DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1- BORSA: SPROFONDA FINMECCANICA (-5,04%)...
(AGI) - Sprofonda Finmeccanica a Piazza Affari. A circa due ore e mezza dall'avvio delle contrattazioni, il titolo del gruppo, coinvolto nell'inchiesta sulla controllata Selex e su Enav, cede il 5,04% a 3,05 euro (con un volume di scambi pari a oltre 454mila).
2- FINMECCANICA/ENAV: CODACONS SI COSTITUIRA' PARTE CIVILE...
ROMA (MF-DJ)--Il Codacons si costituira' parte civile nella vicenda giudiziaria che vede coinvolti i vertici Enav e il gruppo Finmeccanica, e offre assistenza legale agli azionisti della societa' che hanno subito pesantissime perdite in Borsa.
"Stiamo predisponendo sul nostro sito internet i moduli attraverso i quali chi possiede azioni Finmeccanica puo' costituirsi parte civile attraverso il Codacons e ottenere tutela legale in relazione ai pesanti danni subiti", spiega l'associazione. Il gruppo presenta infatti un forte indebitamento pari a oltre 4 miliardi, e le quotazioni del titolo in una sola settimana sono calate del 28%, con evidente danno per i piccoli azionisti, che risentono delle vicende giudiziarie che vedono coinvolta Finmeccanica.
3- NUOVI BOIARDI VECCHI VIZI IL RITORNO DELLA MAZZETTA NELL´ITALIA DELLA CORRUZIONE...
Alberto Statera per "la Repubblica"
Contanti, valigetta, mazzetta. Torna nelle inchieste giudiziarie il "classico" della Prima Repubblica. Torna per una volta alle origini un po´ naïf, la ben più sofisticata ed estesa corruzione sistemica che ha segnato per tre lustri l´Italia berlusconiana.
Poco più di un anno fa, mentre si rivelava in tutta la sua potenza il sistema di potere corrotto dei grandi appalti, dei miliardi pubblici dirottati nelle tasche private, delle nomine pilotate, dei favori massonici, del familismo amorale eretto a sistema di governo, c´era un signore, tale Tommaso Di Lernia, imprenditore, che recava in una valigetta 24 ore 200 mila e passa euro in contanti nei pressi di piazza di Spagna, nella sede dell´Udc di Casini. La consegnava al tesoriere del partito Giuseppe Naro. Solo un altro "mariuolo", come disse Craxi di Chiesa, spuntato nel nuovo millennio?
Dominus dell´operazione fu l´amministratore delegato di Enav, l´Ente nazionale assistenza al volo, Guido Pugliesi, mini-boiardo non dei più autorevoli, superstite della Prima Repubblica proprio perché piccolo e non troppo astuto, sopravvissuto così al cambio di regime che ha catapultato in prima fila gli scarti del cinquantennio democristiano. Tra quelli ancora benvoluti da Luigi Bisignani e da Marco Milanese, businessmen delle nomine dei manager pubblici, purché malleabili, ubbidienti e generalmente di poche pretese.
Questo Pugliesi nella Prima Repubblica portava la borsa a suo cognato Paolo Benzoni, amministratore della Sip. Vistosi perduto dopo Tangentopoli e all´albore del berlusconismo, si buttò - pensate - con Storace, che lo mise a dirigere l´ospedale San Camillo di Roma. Dai telefoni ai cateteri, per la serie: vinca la competenza. Poi, con l´Udc passato all´opposizione, Pugliesi, che pare non trascurasse di consultare il sempiterno luciferino Andreotti, trovò più naturali spazi nel risorgente centrismo. Spazi che andavano congruamente retribuiti per sperare di mantenere il posto.
Con i contanti. Old style diccì. Ma Pugliesi, testimone e pronubo della valigetta di banconote al partito di Casini, con la vecchia tecnica della mazzetta ormai sostituita dall´appartamento acquistato "ad insaputa" e dalla barca venduta al doppio del suo valore o all´affitto di seimila euro saldato in contanti dall´amico fatto onorevole, è poco più che una comparsa nel sistema di corruzione che ha fatto di Finmeccanica, che con l´Eni è il più grande gruppo pubblico d´Italia, la sentina del berlusconismo arrembante, fatto di ex fascisti affamati da decenni di potere e denaro, di ex democristiani ed ex socialisti in cerca di consulenze e di ricollocazione sotto il nuovo ombrello, generoso soprattutto con faccendieri, truffatori, lenoni e ricattatori. I personaggi che "Cesare" tratta con più disinvoltura.
«La fine delle preferenze ha ridotto la corruzione», ha detto ieri Berlusconi in un´intervista al "Corriere della Sera". Ma dove? L´uomo - ormai lo sappiamo - è fatto così, impermeabile alla verità , tetragono all´evidenza dei fatti. Fatti che, dopo diciotto anni, hanno decifrato anche gli osservatori più distratti. In principio fu la Protezione civile, l´uso smodato e senza controlli dei fondi della presidenza del Consiglio, gli appalti senza gara, gli aggiornamenti prezzi, le secretazioni, i Balducci, gli Anemone, gli affari personali dei dignitari berlusconiani.
Poi le filiere dei comitati d´affari si sono consolidate nelle cricche che nelle residue grandi aziende di Stato hanno trovato di che sfamare gli appetiti crescenti della torma di famigli. Non conveniva comprarli con le pur debordanti risorse personali, conveniva gratificarli con le risorse pubbliche. Non c´era per tutti (tutte) uno scranno senatoriale, un dicastero o un sottosegretariato, ma a chi negare una tangente Enav? A chi una consulenza Finmeccanica?
Premeva il ministro Matteoli, spingeva il plenipotenziario presidenziale Lavitola, e, giù giù, gli amici del sindaco Alemanno, come quel maneggione fascista Gennaro Mokbel, che alla Finmeccanica stava per scippare gratis un´azienda. Tutto sotto lo sguardo paterno del sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, che ancora pochi giorni fa, in questo paese senza memoria e spesso senza dignità , molti volevano presidente del Consiglio, sottosegretario del governo di emergenza del professor Monti e che alla Camera, novello eroe nazionale, ha ottenuto un´ovazione bipartisan persino più sentita di quella tributata al presidente Napolitano.
Non sapeva forse l´applausometro che il sottosegretario Letta è il grande protettore della centrale di scandali del berlusconismo che sta emergendo in Finmeccanica e negli enti cadetti o complici come l´Enav?
«Guarguaglini - ha detto qualche giorno fa Letta, dopo averne imposto in aprile la riconferma a presidente nonostante le inchieste su di lui e sulla sua consorte Marina Grossi, amministratrice di un´azienda del gruppo - ha fatto grande questa azienda nel mondo». Pare non la pensi proprio così il nuovo amministratore delegato Giuseppe Orsi, che ha trovato nel palazzo di Montegrappa un disastro contabile e morale. Cinquecento milioni di euro scivolati tra le pieghe dei bilanci, operazioni sconsiderate, un gruppo che se vuole salvarsi ha bisogno di vendere i rari gioielli di famiglia.
Orsi ha un vulnus non da poco: è stato designato dalla Lega di Bossi, tramite il leghista di complemento Giulio Tremonti. Ma sembra che nella partita mortale con Guarguaglini, un boiardo vecchio stile che fa rimpiangere i migliori di quelli della Prima Repubblica, non intenda accettare compromessi, nonostante la designazione politica che lo colloca oggi all´opposizione.
La sua partita è ora nelle mani del professor Monti e del suo governo di emergenza. Che, prima di imporre i nuovi sacrifici a tutti gli italiani, ha un modo per dimostrare che la musica cambia, nonostante le ovazioni che hanno fatto del sottosegretario Letta il nuovo Garibaldi dell´Italia deberlusconizzata. Rimuova domattina il presidente della Fimneccanica Guarguaglini, la sua signora Marina Grossi e in tre mesi di tempo, non un giorno di più, faccia svuotare la sentina affaristica del berlusconismo.
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