il contenzioso attraverso l'avvocatura dello Stato, dice Boccia: «Pretendiamo chiarezza e rispetto per il nostro Paese sugli accordi europei presi». E il presidente della Conferenza Stato-Regioni e presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini assicura l'appoggio delle Regioni «per tutte le azioni che si vorranno intraprendere allo scopo di tutelare il diritto alla salute dei cittadini italiani».
Nel frattempo, per tamponare i «buchi» lasciati dai ritardi di Pfizer, d'accordo con le Regioni, il governo vara un nuovo piano di distribuzione dei vaccini con un meccanismo di solidarietà tra le Regioni per garantire i richiami: chi ha conservato più dosi di scorta le cederebbe a chi ha somministrato più vaccini rimanendo poi senza.
La sede di Pfizer a Puurs in Belgio
Ma intanto ecco già i primi effetti dei ritardi con lo slittamento deciso da Lazio, Piemonte e Puglia dell'inizio della vaccinazione degli ultraottantenni e dei 400 mila pazienti oncologici. L'obiettivo era quello di vaccinare over 80 e sanitari entro la fine di marzo. Ieri un milione e 200 mila persone ha ricevuto il vaccino, per 4.285 è arrivata la seconda dose.
Non si placa poi la polemica sulle parole della vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti che legava la consegna dei vaccini al Pil. Ma in una lettera inviata ad Arcuri, Moratti spiega di non aver mai «pensato di declinare vaccini e reddito, il Pil cui mi riferivo è un indicatore finanziario, produttivo, economico».
Nonostante ciò, accuse e critiche sono arrivate un po' da tutte le parti, a partire dal ministro Boccia: «Un'ipotesi contraria alla civiltà e ai diritti universali». Poi il sindaco di Milano Beppe Sala, «mi cadono le braccia», e il governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Siamo ad un passo dalla barbarie».
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