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Marco Travaglio per "l'Espresso"
I lettori Luca Barazzuol, Roberto Benincasa ed Edoardo Rossi hanno scritto a "l'Espresso" contestando l'articolo di Marco Travaglio "L'Agnellino e i trofei dei prescritti" (Carta canta, n. 34). Obiettano che la Juve ha pagato per le sue colpe, l'Inter no. E che la vicenda doping non avrebbe attinenza con quella di Calciopoli. Ecco la risposta di Travaglio.
Al tifo, come al cuore, non si comanda
Una parte della tifoseria juventina continua a ritenere che la colpa della retrocessione e degli scudetti perduti dalla Juventus non è di chi commise gli illeciti, cioè di Moggi e di Giraudo (recentemente radiati dal mondo del calcio), ma di chi li ha scoperti e puniti. Al tifo, come al cuore, non si comanda. E quindi chi magari ha contestato il "così fan tutti" di Craxi e Berlusconi contro le inchieste di Tangentopoli lo copia pari pari per difendere l'amata Juventus dalle inchieste di Calciopoli. E persino dalla sentenza definitiva sul doping.
1) Se "la Juventus ha pagato e l'Inter no" è perché la Juventus è stata riconosciuta colpevole nel processo sportivo in base a intercettazioni inoppugnabili, infinitamente più gravi di quelle poi emerse sull'Inter. Che, non essendo state ritenute penalmente rilevanti dalla magistratura ordinaria, furono a suo tempo (colpevolmente) ignorate anche da quella sportiva.
Ora il procuratore Palazzi sostiene - come ho scritto nel mio articolo - che anche l'Inter ha infranto il codice sportivo, ma non può più essere processata perché nel frattempo è scattata la prescrizione. à l'opinione della pubblica accusa, non la sentenza definitiva. Che è largamente auspicabile per stabilire, in un regolare processo, se anche l'Inter abbia commesso illeciti oppure no. Per questo ho scritto: "Moratti non rinuncia alla prescrizione e sbaglia di grosso".
2) Condivido molte delle critiche alla Figc, ma non capisco perché vengano rivolte a me, che con la Figc non ho nulla a che fare e l'ho criticata aspramente mille volte.
3) Rammentare a "l'Espresso" o a me lo scandalo Telecom-Cipriani-Tavaroli è una barzelletta, visto che quello scandalo lo denunciò proprio "l'Espresso" ben prima che se ne occupasse la Procura di Milano, e anch'io me ne sono occupato un'infinità di volte.
4) Ho seguito dal primo all'ultimo giorno l'inchiesta di Guariniello e poi il processo sul doping alla Juventus, e ne ho mantenuto buona memoria. Dunque ricordo ai miei smemorati contestatori accecati dal tifo da stadio che la Juventus non fu processata per abuso di creatina (che pure fu abbondantemente accertato, con danni alla salute dei giocatori), ma perché nella farmacia dello spogliatoio della squadra furono sequestrati svariati farmaci proibiti dalla lista delle sostanze dopanti: proibiti tanto dal Coni quanto dall'Uefa e dal Cio.
La sentenza della Cassazione che dichiara colpevoli ma prescritti Giraudo e il dottor Agricola cita "i corticosteroidi, categoria cui appartengono le sostanze vietate" somministrate ai calciatori (peraltro sani) per potenziarne illegalmente le prestazioni e così alterare il risultato delle partite. Guariniello indagò su tutto il mondo del calcio, ma sostanze del genere non ne emersero a carico di nessun altro club (ci furono invece molti casi di singoli calciatori dopati per nandrolone, cocaina e simili).
Quanto alla presunta assoluzione della Juventus, citata dal lettore Benincasa, davanti al Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna, frettoloso ancor più della giustizia sportiva italiana, arrivò nel 2005, prima che la Cassazione accertasse gli illeciti di Agricola e Giraudo. E non era una sentenza, ma un "parere non vincolante" richiesto dal Coni.
5) Il processo sul doping e quello su Calciopoli hanno molto a che vedere l'un con l'altro: riguardano entrambi degli illeciti sportivi e penali commessi per truccare l'esito dei campionati, l'uno con sostanze chimiche, l'altro con condizionamenti arbitrali. Dunque confermo ciò che ho scritto: per essere credibile quando chiede all'Inter di rinunciare alla prescrizione e allo scudetto assegnatole nel 2006, la Juventus dovrebbe rinunciare ai trofei vinti negli anni del doping e finora conservati solo grazie alla provvidenziale prescrizione in Cassazione. Altrimenti abbia il buon gusto di tacere.
6) Spiacente di deludere il lettore Barazzuol, ma sono tifoso della Juventus fin da bambino e per una ventina d'anni l'ho seguita allo stadio di Torino quasi ogni domenica. Ho smesso ai tempi di Moggi, quando mi sono reso conto che la mia squadra non vinceva più sul campo, ma in farmacia e al telefono. Sono fatto così: se uno sconosciuto ruba, me ne infischio; se ruba un mio amico, m'incazzo.
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