DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per "la Repubblica"
VOLODYMYR ZELENSKY E MARK RUTTE
«Trump ci chiede cosa può dare l’Europa per la pace in Ucraina». Nel vertice ristretto organizzato a Bruxelles dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, è stata questa la domanda fondamentale posta a tutti i presenti. Perché il negoziato con Mosca dal prossimo gennaio potrebbe subire una svolta. E serve un “piano”. Un “piano” per garantire la pace.
Intorno al tavolo, nella residenza privata del capo dell’Alleanza atlantica, si sono allora seduti i leader di Italia, Germania, Polonia, Francia, Olanda e Danimarca e inevitabilmente la discussione è caduta sulla possibilità che gli europei organizzino e gestiscano una eventuale “forza di interposizione”. Non da soli.
Perché serviranno come minimo 40 mila uomini e prevedibilmente circa 150 mila. Ma ci sarà bisogno dell’aiuto di altri partner: in primo luogo la Turchia. Sapendo per di più che la missione non potrà avere il ”cappello” della Nato e molto probabilmente non avrà quello dell’Onu. Le “insegne” più neutre agli del Cremlino sono quelle dell’Ue.
Il compito di tracciare le prime linee della trattativa se l’è dunque assunto Rutte. Che ha ricevuto una sorta di mandato ufficioso da Donald Trump. [...]
Il Segretario generale della Nato ha quindi colto l’occasione dell’appuntamento già fissato con il presidente ucraino Zelensky per allargare il giro delle consultazioni. Sentendo telefonicamente anche il francese Macron e il britannico Starmer. Con l’obiettivo, appunto, di tornare nel giro di poche settimane negli States per riferire a Trump. E illustrare quali possano essere le intenzioni e le disponibilità europee.
Ursula von der leyen – Recep Tayyip Erdogan
Che qualcosa stia cambiando sullo scenario ucraino, del resto, lo si era capito già ieri mattina con le parole di Zelensky: ha ammesso che Crimea e Donbass non sono più riconquistabili. Una premessa indispensabile per “congelare” lo status quo. E arrivare ad una sorta di “frozen conflict” sul modello coreano. Una prospettiva che Zelensky ha iniziato a valutare per due motivi: il pressing trumpiano e le difficoltà politiche interne al suo Paese.
Nella discussione di ieri sera, allora, sono stati discussi due dati. Il primo è economico: il supporto dell’Ue all’Ucraina non verrà interrotto. L’ultimo finanziamento viene considerato sufficiente per affrontare tutte o quasi le esigenze di Kiev fino al prossimo autunno. E continuerà.
giorgia meloni mark rutte volodymyr zelensky vertice nato di vilnius
Il secondo aspetto è bellico. Riguarda, appunto, il mantenimento in sicurezza dell’eventuale cessate il fuoco. Il presidente americano eletto ha fatto sapere informalmente che giudica questa operazione un compito degli alleati geograficamente più vicini all’area del conflitto. In sostanza all’Ue. Ma non si tratta di una questione di poco conto.
Il confine russo-ucrano da presidiare, infatti, sarebbe non inferiore a 900 chilometri: quasi come tutta l’Italia. Uno spazio simile avrebbe bisogno di almeno 150 mila uomini. Se la tregua comportasse necessità inferiori comunque il contingente di pace non potrebbe scendere sotto i 40-50 mila soldati.
donald trump e mark rutte a Palm Beach
Una cifra insostenibile per i soli eserciti del Vecchio Continente. [...] Per questo è stato valutato l’apporto delle truppe di un altro alleato Nato: la Turchia. Lo stesso Trump aveva lodato il ruolo di Ankara: nella caduta di Assad in Siria e nell’indebolimento della Russia in quell’area che ha rafforzato l’autorevolezza di Erdogan agli occhi della nuova amministrazione di Washington. Non solo. La formazione di un forza euro- turca sigillerebbe il nuovo equilibrio tanto caro al presidente turco. [...]
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