DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Guido Olimpio per Corriere.it
La crisi nord coreana si muove in parallelo con quella siriana. E Donald Trump, come ampiamente annunciato, fa le sue mosse. Il Pentagono ha ordinato al gruppo d’attacco guidato dalla portaerei Carl Vinson di dirigersi verso il Pacifico occidentale. La formazione, composta da numerose unità di scorta, si trovava nell’area di Singapore.
Lo spostamento è collegato al rialzo della tensione con il regime di Pyongyang: molti analisti non escludono che lo stato asiatico possa condurre un nuovo test nucleare.
La telefonata con il premier giapponese
Insieme all’annuncio sulla Vinson, fonti ufficiali hanno rivelato che il presidente Usa ha avuto un colloquio telefonico di 40 minuti con il premier nipponico Abe. Tokio segue con grande preoccupazione gli sviluppi lungo la penisola e si sente esposta a possibili provocazioni.
Diverse opzioni
La Casa Bianca e la difesa stanno esaminando diverse risposte da adottare nei confronti della Corea del Nord. Ed è interessante che siano state fatte trapelare, un modo per ammonire il nemico, un messaggio rafforzato dal lancio di missili contro una base siriana.
La rete Nbc ha sostenuto che sono state formulate numerose opzioni. 1) Gli Usa potrebbero trasferire bombe nucleari in Corea del Sud, forse nella base di Osan, a circa 70 chilometri a sud di Seul. Gli ordigni sono stati rimossi dal paese alleato 25 anni fa e il loro «ritorno» potrebbe indicare a Kim la determinazione americana nella difesa degli alleati.
2) Esercitazioni con bombardieri strategici basati nell’isola di Guam, simulando attacchi contro il Nord.
3) Azioni di target killing per eliminare alti dirigenti del regime, ufficiali coinvolti nei progetti di riarmo.
Un piano che potrebbe includere anche l’uccisione del leader. Anche se questa carta pare più psicologica che reale.
4) Sabotaggi condotti da forze speciali sud coreane e statunitensi, magari in appoggio ad attività di guerra cyber.
Il confronto in Asia
Gli strateghi hanno elaborato anche altre ipotesi — alcune subito abbandonate – per dare al presidente flessibilità e gradazione nel caso sia costretto a reagire. Le indiscrezioni, unite alle dichiarazioni piuttosto dure dello stesso Trump e del segretario di Stato Tillerson, servono ad accentuare la pressione su Pyongyang che, tuttavia, ha replicato a tono. Il regime ha definito l’attacco in Siria una «inaccettabile invasione» che dimostra «quanto sia stata giusta la scelta di sviluppare un arsenale nucleare».
DONALD TRUMP INCONTRA SHINZO ABE
Insomma, come previsto da molti osservatori, il confronto in Asia può raggiungere livelli allarmanti. Anche perché la Casa Bianca, punendo il siriano Assad, ha fatto capire che alle parole seguono i fatti.
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