A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE…
"Non è vero che Italia Viva sia inutile. Anche Matteo Renzi, nel suo piccolo, svolge una funzione vitale per l'ecosistema. Uno di quei lavori sporchi che qualcuno deve pur fare". Inizia così l'editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di mercoledì 30 ottobre, e dalla premessa è facile intuire che oggi il direttore abbia scelto di tornare a sparare su uno dei suoi bersagli prediletti, il leader di Italia Viva.
MARCO TRAVAGLIO CON CARTA IGIENICA GRIFFATA RENZI
In maniera sostanzialmente gratuita, il direttore accusa l'ex rottamatore di attrarre tutti i soggetti loschi della politica, favorendo indirettamente il Partito Democratico, che senza di lui sarebbe più pulito, addirittura rigenerato. Argomento, quest'ultimo, che serve a Travaglio per sostenere la bontà del patto grillino coi nazareni, che lui invocava da mesi (e in Umbria, i risultati si sono visti...). Secondo Marco Manetta, in Iv starebbero convergendo "inquisiti, imputati, pregiudicati, ex galeotti, prescritti, lobbisti, portatori di conflitti d'interessi, voltagabbana, impresentabili di varia natura, sui quali Renzi esercita un'attrazione fatale".
Per Travaglio, insomma Renzi svolge "uno di quei lavori sporchi che qualcuno deve pur fare", ovvero "si dedica alacremente al riciclaggio dei rottami. Sta alla malapolitica come la cozza sta alle acque marce - picchia duro -. Anche il mollusco di Rignano sull'Arno, infatti, beve l'acqua sporca e la rimette in circolo depurata, trattenendo nei propri tessuti le schifezze". È di manica larga, il direttore: ha un insulto per tutti.
MATTEO RENZI CORRE A CENTRAL PARK
Il direttore de Il Fatto è poi tornato sul voto in Umbria: "Renzi attribuisce la debacle non a Catiuscia&C. (Marini, ex governatrice della Regione che sarebbe pronta a passare con Iv, ndr), ma alla foto di Conte, Di Maio, Zinga e Speranza, tutti vergognosamente incensurati". Insomma, il direttore e capo-ultrà M5s, piuttosto che leccarsi le ferite dopo l'inequivocabile verdetto umbro, preferisce spostare l'attenzione sul "nemico": oggi Renzi, ieri Salvini, prima ancora Berlusconi.
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