DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Paolo Mastrolilli per la Stampa
Se anche Boris Johnson abbandona Donald Trump, vuol dire che sull' accordo nucleare con l' Iran la Casa Bianca è davvero isolata. Fonti dell' amministrazione Usa, però, hanno anticipato all' agenzia «Ap» che oggi il presidente ripeterà le sue critiche all' intesa, imporrà nuove misure bilaterali contro Teheran legate ad altre questioni, ma non ristabilirà le sanzioni esistenti prima della trattativa, perché questo significherebbe la fine del Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) negoziato da Obama.
L' accordo nucleare non è mai stato ratificato dal Congresso come un trattato, ma ufficializzato sul piano legale attraverso una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell' Onu. Il Congresso Usa però ha riaffermato la sua rilevanza sulla materia attraverso l' Iran Nuclear Agreement Review Act (Inara), che obbliga il capo della Casa Bianca a certificare ogni 120 giorni il rispetto dell' intesa.
Ad ottobre Trump aveva dichiarato che Teheran stava violando lo spirito del Jcpoa, attraverso azioni come i test missilistici, il sostegno del terrorismo, e il supporto di Hezbollah al regime siriano di Assad. Il presidente però aveva evitato di uscire formalmente dall' accordo e reimporre le sanzioni. Oggi scade nuovamente il termine dei 120 giorni e, in vista di questo appuntamento, la responsabile della politica estera della Ue Federica Mogherini ha riunito a Bruxelles i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia, Germania e Iran.
Alla fine tutti hanno convenuto sul fatto che l' accordo sta svolgendo la sua funzione, cioè impedire la costruzione dall' atomica nella Repubblica islamica, ma il più pungente è stato proprio il rappresentante di Londra: «Noi - ha detto Johnson - pensiamo che l' intesa sia un considerevole risultato diplomatico. Non credo che qualcuno abbia avanzato un' idea migliore. Io ritengo che chi si oppone al Jcpoa abbia la responsabilità di presentare una soluzione più efficace, perché finora non l' abbiamo vista».
Il ministro britannico non ha citato direttamente Trump, ma è chiaro a chi si riferisse, e questa presa di posizione arriva sullo sfondo di tensioni crescenti tra i due alleati, che finora hanno bloccato la visita del presidente Usa in Gran Bretagna.
Il capo della Casa Bianca vorrebbe uscire dall' accordo, in linea con le obiezioni avanzate anche da Israele, e le proteste iraniane dei giorni scorsi lo hanno incoraggiato a farlo; il segretario di Stato Tillerson, quello alla Difesa Mattis, e il consigliere per la Sicurezza nazionale McMaster ritengono che convenga salvarlo.
Quindi hanno proposto questo compromesso: Trump oggi boccerà ancora il Jcpoa, e forse imporrà nuove penalità per punire i test missilistici e le altre violazioni del suo spirito. Per altri 120 giorni, però, non ristabilirà le misure esistenti prima dell' intesa, ad esempio contro la banca centrale di Teheran, per non ucciderla. Nel frattempo il Congresso lavorerà ad un inasprimento dell' Inara, per garantire che le sanzioni tornino in vigore automaticamente, se l' Iran violasse l' accordo, impedisse le ispezioni dell' Aiea, o facesse test missilistici e altre provocazioni. Trump, però, può cambiare idea fino all' ultimo.
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