NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
La congiura di Boris contro la morta che cammina. Theresa May è stata paragonata a una condannata che si avvia all' esecuzione da George Osborne, l'ex cancelliere dello scacchiere di David Cameron che ora fa il direttore dell'Evening Standard. E ieri mattina diversi giornali riportavano che lo zazzeruto ministro degli Esteri, Johnson, sarebbe pronto a lanciare la sfida alla premier per prenderne il posto.
«È solo questione di capire quanto a lungo rimarrà nel braccio della morte», ha detto Osborne, secondo cui l' esecuzione potrebbe avvenire già questa settimana. E per gli alleati di Boris Johnson il dubbio è solo quando, non se «BoJo» si candiderà alla leadership dei conservatori e del governo.
Il ministro degli Esteri ieri ha liquidato su Twitter queste speculazioni come «fesserie» e ha ribadito il suo appoggio a Theresa May. Ma in una situazione tutta in movimento le sue smentite non valgono più di tanto. Nei ranghi dei conservatori continuano a crescere le voci di chi chiede alla leader del governo di farsi da parte. «La sua posizione è insostenibile e lei lo sa», ha detto alla Bbc Anna Soubry, una delle capofila dell' ala filo-europea del partito. La premier è considerata l' unico responsabile del disastro elettorale che ha portato i conservatori a perdere la maggioranza.
Ma Theresa May per il momento si aggrappa alla poltrona e ieri ha portato a termine un mini-rimpasto di governo. Dove la novità principale è la nomina di Damian Green a Primo segretario di Stato, di fatto un vicepremier: lui è considerato un moderato sui temi europei e la sua promozione può suonare come un commissariamento della premier da parte di chi, come il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond, vorrebbe evitare una Brexit estrema. Ma dall' altro lato torna nel governo con la responsabilità dell' Ambiente Michael Gove, controverso ex ministro che era stato con Johnson il capofila della campagna per l'uscita dall' Unione Europea.
Contro la Brexit «dura» sono invece schierati gli unionisti protestanti nordirlandesi, che dovrebbero fornire la stampella a un governo di minoranza conservatore. Ma l'accordo parlamentare, annunciato sabato sera, sembra essere ancora in alto mare.
Il partito conservatore si sta in effetti spaccando sulla Brexit. Perché se è vero che Boris Johnson è l'unico con il carisma in grado di risollevarne le sorti, è anche vero che «BoJo» è un fautore dell' uscita «hard» dalla Ue: mentre l' ala europeista sta risollevando la testa e legge la sconfitta elettorale come una sconfessione delle posizioni estreme e come un mandato a cercare un accomodamento con l' Europa, che magari lasci la Gran Bretagna nel mercato comune.
david cameron alla camera dei comuni con dietro theresa may
Chi è pronto a sottolineare il caos in cui si agita il governo è Jeremy Corbyn, il leader laburista. Che sta preparando un programma alternativo da sottoporre all' approvazione del Parlamento. I sondaggi dicono che ormai Corbyn è considerato dall' opinione pubblica altrettanto capace di fare il premier di Theresa May e che se si votasse oggi i laburisti vincerebbero con sei punti di distacco. «Noi siamo pronti a tornare alle urne», ha annunciato Corbyn fiducioso.
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