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IL RISVEGLIO DELLA CATTO-FORZA - LA CEI ABBRACCIA IL “FAMILY DAY” E 30 CATTOLICI DEL PD LE VANNO DIETRO: “VIA LA STEPCHILD ADOPTION DAL DDL CIRINNÀ” - E SE I PIDDINI SI SPACCANO E SENZA I 36 CENTRISTI DI ALFANO, A PALAZZO MADAMA POTREBBERO NON BASTARE I VOTI 5STELLE

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Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

 

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«Non laceriamo il Paese». «Dotiamoci di uno spirito largo e di uno sguardo lungo». È successo quello che Matteo Renzi e il Partito democratico volevano a tutti i costi evitare: che nella trattativa complessa e delicata sulle unioni civili, a pochi giorni dall’arrivo in aula della legge, una delle anime del Pd ponesse delle condizioni sul riconoscimento dei diritti delle coppie gay.

 

Si muove infatti l’ala cattolica e stavolta mette nero su bianco il suo “manifesto” per modificare profondamente il disegno di legge Cirinnà, a partire dal tema più spinoso della stepchild adoption. Nel testo si scrive chiaramente che questa norma va stralciata e «rinviata ad una riforma più organica degli istituti paragenitoriali».

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Adesso i sostenitori delle unioni civili e dell’adozione vivranno l’iniziativa di un gruppo di cattolici, che alla Camera hanno già raggiunto le 30 firme, come una sfida diretta. Le posizioni possono irrigidirsi e il breve slittamento di due giorni (al Senato la proposta arriva il 28 anzichè il 26) potrebbe non bastare per sanare la frattura, sebbene nel “manifesto” si confermi la volonta del dialogo, di «uno spirito unitario » e si riconosca, anche in chiave autocritica, che «l’intervento legislativo è doveroso per mettere fine ai troppi ritardi e rinvii accumulatisi nel tempo».

 

La “nota” è promossa da Alfredo Bazoli, che rappresenta i cattolici al tavolo del Pd, e da Ernesto Preziosi, ex vicepresidente dell’Azione cattolica. Tra i 30 firmatari ci sono fedeli (Teresa Guccione) e laici. Per esempio, il siciliano Franco Ribaudo, ex comunista ed ex dirigente della Cgil. Ma alcuni rifletteranno nella notte e anche il bersaniano Andrea Giorgis, costituzionalista, esprime qualche dubbio giuridico sulla stepchild. Naturalmente nell’elenco, che sarà diffuso oggi, compaiono molti renziani, così come tra i 25-30 senatori che hanno preparato un emendamento per l’affido rafforzato. Il testo dei deputati serve a consolidare la posizione dei contrari a Palazzo Madama.

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Cosa chiedono i cattolici? Una «riformulazione più coerente degli articoli 2, 3 e 4» per evitare «pedissequi» richiami al codice civile sul matrimonio, cioè un’equiparazione. Le unioni civili devono essere ben distinte dalle nozze. Un riferimento in premessa all’articolo 2 della Costituzione. Ovvero: alle coppie gay sono riconosciuti i diritti personali ma non quelli degli sposati. Infine, lo stralcio dell’adozione oppure la sua «sostituzione» con soluzioni «che garantiscano la piena tutela dei minori». Il punto è non «legittimare o incentivare» l’utero in affitto che nel manifesto viene definito un «comportamento gravemente antigiuridico ».

 

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Non è un ultimatum, ma ci sono passaggi che hanno il tono dell’appello finale: «È dovere del legislatore farsi carico dell’obiettivo di non lacerare il Paese e di evitare che le leggi sui diritti civili subiscano cambiamenti ad ogni avvicendamento delle maggioranze politiche».

Può darsi che il “manifesto” serva, come dice Walter Verini, a piantare delle «bandierine» facilmente superabili.

 

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Può forse accelerare l’ipotesi di una mediazione conclusiva per non arrivare al Senato in ordine sparso. Se lo augura la cattolica Flavia Nardelli che non ha voluto firmare il documento proprio per scongiurare nuove guerre ideologiche. Ma i numeri sono molto fragili per i tifosi del ddl Cirinnà e in queste stesse ore si riuniscono i parlamentari che organizzano il Family day di Piazza San Giovanni il 30 gennaio. Ieri erano circa 60, di Ncd, Lega, Forza Italia, Udc e con la presenza di alcuni grillini. Senza 30 dem e senza i 36 centristi di Alfano, a Palazzo Madama, potrebbero non bastare nemmeno i 5stelle per superare l’ostacolo dei molti voti segreti, in particolare sulla stepchild adoption.

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A Palazzo Chigi non è ancora cominciato l’esame dei numeri, che verrà affidato al solito a Luca Lotti, ma si fa strada l’idea che l’unico modo per portare il Pd e la maggioranza compatti in aula sia lo stralcio delle adozioni con l’impegno a non buttare la palla in tribuna ma ad attivare subito la legge sulle adozioni. Del resto anche i verdiniani so- no divisi. Denis Verdini è favorevole alle adozioni (e motivando la sua scelta usa spesso l’immagine di un improbabile coppia tra lui e un suo collaboratore), ma D’Anna ha annunciato il no.

 

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«L’importante è portare a casa le unioni civili, è il vero risultato », dicono i renziani più vicini al premier. Ma al Senato è partita una rivolta rispetto all’ipotesi dello stralcio. «Tornare indietro mette a rischio la tenuta del Pd e l’approvazione della legge. Ok la libertà di coscienza ma niente stravolgimenti», avverte il giovane turco Francesco Verducci. Per Preziosi invece è «in gioco l’identità plurale del Pd». Due visioni diverse non solo sui diritti ma sul partito.

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