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SPARARE SULLA CROCE ROSSA (PER SPARARE SU TRIA) - IL MINISTRO DIFENDE A SPADA TRATTA IL SUO CAPO DI GABINETTO GAROFOLI (CHE MINACCIAVA DIMISSIONI) SUI 10 MILIONI IN PIÙ DA DESTINARE ALLA CROCE ROSSA INFILATI NELLA MANOVRA - MA LA NOTA NON BASTA: OGGI IL M5S RIBADISCE CHE LA MINISTRA GRILLO NON C'ENTRA E CHE VUOLE SAPERE DI CHI È LA ''MANINA''
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
«Se ne deve andare. Non ha chiarito nulla». I vertici dei 5 Stelle attaccano Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministro Giovanni Tria. La cui poltrona torna a ballare. La vicenda, rivelata ieri dal Fatto Quotidiano, riguarda un codicillo con «disposizioni urgenti» a favore della Croce Rossa che sarebbe «spuntato» nella manovra.
Ad accorgersi di questa aggiunta, sarebbe stato il premier in persona, Giuseppe Conte. Il quale, nel preconsiglio, si sarebbe imbattuto in due commi dell' articolo 23 che spostano in direzione Croce Rossa 84 milioni in tre anni.
Un accigliato Conte avrebbe esclamato: «Scusate, cos' è questo?».
Dopo una rapida indagine, i 5 Stelle hanno trovato il colpevole: i tecnici Mef, in particolare Garofoli. Ma Tria non ci sta e lo difende, smentendo «categoricamente» che la norma sulla Croce Rossa Italiana proposta dal Mef per il decreto fiscale, poi stralciata, prevedesse un aumento di risorse per l' ente in liquidazione: «Si trattava di una disposizione di tutela dei lavoratori, senza la quale non è possibile provvedere al pagamento del loro Tfr», spiega il ministero.
«La norma proposta, e sollecitata da tempo dallo stesso ministero della Salute e dal Commissario liquidatore - dice il ministro - forniva il chiarimento per sbloccare l' assegnazione di risorse già previste dalla legge. Solo il completamento della ripartizione dei 117 milioni assegnati dalla legge per le esigenze della Croce Rossa italiana. È quindi del tutto privo di fondamento e irrazionale l' attacco rivolto al capo di gabinetto del Mef, Roberto Garofoli, e al Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco». Sulla stessa linea i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa, che smentiscono «manine». Non è il primo attacco contro i tecnici del Tesoro. A metterci la faccia è la deputata Iolanda Di Stasio: «Garofoli, chiarisca subito o si dimetta».
annalisa chirico patrizia ravaioli
Dopo la replica di Tria, i 5 Stelle insistono: «Ora sta al ministro spiegare». Anche perché, al ministero della Salute, fanno sapere di non aver fatto alcuna sollecitazione.
(ANSA) - "Sul caso Garofoli e l'emendamento 'manina' chiedo al ministro Tria di chiarire la paternità del provvedimento contestato. Il Ministro ha parlato di 'proposta' ma non si è capito da chi arriva questa proposta e perché il Ministro competente ed il nostro Premier Giuseppe Conte non ne sapessero niente.
Se il nostro attacco è privo di fondamento, come Tria lo ha definito, perché Movimento 5 Stelle e Lega si sono ritrovati a discutere di qualcosa di cui non sapevano nulla? Il capo di gabinetto del Mef Garofoli non può non conoscere i dettagli che abbiamo richiesto e ci sembra legittimo avere delle risposte chiarificatrici affinché episodi come questi, probabilmente prassi di un passato anche recente, non si verifichino più". Lo dichiara il capogruppo M5S alla Camera Francesco D'Uva.
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