TERMINATOR RENZI VA A BOLOGNA, DONNE PIDDINE IN ORGASMO, E ROTTAMA ANCHE VELTRONI: “I SUCCESSI MIGLIORI LI HA AVUTI COME ROMANZIERE: A CASA ANCHE LUI!” - IL SUPPORTER WALTER-EGO LA PRENDE MALISSIMO E MATTEO FRENA: “ERA UNA BATTUTA” - D’ALEMA SEMPRE PIU’ NERVOSO SBEFFEGGIA MONTI: “CHIUNQUE DOPO BERLUSCONI AVREBBE FATTO UNA DISCRETA FIGURA: ANCHE GIANNI DEL RISTORANTE ‘’CACIO E PEPE’’ CHE C'È SOTTO CASA MIA…”

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1 - ESAGERAZIONI...
Jena per "la Stampa" -
Adesso Renzi sta proprio esagerando, non può costringermi a difendere addirittura Veltroni.

2 - RENZI ATTACCA VELTRONI "UN BRAVO ROMANZIERE"...
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Cita Massimo Troisi sull'autoironia necessaria anche al politico («ricordati che devi morire»), cita Nietzsche e Pasolini, mescola Brunelleschi - «quello che amo di più, aveva il coraggio di sfidare gli assetti» - e Chesterton («il mondo non finirà per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di Meraviglia»), conclude facendo vedere Will Smith che nel film di Muccino dice al figlioletto «non permettere a nessuno, neanche a me, che qualcuno distrugga i tuoi sogni, e ti dica che non sei capace». Insomma, Matteo Renzi ha un dream e la gente lo vede, lo capisce.

Anche qui a Bologna, dove fa impazzire soprattutto le donne (Iva Zanicchi docet, «piace anche alle donne di destra»), e soprattutto mamme e nonne, donne anziane col ventaglio che lo amano. Se prende i voti come figlio d'Italia, in un paese di mamme è a posto. Il paradosso di Bologna è che proprio il politico che ha imparato meglio, ma fondendola e rimixandola, la lezione di Walter, finisce dentro una brutale polemica con Veltroni.

Flash back. Le citazioni alate e i bacioni delle nonne avvengono la sera, in un monologo ispirato alla Festa del Pd a Bologna; la premessa per lo scontro feroce è della mattina, e come al solito, per una battuta. Matteo non è solo il politico nuovo, è anche un toscanaccio che - solo in questo simile a D'Alema, ma con stile diverso per una battuta si giocherebbe il suo regno.

E la battuta che regala in radio è fiorentinissima, gli chiedono di Veltroni e lui fa: «Direi che i successi migliori li ha avuti come romanziere. Gli auguro tanti romanzi belli per il futuro». In caso di vittoria manderebbe «a casa anche lui, come tutti quelli che hanno fatto più di quindici anni in Parlamento». Boom.

La reazione più gentile nel partito delle lese maestà è quella di Ichino, gli ricorda che se Matteo è qui lo deve anche a Veltroni, e alle primarie che fece svolgere a Firenze (ma Veltroni a Firenze sostenne Pistelli, per la verità). La reazione media è invece quella di un veltroniano come Giorgio Tonini, «parole stupide e presuntuose».

Il sindaco di Firenze, flash forward, non è che se ne preoccupi tanto. A sera si spiega, «in fondo cosa ho detto? ho fatto una battuta sui romanzi di Walter, non mi pare così grave, a Firenze ci scortichiamo, e comunque non è paragonabile a quello che viene detto a me, no?».

Per stemperare, nel monologo ha anche fatto diverse autocritiche garbate, in particolare una che va letta anche come messaggio distensivo all'ex leader: «Parlerò di un mio libro, Stil novo. Beh, se guardate le recensioni è stato più stroncato che apprezzato... c'è chi ha detto che più che scrivere dovrei imparare a leggere...».

E giù grandi risate in sala ma insomma, Matteo voleva dire: guardate, sfotto innanzitutto i miei, di libri, «con Walter non è un problema personale, figurarsi, domenica prossima dovrei essere con lui sul palco a Firenze».

Veltroni però a chi gli ha chiesto un commento ha replicato con amarezza e freddezza: «Non rispondo per non alimentare questo clima folle che rischia di danneggiare il Pd proprio ora che ha il dovere e l'opportunità di dare risposte alla situazione del Paese». E la battuta di Renzi è così maldigerita che domenica sera il duetto a Firenze - con rispettivi libri - è a rischio.

Nondimeno, a Bologna Renzi dà davvero la sensazione di potercela fare, come attesta ancora l'ultimo sondaggio. È venuto in partibus infidelium e ha raccolto grandi applausi, addirittura tre ovazioni (quando ha chiesto «dopo tre mandati vadano in pensione!», quando ha promesso «se vinco diminuiremo il costo del lavoro per le donne», quando ha attaccato Vendola, «caro Nichi, dici che non sono di sinistra ma è di sinistra mandare a casa Prodi nel ‘98?»).

Non ha ricevuto un fischio (per dire, nei dibattiti toscani qualcuno che lo contesta c'è sempre). Ha molto elogiato Romano Prodi, manifestato ancora stima e rispetto per Bersani, ma sul governo Monti è stato duplice. «Noi non siamo solo numeri. Certo è un grande passo avanti rispetto ai Brunetta e le Brambilla, però manca l'idea di una speranza, di un orizzonte. Solo la politica, un governo politico può darlo. E io sono pronto. Sarò arrogante, ma meglio arrogante che vigliacco». Quell'orizzonte che il miliardesimo comizio del miliardesimo segretario stenta alquanto a restituire.

3-D'ALEMA: «NON BASTA ESSERE GIOVANI E BELLI»...
Dal "Corriere della Sera" - Una stoccata a Renzi e una al Cavaliere. Massimo D'Alema alla Festa del Pd a Torino prima attacca il rottamatore: «Se uno viene e dice che fa tutto schifo, anche se poi è giovane e bello non è che va tutto meglio. Mi hanno attaccato, mi hanno anche detto che sono un anziano. L'unica cosa che mi dà fastidio è che non c'è bisogno di insultarci». Poi suscita le risate della platea con un'altra battuta: «Chiunque dopo Berlusconi avrebbe fatto una discreta figura: anche Gianni del ristorante Cacio e Pepe che c'è sotto casa mia».

 

MATTEO RENZI A CHARLOTTE PER LA CONVENTION DEL PARTITO DEMOCRATICO AMERICANO jpegWalter VeltroniMASSIMO D'ALEMAICHINOROMANO PRODI Silvio Berlusconi