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Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano
Ricordare chi se n'è andato è cosa nobile, ricordarli troppo è forse il sintomo di un'anomalia. Quasi che i morti fossero più vivi dei sopravvissuti. Negli ultimi giorni L'Unità pullula di celebrazioni di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti. L'aggancio sono due ricorrenze, rispettivamente 58ennale (19 agosto 1954) e 48ennale (21 agosto 1964) delle scomparse. Elzeviri, agiografie. E ardite attualizzazioni.
Mentre Avvenire faceva lo stesso, sancendo nuovamente una di quelle convergenze parallele involontarie che costituiscono il programma del Partito Democratico, L'Unità ospitava una paginata su De Gasperi. A firma Marco Follini. Sintesi: la Dc, sin dalla impostazione del fondatore, era un partito di centro che guardava a sinistra. Sottotesto facile: il Pd è la naturale prosecuzione del verbo degasperiano.
Ieri è toccato a Togliatti. Articolo di Michele Prospero. Prima parte che scintillava vivida ("Senza i suoi arnesi anche il comunismo italiano sarebbe stato un movimento marginale"). Parte centrale sulla preveggenza del Migliore. E finale che si caratterizzava come chiara elegia del caro estinto a fini personali. Prima un ardito parallelismo De Gasperi-Togliatti, che in fondo si somigliavano ("C'è qualcosa di rilevante che li accomuna") anche se, per motivi a questo punto inspiegabili, si sono combattuti per una vita.
Quindi il forte monito: "Sbaglierebbe il Pd a rinunciare a questo confronto storico-critico, magari in ossequio a coloro che vorrebbero eliminare il contributo dei comunisti italiani, non solo dal patrimonio culturale dei Democratici di oggi, ma dall'intera storia nazionale". Ovvero: "Siamo uguali, ma siamo diversi". Come Nanni Moretti in Palombella Rossa. Dalla lettura de L'Unità sembra evincersi, nitidamente, che il Pd era il sogno segreto di De Gasperi e Togliatti: se non lo hanno fondato, uniti in un sol corpo, è stato unicamente per mancanza di tempo.
Giova prenderne atto: è una rivelazione di proporzioni storiche pressochè epocali. Verrebbe da pensare che, in assenza di leader e programmi, l'unica strada è affidarsi al carisma postumo: beati gli ultimi, cioè i Bersani, ma comunque e sempre meglio i Togliatti. E ci sarebbe pure la tentazione, invero malandrina, di scorgere in queste eredità appena forzate un che di altamente comico: il Pd che si autoproclama discendente di De Gasperi e Togliatti (e magari anche Cavour, Sturzo e - perché no - Batman e Bordiga), è un po' come Alessandro Siani che si professa nuovo Troisi.
Questa tendenza a personalizzare il passato, oltre a suonare ideologicamente un po' macabra, parrebbe l'ammissione inconscia di magnifiche sorti e progressive neanche più inseguite. Carri funebri che si sorpassano grottescamente tra loro, in un'autostrada sperduta. Sacre reliquie da esporre, e santificare, affinché i fedeli non si accorgano che i nuovi cardinali non sono che ologrammi.
Non sia mai: De Gasperi è vivo, Togliatti pure e anche il Pd si sente benissimo. I due statisti litigavano per finta, aspirando in realtà a un'ammucchiata nobilmente democratica. Sia lode, dunque, a L'Unità . Un po' revisionista e un po' lisergica. La stessa che, sempre ieri, pubblicava una foto della commemorazione di Togliatti al Varano. C'era Ugo Sposetti. C'era Marisa Malagoli Togliatti. E c'era un corona di fiori, con sopra una scritta a banda rossa: "Democratici di sinistra". Più che un pensiero affettuoso, un autoscatto politico.
alcide degasperi
MARCO FOLLINI
Togliatti
PIERLUIGI BERSANI jpeg
Alessandro Siani Claudio Bisio in BENVENUTI AL NORD
MARCELLE PADOVANI MICHELE PROSPERO
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