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SULLA TAV SI CONSUMA LO PSICODRAMMA PIDDINO - IL CAPOGRUPPO DEM MARCUCCI CHIEDE LA FINE DEL GOVERNO: “CONTE VADA AL QUIRINALE, LA MAGGIORANZA NON C’È PIÙ” - ZANDA: “SONO A FAVORE DELLA TAV MA HO VOTATO PER DISCIPLINA DEL GRUPPO, PERCHÉ POLITICAMENTE SAREBBE STATO MOLTO PIÙ UTILE USCIRE DALL'AULA” - CALENDA RANDELLA ZINGARETTI: “VOTO INCOMPRENSIBILE, ORA IL PD NON SI LAMENTI"
ANDREA MARCUCCI GIAN MARCO CENTINAIO
Nella giornata più convulsa della storia di questa legislatura, mentre si rincorrono voci di una possibile crisi imminente, il Pd chiede chiarezza. "Conte vada al Quirinale, la maggioranza non c'è più", è stata la richiesta espressa sia dal capogruppo in Senato, Andrea Marcucci - durante il dibattito sulla Tav mentre emergeva la spaccatura netta tra Lega e 5Stelle - sia dal segretario, Nicola Zingaretti. E dalla segreteria dem arriva un messaggio ulteriore: parli il presidente del Consiglio, in questo clima di confusione, c'è bisogno di un suo intervento in Parlamento. Deve esserci un passaggio formale.
Il Pd al Senato ha tenuto la linea emersa nelle ultime ore: votare le mozioni favorevoli all'opera e bocciare quella dei 5Stelle. Il senatore e tesoriere del partito, Luigi Zanda, dopo la conclusione del voto, dice: "Sono a favore della Tav ma ho votato per disciplina del gruppo, perché politicamente sarebbe stato molto più utile uscire dall'Aula". E ancora: "Uscire poteva aiutare a fare emergere con più forza l'incompatibilità ormai conclamata tra Lega e M5s: c'erano ministri della Lega da una parte e M5s dall'altra. Ma sarebbe stato utile uscire anche per noi perché non mi è piaciuto vedere il voto Pd accostato a Lega, Fi e Fdi".
Una posizione, quella di Zanda - esponente democratico vicino al segretario Zingaretti - espressa anche da Carlo Calenda che stamattina è tornato all'attacco su Twitter esprimendo dissenso rispetto alla scelta di restare in aula. "Voto incomprensibile, ora il Pd non si lamenti".
Critiche che riflettono la divergenza emersa già nei giorni scorsi. Il segretario Zingaretti avrebbe voluto far esplodere ancor più il contrasto all'interno della maggioranza con la scelta dell'astensione. Gli uomini più vicini al Nazareno, come Zanda e Misiani, hanno sostenuto questa linea anche in assemblea ma i gruppi parlamentari sono, soprattutto al Senato, a maggioranza renziana. E la scelta fatta dal segretario è stata quella dell'unità del partito in questo momento convulso per il governo. Rispettando l'autonomia del gruppo. Intanto circolano le voci più diverse, anche sulla scelta della linea al Senato. I più maliziosi affermano anche che è stato solo con il ritorno di Renzi dagli Stati Uniti che è stata definita la strategia da adottare in aula.
CALENDA IN COSTUME APPENA USCITO DAL LAGHETTO DI MONTAGNA
Nella pattuglia Pd è poi emerso il caso di Tommaso Cerno, il senatore che ha votato in dissenso dal gruppo ricordando anche in aula di aver sottoscritto la mozione dei 5Stelle. Cerno si è visto scherzosamente appuntare sul bavero una spilla di M5s da Matteo Renzi, a cui la spilla era a sua volta stata fatta arrivare dai banchi grillini.
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