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Marco Valsania per ilsole24ore.com
Ci sono le strade diventate ogni sera buie e deserte, nell'East village e a Downtown, prima invece simbolo di una città che non dorme mai. I palazzi di uffici chiusi da giorni su Park Avenue. Le folle di auto ammucchiate ovunque in un unico colossale ingorgo, unico mezzo di trasporto certo ma non per questo affidabile, in mancanza di metropolitane che muovono sei milioni di persone al giorno. E le folle appiedate che invadono il ponte di Brooklyn da e verso Manhattan per cercare di andare al lavoro.
Ancora: ecco un gruppo di persone assiepate attorno a idrante per raccogliere l'acqua spessa venuta meno con l'elettricità , vicino alla 14esima strada. Ecco a due passi l'antico ristorante Old Homestead che, con la carne che rischia di andare a male, cuoce tutto e vende le bistecche per la strada a dieci dollari l'una anzichè i 47 abituali. C'è il blogger che offre su internet una doccia calda a chi ne avesse bisogno. E chi scrive di temere infestazioni di milioni topi, portati a galla dall'allagamento dei tunnel che corrono sotto la città .
Immagini del dopo Sandy, di una grande metropoli, New York, scossa da una "super bufera". Ma c'è anche di peggio, di molto peggio: al di là dell'East River, nel Queens, le ceneri di Breezy Point, dove alla mareggiata è seguito un enorme incendio che ha raso al suolo oltre cento abitazioni. «Sembra Londra o Dresda dopo la Seconda Guerra Mondiale», ha detto sgomento il senatore Charles Schumer.
E sull'intera città si allunga la pesante ombra della tragedia, il conto delle vittime ormai salito a forse trenta stando alle autorità municipali. Quasi la metà del totale dei morti fatti da Sandy in Nordamerica. Da una ragazza uccisa da cavi dell'alta tensione che avevano elettrificato una pozza d'acqua, a due bambini di poco più di dieci anni schiacciati da un albero caduto.
New York cerca di riprendersi. Ma lo fa a fatica e senza poter facilmente dimenticare una bufera senza precedenti ma per tanti, forse troppi versi, annunciata. I segni della ripresa si vedono ovunque. I teatri di Broadway hanno riaperto i battenti per gli spettacoli di mercoledì sera, omaggio al vecchio detto che "the show must go on", lo spettacolo continua nonostante tutto.
Ha riaperto dopo due giorni anche il New York Stock Exchange - testimonianza che anche il trading sui mercati finanziari "must go on" dopo la prima chiusura da maltempo così lunga dal 1888.. Anche se la campanella di inizio della seduta affidata al sindaco Michel Bloomberg ha suonato un po' stonata: nelle stesse ore il più grande ospedale pubblico della città , Bellevue, era ancora costretto a evacuare centinaia di pazienti per l'assenza di corrente.
Ancora stonate sembrano altre promesse di ripresa: in tutto ancora seicentomila persone, oltre 230.000 nella sola Manhattan, anzitutto nella zona meridionale, restano senza elettricità , su un totale nell'intero Paese di sei milioni. Bloomberg ha affermato di potere sperare che solo entro lunedì, a quasi una settimana dalla bufera, la città possa avvicinarsi alla normalità . E i danni, forse decine di miliardi in tutta la costa orientale degli Stati Uniti, restano difficili da valutare, a cominciare da quelli a rotaie, tunnel e macchinari rimasti sepolti e corrosi dall'acqua salata.
Soprattutto, però, sarà difficile spegnere le polemiche. Sono anni che gli scienziati avvertono che New York - capitale finanziaria, economica e culturale del Paese - è esposta a cataclismi atmosferici, a eventi estremi sempre più frequenti e alle conseguenze dei cambiamenti climatici. La bufera Irene, meno grave di Sandy ma una chiara avvisaglia, è dell'anno scorso. Un esempio concreto: allora le acque arrivarono a trenta centimetri dall'inondare una centrale elettrica nell'East Village.
Ebbene, questa volta è accaduto, dando vita a un'esplosione che ha scosso le zone meridionali di Manhattan. Così come è facilmente immaginabile che fatiscenti reti elettriche nei sobborghi che corrono tutte all'esterno, su tralicci di legno, crollino sotto le folate di vento o sotto alberi divelti e richiedano settimane per essere riparate.
Ora qualcuno chiede argini protettivi, dighe e altre misure preventive a difesa della città . E lo stesso governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha invocato risposte lungimiranti, a partire da investimenti in infrastrutture, a una tragedia raccontata da immagini e storie sotto gli occhi dell'America e del mondo.
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