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Da "il Foglio"
Non sono stati Snowden, Greenwald, Assange né qualche hacker con la maschera di Guy Fawkes a svelare l'identità del capo della Cia a Kabul, ruolo assai delicato e ovviamente coperto da segreto, come tutte le operazioni di spionaggio.
à stata la Casa Bianca a trasmettere per errore il suo nome via email a seimila e rotti giornalisti, mentre inviava gli aggiornamenti sulla visita a sorpresa di Barack Obama in Afghanistan.
Fra i nomi degli ospiti c'era anche il suo, che poco dopo è stato emendato dalla lista con accorata preghiera ai destinatari di non diffondere l'identità della spia americana, ma intanto la notizia della gaffe aveva preso a girare.
La madre delle teorie del complotto è sempre incinta, dunque esiste una scuola di pensiero per cui si tratta di una macchinazione interna condotta per motivi cripticamente malvagi, il classico "inside job" americano, come l'11 settembre e Pearl Harbor; ma la versione ovvia è che sia stato semplicemente un errore, una svista di chi ha battuto il testo e disattenzione di chi non l'ha controllato scrupolosamente.
Succede anche al governo del paese più potente del mondo, e ci ricorda che nemmeno l'apparato di sicurezza più avanzato è immune dall'errore. I Greenwald, gli Assange e i loro multiformi club della cospirazione cavalcano una rappresentazione esageratamente cinematografica della sicurezza americana, che è infallibile, onnipresente, scruta ogni cosa con qualità divine.
La capacità di spaventare il lettore è direttamente proporzionale all'efficienza del nemico: se il nemico manda informazioni riservate via email per sbaglio, che gusto c'è? Scoprire che dietro il marchio della Cia, simbolo quasi sacro del potere pervasivo e senza limiti, ci sono magari ragazzotti poco più vecchi dei neolaureati che infilano errori nei comunicati stampa della Casa Bianca danneggia inevitabilmente i cultori della rappresentazione totalitaria della sicurezza, ma è attività che conduce dalle parti della realtà delle cose e lontano dalla loro versione mitica tanto cara ai detrattori del potere.
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