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Giovanna Casadio per “la Repubblica”
Per Renzi è «una bufala» dire che domenica prossima si vota sulle fonti di energia rinnovabili. Il referendum sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa, voluto da nove Regioni, sette delle quali a guida dem, va circoscritto a una questione di durata.
«Non c’è nessun referendum sulle trivelle. Non c’è una sola trivella in discussione: solo la scelta se continuare a estrarre carbone e gas fino all’esaurimento del giacimento senza sprecare ciò che già stiamo utilizzando, oppure fermarsi a metà alla scadenza della concessione», insiste il premier che ha invitato all’astensione così come la maggioranza del Pd. «Magistrale», quindi, la posizione di Giorgio Napolitano, secondo Renzi.
In un’intervista ieri a Repubblica, il presidente emerito dà piena legittimità all’astensione, al contrario di quanto sostenuto dal presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi che ha invitato a votare al referendum poiché il voto è diritto/dovere di cittadinanza. S’infiamma il fronte No-Triv, che vuole si voti - e si voti sì - così da raggiungere il quorum del 50% più uno degli elettori, e attacca Napolitano e l’assist fornito a Renzi.
Ma non sono solo i 5Stelle, Sinistra Italiana e le associazioni ambientaliste a salire sulle barricate. È la sinistra del Pd a essere «sconcertata». Anche dispiaciuta. Poiché da Bersani a Roberto Speranza, da Prodi a Gianni Cuperlo, da Nico Stumpo a Massimo D’Alema, Miguel Gotor, Franco Monaco, Rosy Bindi, la minoranza dem critica aspramente l’indicazione di boicottare il referendum. Poi ciascuno farà la sua scelta, tanto che Bersani, Prodi e D’Alema hanno annunciato il loro No.
«Mattarella va a votare, il presidente della Consulta ha invitato a farlo, non commento certo il presidente emerito Napolitano a cui sono legato da una personale amicizia», dice Speranza. Ma rincara sulla scommessa del sì per stoppare le trivelle: «È inaccettabile che il premier faccia il capo del partito dell’astensione. Pd non significa partecipazione dal basso?».
Gianni Cuperloe bersani article
D’altra parte mai un referendum che «per la prima volta è stato chiesto da un gruppo di Regioni» (fa notare Cuperlo) ha creato tanti “separati in casa”. Non solo tra chi nello stesso partito andrà e chi non andrà a votare, ma anche tra chi vota sì e chi no. Fra i centristi ad esempio, Lorenzo Cesa invita a votare sì («Votiamo Si per rispondere al richiamo del Papa »), mentre Pier Ferdinando Casini si asterrà.
I 5Stelle, saldamente dentro il fronte anti trivelle, s’indignano. «Napolitano è entrato in Parlamento l’anno della morte di Stalin nel 1953, se lui invita all’astensione è una ragione in più per andare a votare. Avevamo visto giusto su di lui», afferma Di Battista. Ironizza Pippo Civati, leader di Possibile: «Andiamo a votare e di buon’ora per battere Napolitano». Brunetta (Fi): «Renzi (premier) e Napolitano (ex capo dello Stato)tifano astensione. Magistrale spudoratezza fuori dalla Costituzione. L’Italia perbene andrà a votare».
Nel rush finale scende in campo Adriano Celentano che posta sul suo blog: «Ragaz-zi!!!! Chiunque voi siate, domenica 17 aprile, fermate il tempo delle preoccupazioni e concentratevi su quella più imminente, ossia sul voto contro le trivelle, che non dovrà essere che un trionfale sì». Fitto calendario di manifestazioni in tutte le regioni. Quasi tutto il governo seguirà la linea dell’astensione indicata dal premier. Che la giudica «del tutto legittima» e avverte: «Con il sì si perdono 11 mila posti di lavoro». La minoranza dem punta almeno al 33% di elettori.
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