REBEKAH LA SQUALETTA - DOPO AVER CERCATO DI INSABBIARE LE PROVE DELLO SCANDALO, LA COCCA DI RUPERT MURDOCH BROOKS È STATA SVERGOGNATA IN DIRETTA TV “PER RAGIONI DI TRASPARENZA”: L’ACCUSA HA DECISO DI RENDERE PUBBLICI TUTTI I DETTAGLI DELLE IMPUTAZIONI CONTRO L’EX LADY TABLOID - I REATI CONTESTATI PORTANO AL CARCERE, DA UN MINIMO DI 10 MESI FINO ALL'ERGASTOLO - BROOKS: “INGIUSTO SPRECO DI DENARO PUBBLICO PER COLPIRMI”…

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Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"

La cocchina dello Squalo, Rebekah, era abituata a svegliarsi in ben altro modo al mattino presto nella sua sontuosa villa dell'Oxfordshire. Talvolta il marito Charlie la caricava sull'auto guidata dal fido Paul, l'autista, e insieme volavano all'aeroporto per imbarcarsi su un jet privato verso Venezia oppure andavano ad Ascot a seguire le corse dei cavalli.
Solo per il gusto di prendersi l'aperitivo in laguna e poi tornare per pranzo o cena nella loro residenza di campagna. Che vizi! Erano pure altri tempi, quando i primi ministri le baciavano la pantofola.

E invece, ieri mattina, l'ambiziosa Rebekah Wade sposata in seconde nozze Brooks (col primo marito era finita a botte, nel senso che lei suonava lui) ha dovuto raccogliere la fluente chioma riccioluta rossa per correre a un nuovo appuntamento con Scotland Yard che aveva da notificarle l'apertura formale del processo.

La capitolazione. Negli ultimi dodici mesi era già finita un paio di volte in manette per lo scandalo dei tabloid. Poche ore. Ma questa volta è stato un colpo al cuore. Il peggiore. Non se lo aspettava proprio, l'ex imperatrice (direttrice) del Sun e del domenicale News of the World, l'ex numero uno di News International, la prediletta di Rupert Murdoch, no non immaginava che quella specie di «sceriffo» di Keir Starmer (un avvocato), il capo del Crown Prosecution Service, la pubblica accusa, decidesse di rendere pubbliche le imputazioni contro di lei niente meno che in diretta televisiva «per ragioni di trasparenza» e perché tutti sapessero che cosa ha, o avrebbe, combinato Rebekah Brooks.

L'ha svergognata davanti alle telecamere. Dal paradiso all'inferno, dai premier ai secondini. Le bordate che le ha tirato addosso sono terribili: fra il 6 e il 19 luglio di un anno fa, mentre fingeva pentimento e lasciava gli incarichi nell'impero Murdoch, Rebekah ha nascosto e distrutto i documenti e le email sullo spionaggio compiuto dai giornali di proprietà dello Squalo, ha eliminato le prove sulla corruzione dei poliziotti per indurli a insabbiare, ha portato via i computer che conservavano le tracce di questi suoi «hobby». Ha cospirato.

L'implacabile numero uno del Crown Prosecution (uno che ha costretto il ministro dell'Energia a dimettersi per una questione di infrazioni stradali e di punti sulla patente) si è occupato personalmente di Rebekah. E ha voluto verificare le testimonianze e gli accertamenti eseguiti sul conto della signora da un pool di 172 investigatori (sulla vicenda la giustizia ha investito una cinquantina di milioni di sterline allo scopo di vederci chiaro). In conclusione ha pensato che il vaso era colmo: colmo di fango.

Probabilmente Keir Starmer ha incontrato qualche «gola profonda» che l'ha aiutato: altrimenti, come poteva stabilire con esattezza chirurgica quando Rebekah si era dedicata alla pulizia del materiale più scottante? Forse fra gli altri cinque imputati messi sulla graticola, con le stesse accuse, c'è la chiave. Di certo non ha parlato il marito Charlie, l'ex editorialista del Daily Telegraph compagno di cavalcate di David Cameron.

Qualcosa deve essere venuto fuori, invece, dall'autista Paul, dalla guardia del corpo Daryl, dal capo della sicurezza del gruppo Murdoch Mark Hanna e da un altro ex membro del suo staff. Molto più che dettagli di secondo piano. Rebekah è rimasta tramortita e irata ha tuonato contro chi ha osato attaccarla. «Spreco di denaro pubblico per colpirmi».

È un'arrampicatrice dal carattere insopportabile, a detta di chi l'ha frequentata, la quarantatreenne ex regina dei tabloid. Ha cominciato la carriera da spia (travestendosi da donna delle pulizie per andare a copiare nelle altre redazioni i titoli della concorrenza) e la conclude così, da cospiratrice. Era bravissima a coltivare i rapporti con la politica. Si spacciava per laburista con Tony Blair, poi si spacciava tory con l'amico David Cameron col quale ha avuto rapporti speciali.

Party, gite, brindisi, riunioni nelle quali si discuteva della scalata a BSkyB e pure delle inchieste sui tabloid. Rebekah, per conto di Murdoch, teneva tutti in pugno. Con il premier si scambiava messaggini. Cameron siglava con l'acronimo «LOL» («laugh out loud» per indicare una risata) che lui, ingenuo, credeva stesse per «Lots of Love». Affinità elettive e intrallazzi: mezzo governo al servizio del gruppo Murdoch e il gruppo Murdoch al servizio dei tory.

Il guaio di Rebekah (e di Cameron) è che sulla sua strada ha trovato uno «sceriffo»: Keir Starmer ha tutta l'intenzione di farla ballare, i reati che le contesta portano al carcere, da un minimo di 10 mesi fino all'ergastolo. La signora ha poco da strepitare.

 

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