DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
AMEDEO LA MATTINA, ILARIO LOMBARDO per la Stampa
Sente odore di continuità, Matteo Salvini. Come se a parlare non fosse il ministro dell' Economia del cosiddetto «governo del cambiamento», ma ancora Pier Carlo Padoan.
«Sembra quasi che non creda troppo al contratto» confida il vicepremier leghista dopo aver ascoltato le parole di Giovanni Tria in aula sul Documento di programmazione economica e finanziaria. Un sospetto che permea le dichiarazioni, più trattenute, del ministro dell' Interno rilasciate dopo le votazioni sul Def in Senato. «Vogliamo rispettare le regole non infrangerle, rimettendo però al centro la crescita.
Siamo al governo da 15 giorni, l' importante sarà dire che non si aumenta l' Iva». Per ora. È una questione di tempo, per Salvini. Va bene bloccare le clausole di salvaguardia per l' autunno. Dopotutto il Def è stato ereditato e i margini di movimento non sono troppi.
Ma dopo? «Il confronto sarà a settembre-ottobre quando ci sarà la prima manovra economica di questo governo. In quella sede parleremo di tutto quel che è previsto dal contratto». La ciccia vera sarà nella finanziaria, promette, o spera, il leader del Carroccio. Sarà quello il veicolo della rivoluzione economica che dovrà accontentare i due azionisti della maggioranza a partire dai primi mesi del 2019.
Delusione leghista Inta nto, suona un po' come una beffa che sia proprio il suo predecessore, Padoan, a plaudire al monito di Tria contro il debito. In fondo il ministro non ha obblighi di partito, e certo né la Lega né il M5S hanno avuto modo di approfondirne la conoscenza prima di sceglierlo come il ministro più importante del governo. Il suo nome è stato pescato in tutta fretta dall' università, come compromesso su Paolo Savona, declassato agli Affari europei.
E forse i leghisti hanno cominciato a capire che non sarà facile controllarlo. «È giusto tenere d' occhio i conti pubblici ma è altrettanto indispensabile sapere che senza flessibilità è difficile poter mettere a segno le misure che vogliamo» risponde Armando Siri, il teorico della flat tax leghista e oggi sottosegretario alle Infrastrutture. «Meglio essere chiari con l' Europa. Dobbiamo aumentare il Pil stimolando i consumi, se aumenta il Pil diminuisce il rapporto con il debito e aumentano la base imponibile e le entrate tributarie.
Dobbiamo avere fiducia di poter guarire rimettendo in moto il sistema dell' economia ».
Il sostegno tattico dei 5 Stelle Diversa invece l' impressione avuta dai 5 Stelle, incoraggiati dai diversi riferimenti concessi da Tria ai capitoli più grillini del programma economico di governo. Per dire: il ministro non cita la flat tax ma parla genericamente della necessità di una riduzione e semplificazione fiscale. Una formula più anemica della tassa piatta sulla quale Salvini, spinto dal suo teorico Siri, ha combattuto la campagna elettorale. Il reddito di cittadinanza lo cita, invece. Non solo: lo definisce «centrale per garantire la stabilità sociale». Musica per le orecchie dei grillini che incassano anche altri due spot per la loro parte di contratto: gli investimenti da calcolare fuori dal deficit e la rimozione degli ostacoli burocratici indotti dal Codice degli appalti.
E infatti: «Il ministro ha fatto il discorso che doveva fare in questa occasione. E a noi va benissimo» spiega Alessio Villarosa, deputato grillino alla seconda legislatura e sottosegretario al Mef. «E' sulla nostra stessa linea» conferma Laura Castelli, l' altra sottosegretaria del M5S all' Economia. Quello dei 5 Stelle sembra però un ottimismo un po' di maniera perché le parole di Tria in un certo senso costringono anche loro a un bagno di realtà. E nella sostanza, l' avvertimento sul debito riduce a un songo anche il reddito di cittadinanza.
Per il momento, tatticamente sarà più semplice l' adesione del M5S al nuovo paradigma economico del ministro, un mix di flessibilità da strappare in sede Ue e prudenza sui conti. Un equilibrio da perseguire attraverso un cambio della «governance» europea. Sono gli stessi termini e gli stessi obiettivi del premier Conte e del ministro Luigi Di Maio, più ponderati nelle ricette da offrire e sensibili al richiamo alle «adeguate coperture». È anche vero che sul breve termine, sul lato dell' impegno economico, in vista del reddito di cittadinanza, la riforma dei centri per l' impiego dovrebbe costare solo pochi miliardi. Decisamente di più servirà per la flat tax. E Tria questo lo sa chiaramente.
giovanni tria e claudio borghi
Ma è una cautela che non convince Siri, per il quale era e resta fondamentale: «Credo che le cose più corpose saranno rinviate alla nota di aggiornamento che ci sarà ad ottobre e poi ai provvedimenti molto attesi dai cittadini come la pace fiscale e la Flat Tax che seguiranno un loro percorso legislativo. Entrambi i provvedimenti vanno affrontati con coraggio, senza timidezze perché altrimenti è come prendere l' antibiotico per soli 3 giorni anziché 8. Se si sbaglia la posologia per guarire bisogna poi aumentare le dosi» .
giovanni tria e signoraGIOVANNI TRIAmatteo salvini armando siri
ARMANDO SIRI GIUSEPPE CONTEGIOVANNI TRIA CON NAPOLITANOGIOVANNI TRIAGIOVANNI TRIA
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