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A CHI I MIGRANTI? A NOI! - IN CULO A SALVINI, LA DUCETTA COMMISSARIA PIANTEDOSI E AFFIDA NELLE MANI DI MANTOVANO LA CABINA DI REGIA SULL’IMMIGRAZIONE (DA SEMPRE PILASTRO SU CUI POGGIA IL CONSENSO LEGHISTA) - MOLTO “IRRITATO”, MATTEO SBOTTA: “IO AL VIMINALE HO OTTENUTO RISULTATI. ORA DOVREMO VALUTARE COSA RIUSCIRANNO A FARE A PALAZZO CHIGI” – E MINACCIA CHE SI SENTIRÀ LIBERO DI CRITICARE IL GOVERNO SE GLI SBARCHI PROSEGUIRANNO CON L’ATTUALE FREQUENZA (+103 PER CENTO RISPETTO AL 2022)

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Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco e Fabio Tonacci per www.repubblica.it

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Matteo Salvini resterà fuori dalla cabina di regia sull’immigrazione che si riunirà a Palazzo Chigi ogni settimana, sotto la direzione del sottosegretario Alfredo Mantovano. Il leader della Lega non avrà più voce in capitolo su un tema, quello della gestione dei flussi dei richiedenti asilo, che è da sempre il suo argomento preferito.

 

La scelta di Giorgia Meloni di convocare in seduta permanente il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) e di affidargli il ruolo di coordinamento “tra i ministri e i soggetti istituzionali coinvolti” formalmente esclude il dicastero delle Infrastrutture, per statuto non previsto nella compagine del Comitato. Certo, il leader del Carroccio è anche vicepremier e in tale veste potrebbe parteciparvi.

 

giorgia meloni meme by sirio

Lo stesso Mantovano, nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri di lunedì, lo ha citato nell’elenco dei componenti della cabina di regia. Ma Salvini non ci sarà, fanno sapere i suoi.

 

Ciò che trapela nelle ultime ore, incrociando fonti di Palazzo Chigi con quelle della Lega, è che Salvini non prenderà parte agli incontri settimanali. Ed è pronto a sfidare chi ha deciso di avocare a sé il dossier, ossia la premier e il suo braccio destro.

 

Il leghista è molto irritato, riferiscono, per lo “strapotere’’ del sottosegretario alla Presidenza. E ritiene che Mantovano non risolva i problemi, ma “accentri tutto”. Chiederà risultati, quando si presenterà l’occasione, e si sentirà libero anche di criticare l’operato del suo stesso governo se gli sbarchi proseguiranno con l’attuale frequenza (+103 per cento rispetto al 2022).

 

matteo salvini

Con i suoi va ripetendo quello che assomiglia già a uno slogan in vista delle Europee, ottimo per far concorrenza alla presidente del Consiglio. “Io al Viminale ho ottenuto risultati - è il senso del suo ragionamento più ricorrente - ora dovremo valutare cosa riusciranno a fare quelli che gestiscono la partita da Palazzo Chigi”.

 

[…] L’approccio ha il sapore di una competizione: Salvini non intende infatti abbandonare politicamente il dossier immigrazione, non gli converrebbe, perché è da sempre il pilastro su cui poggia il consenso leghista. Semmai, il ministro delle Infrastrutture chiederà pubblicamente rigore e scelte drastiche con nuovi decreti sicurezza, come ha già fatto negli ultimi giorni, provando a ritagliare per sé un profilo diverso, pragmatico, slegato da un nodo – quello degli sbarchi – che sta segnando il principale fallimento del governo Meloni. Salvini si mostrerà sempre più impegnato e concentrato sull’azione del proprio dicastero, forte dei miliardi di euro che il Pnrr gli riserva per costruire opere pubbliche.

 

SALVINI MIGRANTI

È un sfida politica […]. Che parte dalla consapevolezza che la stessa Meloni ha espresso al Consiglio dei ministri, quando ha detto “è difficile spiegare all’opinione pubblica quello a cui si assiste sui migranti, lo capisco bene”. La premier lo capisce e lo teme. Lo “sente”, addirittura, perché le hanno segnalato una campagna aggressiva sui social che sta sporcando il suo consenso proprio facendo leva sulla gestione dell’immigrazione.

 

meloni mantovano

Nello stesso tempo, però, ha preferito dare seguito a quanto meditato da tempo, portando il dossier sotto la guida diretta di Palazzo Chigi. Una mossa di cui si iniziò a parlare dopo la tragedia di Cutro e che pare avere anche il favore del Colle, che nutre fiducia nell’azione di Mantovano. […]  Ma quella della premier è anche una decisione frutto di ingranaggi che non girano come dovrebbero perché […]. nasce dopo diversi momenti di incomprensione tra i ministri, i servizi di intelligence e il vertice dell’esecutivo

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